Buona Pasqua!!! ricordati che devi risorgere

 RICORDATI CHE RISORGERAI

Pasqua quell’anno cadeva in una data più consueta.
Andrea giunse alla chiesa parrocchiale con largo anticipo. Il paese era ancora semideserto.
Non ebbe difficoltà a individuare la grande chiesa. Entrò nella sagrestia.
Scorse subito l’amico che era andato a trovare ed ebbe tutto il tempo di salutarlo con calore.
Era diverso tempo che non lo vedeva, perché era andato all’estero per motivi di studio
Era tornato da poco in Italia per aiutare il vecchio parroco di un grosso paese della bassa padana. Parlarono un poco di studi biblici, argomento che li accomunava pur nella diversità dei rispettivi interessi e occupazioni.
Arrivò anche il parroco e cominciò a scrutarli: l’inattesa irruzione in sacrestia non gli piacque molto.
Nei suoi occhi era facile scorgere una muta domanda: chi è mai costui? Di che parlano?
Andrea si presentò; dopo pochi convenevoli, il vecchio prete lo volle mettere alla prova imponendogli di servir messa. A quell’ora mattutina non c’erano ragazzi a portata di mano. Era evidente che si trattava di un esame; se avesse declinato l’invito sarebbe passato immediatamente nel registro dei sospetti.
Andrea aveva alle spalle una lunga carriera da chierichetto. Se la cavò bene, fu persino in grado di far risuonare, durante l’elevazione, il campanello, prassi da molte parti caduta in disuso dopo il Concilio, ma in quella parrocchia era ancora saldamente in vigore.
Dopo messa, la sua reputazione agli occhi del parroco aveva subito un rapido incremento.
Dalla sagrestia fece accomodare i due ospiti nello studio.
I due ambienti erano collegati da un piccolo corridoio, contraddistinto ancora da molti segni devozionali. Vi era qualche quadro, degli ex voto e soprattutto, su una mensola, un teschio contraddistinto dal desueto ammonimento molto in voga ai tempi della Controriforma: «Ricordati che devi morire».
Il parroco lo fece notare ai due giovani, quasi con l’intento sottinteso di dire che un tempo la religione si occupava per davvero delle «cose ultime», invece di promuovere l’impegno sociale, ancora rigoglioso in quegli anni, in cui la politica interagiva da vicino con la vita delle persone.
«Perché ricordatevi – aggiunse – che, alla fin fine, quel che conta è se si va in paradiso oppure se si precipita all’inferno. Tutto il resto passa, l’eternità invece dura per sempre. Ci sono cose più importanti di avere qualche soldo in più in busta paga».
Il parroco si aspettava di essere contestato, come gli era capitato più volte: perché ossessionare ancora con questi segni lugubri e terrificanti? Vivere il Vangelo è ben altra cosa, si esprime soprattutto nell’amore concreto per i propri fratelli: la fede nell’aldilà non ci deve allontanare dagli impegni concreti su questa terra a favore dei poveri e degli ultimi. Chi accoglie il Vangelo è chiamato anche a trasformare la società, a renderla più umana e giusta. Perché pensare alla morte? Ciò che conta è impegnarsi in questa vita. L’aldilà non è affar nostro; se ci sarà, bene; se invece no, il nostro impegno per un mondo migliore avrà comunque conservato tutto il suo senso.
Andrea lo spiazzò. Pronunciò parole che all’orecchio dell’anziano sacerdote suonarono addirittura come una specie di rivelazione. Dopo aver fatto osservare che quella di dover morire era, in fin dei conti, una delle poche certezze condivise da tutti gli uomini, aggiunse che l’ammonimento non gli sembrava adeguato alla mattina di Pasqua, tempo in cui era opportuno richiamare frasi meno scontate.
Disse testualmente: «Oggi sul foglio andrebbero scritte queste parole: “Ricordati che devi risorgere”».
Fu una folgorazione. Il parroco si precipitò alla scrivania, estrasse un pennarello e un foglietto di carta e impose all’ospite, con lo stesso piglio con cui in precedenza gli aveva chiesto di servir messa, di scrivere quello che aveva detto. Poi, con una certa solennità, sovrappose il piccolo foglio alla scritta fissandolo con due strisce di nastro adesivo.
Il teschio non perse il suo aspetto lugubre, tuttavia le parole si erano fatte più espressive dell’annuncio pasquale.
Poco dopo, la piccola riunione si sciolse. Andrea e il giovane prete si diressero alle rispettive città; il parroco, dal canto suo, si dedicò alle molte mansioni che quella domenica speciale richiedeva.
Nel viaggio di ritorno, Andrea pensò alle immagini sacre di un tempo, ivi compreso il san Girolamo penitente con tanto di teschio in mano presente in numerose chiese e musei.
«Facciamo parte davvero della stessa storia? – disse tra sé – Non solo ci parlano di tempi remoti, ma esse stesse ci appaiono come se fossero espressioni di un’altra fede. In nome dello stesso Vangelo alcuni hanno speso la propria vita in celle solitarie, altri cantano allegramente con chitarre squinternate durante le celebrazioni eucaristiche. Ma tutto questo – continuò a pensare– non è il cuore della questione.
Il problema davvero decisivo è sapere cosa significa la risurrezione per le nostre vite. Cosa significa per me quanto mi ha fatto scrivere il parroco e che io avevo detto solo come una specie di battuta tra il serio e il faceto? La frase avrebbe potuto essere più ricca e completa:
“Ricordati che devi risorgere perché Cristo è risorto, è veramente risorto”.
La ripetizione orientale suona come una specie di rassicurazione; ce n’è bisogno perché nelle nostre vite la risurrezione trapela troppo poco».

(Tratto da – Pietro Stefani – Una Pasqua lontana – Il Regno attualità – 10-2014)

Buona Pasqua di Resurrezione!!! Ricordandovi soprattutto l’impegno di trasmettere questo annuncio a chi non è ancora arrivato.

Don Giampy