Imparare e crescere un mese in Guatemala

Sono stata un mese in Guatemala ed ho RESPIRATO talmente tante cose che per riordinarle nella mia testa ci è voluto almeno un altro mese.

Sono partita con lo scopo principale di raccogliere materiale per la mia tesi di laurea… Sto per laurearmi in architettura e ho deciso di presentare come tema della tesi la costruzione di una scuola in un paese in via di sviluppo.

A San Benito la comunità salesiana sta costruendo un centro giovanile, 7 ettari di OPPORTUNITA’ , per ragazzi, donne, uomini e bambini. Una opportunità che si traduce in spazi per giocare, pregare e soprattutto per imparare e crescere.

Sì, IMPARARE e CRESCERE. La stessa opportunità che l’esperienza in Guatemala ha dato a me.

Quindi ricapitolando, sono stata un mese nel Petèn per raccogliere materiale per la mia tesi, e ritorno a casa con 2500 fotografie, cartine, appunti, schizzi, disegni…e un cuore pieno. Ho imparato e sono cresciuta.

VEDERE i sorrisi e gli occhi luminosi di persone che hanno una vita difficile, SENTIRE il coraggio delle donne di andare ancora avanti, TOCCARE tutto ciò che la comunità salesiana ha costruito per questa popolazione.

Tutto questo mi ha regalato un pezzetto in più, che custodisco dentro di me. Attività, giochi, preghiere, semplici chiacchierate in uno spagnolo pessimo (il mio), sono state come delle impronte lasciate sul mio cuore, che posso ripercorrere ogni volta che ne sento il bisogno, e che ogni volta mi riportano lì, a rivedere i sorrisi, a risentire gli abbracci e a toccare una realtà diversa.

La diversità di questo posto sta proprio nella diversità. Quella estrema. Qui c’è il ricco egoista e il povero generoso. Non esiste una classe media. C’è il centro commerciale e la casa in lamiera senza elettricità e acqua. Non c’è la famiglia, ma c’è l’uomo e c’è la donna. C’è l’uomo che spesso va via, lascia la donna e i figli, c’è l’uomo che non permette alla donna di andare a messa, o c’è l’uomo che in chiesa si siede a sinistra, e la donna a destra. Tutta questa diversità in un mese diventa abitudine. E ti chiedi perché.

Poi torni, e c’è quella strana sensazione di aver lasciato qualcosa di importante. Ma è troppo tardi perché l’aereo sta per partire e ti aspettano 25 ore di viaggio, quindi spegni la mente e cerchi di dormire.

Ti svegli e cerchi disperatamente quel pezzetto che ti manca e che hai lasciato lì. Come se non avessi più tra le mani quella cosa che ti CALMAVA il cuore. Allora ti metti a riguardare quelle fotografie che hai fatto con i tuoi stessi occhi, e rivedi l’abbraccio di una donna, lo sguardo di un bambino, l’affetto e le parole di chi ha condiviso la casa con te.

E allora capisci che quella cosa che ti manca è il TEMPO, ma non il tempo che non hai più….il tempo che hai regalato. E che ti ha riempito il cuore.

Noi, che siamo abituati ad essere inghiottiti dalla quotidianità, dalle abitudini, dal volere sempre di più. A volte ci dimentichiamo dell’immediatezza e della bellezza di regalare un pò del nostro tempo. Quel tempo che non torna indietro, che non hai più, ma che si trasforma in qualcosa di più prezioso.

Diventa l’amore, diventa l’abbraccio di una donna, lo sguardo di un bambino, l’affetto di chi ha condiviso la casa con te.

Diventa tornare da un viaggio di studio con il cuore pieno.

Diventa imparare e crescere. 

Riporto la testimonianza di Chiara Ludovici del mese che ha passato con noi a Novembre.

un saluto a tutti

Don Giampiero