Un mostro spietato contro cui combattere tutti i giorni

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Non so quale sia realmente il numero di bambini sfruttati, violentati, violati, abusati e picchiati. Ricordo, come già scrissi, che San Benito ha il triste primato mondiale di essere la città con il numero maggiore di bambine sotto i 14 anni a rimanere incinte. La violenza sessuale nei confronti dei bambini è all’ordine del giorno. Le violenze avvengono sopratutto dentro casa e non riguardano solo le famiglie degradate ma tutte le classi sociali e tutte le categorie di professionisti, alcuni davvero non pensavo nemmeno lontanamente.

Di storie tristi e angosciose che hanno come protagonisti i bambini non se ne sentono molte, ma non perchè il problema sia irrilevante, al contrario. La pedofilia è diffusissima, è tanto diffusa, che nemmeno si considera reato o peccato.  La pedofilia, qui in San Benito, è diventata, purtroppo, un dato con il quale convivere quotidianamente, accettato, e permettetemi la bestemmia (perchè la considero tale): NORMALE.  Continua a leggere »


Cristian il nostro prenovizio

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“Non mi avrebbero potuto fare un migliore regalo di compleanno che farmi iniziare una nuova fase della mia vita in un posto così bello: Peten. Il 16 gennaio ha iniziato l’esperienza che mi ha segnato fino al punto da innamorarmi sia di questa terra lontana, calad ma bella. il cambio è stato rapida e improvviso così come il viaggio. Mi sono ritrovato a servire un popolo con un grande cuore che non ha il necessario in materiali ma ha grandi doni spirituali. Pochi in realtà sappiamo lo scenario di questa città un po’ per paura dell’ignoto e non ci permettono nemmeno immaginare il vivo desiderio che i fedeli sono qui a voler conoscere e riconoscere Dio.
Una città dove il protestantesimo e laicità predomina, lasciando da parte l’amore di Dio o lo si sta cercando nel posto sbagliato. Tutto questo rende il lavoro esigente e maggiore disponibilità. Bisogna esser con lo sguardo fisso nel cielo ma con i piedi sulla Terra, puri come le colombe ma furbi come i serpenti. La nuova comunità salesiana (che ha poco più di tre anni) vive in una parrocchia povera ed è venuta a dare nuovi stimoli alla gente; Sono molti i fedeli ritornati alla fede dopo un lungo periodo di completo abbandono.

Il numero dei fedeli sta crescendo ogni giorno di più. Chiedono accompagnamento spirituale e qualcuno capace di alleviare il loro dolore interiore. Ciò non significa che tutto funzioni come un orologio svizzero perfettamente regolato, il lavoro è ancora molto lungo e faticoso; tutti i giorni, non c’è molto da fare.
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Testimonianza di Chiara Profeti

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Venuta per stare qui un mese, dopo un’altra esperienza di missione in Messico. Chiara Profeti ha poi deciso di fermarsi per oltre due mesi con noi. A quanto pare, ci si affeziona rapidamente alla nostra opera e non si vuole più andare via… Vi riporto la sua testimonianza dell’esperienza, che Lunedì prossimo lascia la nostra missione. Noi l’accompagniamo con la preghiera

13241270_1241125375912790_1129198335543517682_nMi chiamo Chiara ho 23 anni e sono Italiana,

Desidero raccontarvi quello che sono stati per me questi due mesi qui a San Benito Peten.

C´è tanta allegria nel cuore e un po’ di tristezza perché ormai sono arrivata alla conclusione di quella che è stata una magnifica esperienza, che voglio condividere, con l´augurio di poter accendere una scintilla di sana inquietudine che vi possa spingere qualcuno a voler provare almeno un po’ di questa vita per gli altri, sicuramente dura e scomoda, ma bellissima! Continua a leggere »


un aperitivo delle attività di maggio

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Questo è solo un aperitivo… perché il mese non è ancora finito e manca la festa di Maria Ausiliatrice e i nostri ragazzi quest’anno si sono sbizzarriti…

Visite straordinarie e donazioni per la nostra opera

Inizio la rassegna delle attività con un grazie speciale per tutte le persone che ci aiutano continuamente e fanno di tutto per far crescere il nostro sogno.

In questi giorni sono venuti a trovarmi papà, mamma e la nostra carissima amica e benefattrice Mariella Barberini. Sono stati quindici giorni, non molti, ma un regalo davvero gradito!!!

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Non Abbiate paura sono Io

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Più di venti secoli fa gli uomini hanno scelto il potere per umiliare Gesù, la violenza per appendere Cristo ad una croce, la prepotenza per tacitare il suo grido di libertà per l’umanità … Oggi, 2000 anni dopo, la maggior parte di noi che ci dichiariamo cristiani abbiamo a volte preferito l’indifferenza, come dire a Gesù di non complicarci troppo la vita …
La Quaresima è stata un invito a rivedere la vostra vita come cristiani, come discepoli di Cristo, a riaccendere in noi il fervore della fede. Un invito:
A digiunare: Per alzarsi ogni giorno con la fame di giustizia. Andare a lavoro con fame di solidarietà fame. Relazionarsi con i tuoi fratelli affamati di fraternità. Accogliere con favore le prove e le delusioni con fame di fede e andare a letto alla fine della giornata affamati di Dio.
A pregare. Per chiudere le porte della apatia, ai tanti rumoni che spengono il nostro cuore, alla fretta che non ci fa incontrare i fratelli, al conformismo che affoga la speranza. E lì, in segreto, dentro il tuo cuore ama, prega e parla a Dio degli uomini e agli uomini di Dio.
A servire. Perchè al tuo fianco, Gesù continua a cadere ancora e ancora sotto il peso della croce. Solo coloro che hanno occhi possono vedere le esigenze di altri fratelli e diventare cirenei. Quante persone percorrono ogni giorno a piedi la via del Calvario.

La Quaresima è stato un tempo di conversione. Una scuola per imparare ad amare, perchè senza amore è impossibile capire Dio, perché Egli, è proprio l’Amore. Continua a leggere »


Chi ci aiuta?

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All’inizio di febbraio abbiamo iniziato un progetto grandioso: Costruire il salone parrocchiale, visto che non abbiamo spazi per dare la catechesi, riunire la gente e fare le nostre attività.

Il nostro ispettore ci ha promesso di aiutarci e per questo ci sta mandando una parte delle spese, però dobbiamo trovare circa 20 mila dollari… Una parte insomma deve essere a carico nostro. Mi sono detto Don  Bosco quando ha incominciato la chiesa di Maria Ausiliatrice non aveva se non qualche spicciolo… a noi hanno promesso il 70% di tutta l’opera… vuoi che don Bosco non mi aiuti… Per cui mi sono detto, iniziamo… la Provvidenza ci aiuterà, per cui se qualcuno volesse far parte di questa Provvidenza , sono certo che il Signore vi ricompenserà abbondantemente.

Altro sogno, è la squadra di calcio. Ci siamo inscritti al campionato federale. Abbiamo già un gruppo di ragazzi che si stanno allenando tutti i giorni. Il San Lorenzo in Argentina ha fatto scuola, con il calcio si possono tirare fuori dalla strada tanti ragazzi, educarli e fargli incontrare il Signore… in questo momento tutta la squadra di calcio (a parte un paio di ragazzi che sono evangelici) dopo l’esperienza dell’anno scorso stanno partecipando ai gruppi giovanili della parroquia, stanno facendo la cresima (e vi posso assicurare che erano molto lontani dan questo).

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8 marzo 2016

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L’8 marzo si celebra anche in Guatemala la giornata mondiale della donna lavoratrice, una data che ogni anno ci ricorda che c’è poco da celebrare e ancora molto da fare per garantire i diritti alle donne in Guatemala.

Nella società guatemalteca il maschilismo è ancora molto radicato. Per capire a che punto si arriva: Una volta sono dovuto andare a chiedere ad un marito di una signora che partecipa alla pastorale della promozione della donna di permettere a sua moglie di venire a messa… Si perché non le permetteva di venire a messa, perché doveva stare in casa e pulirla.

Essendo una società profondamente maschilista, le donne hanno meno probabilità di eccellere, di studiare e di farsi una posizione sociale rispetto agli uomini, la situazione si aggrava per le donne indigene, e più se in una zona rurale. Hanno ridotte opportunità di lavoro, vengono violati continuamente i loro diritti, ricevendo retribuzioni inferiori a parità di lavoro, orari di lavoro eccessivi e non accedono al periodo di allattamento e alla maternità. Ultimamente una donna mi raccontò che lei lavorava 16 ore al giorno come cameriera in un ristorante, senza giorno di riposo e che quando c’erano feste, lavorava anche venti ore senza sosta. La pausa pranzo durava non più di quindici minuti. Lo stipendio inutile dire che non è neanche il minimo salariale, ma una donna che spesso è stata abbandonata dal marito quando è rimasta incinta, preferisce subire tutto pur di poter dare da mangiare ai propri figli. Continua a leggere »


i poveri ci salveranno… Buona quaresima

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Il 23 di febbraio sono andato al Collegio Svizzero-Americano di città del Guatemala, per raccogliere una donazione in viveri per le nostre mense per bambini.

Hanno regalato alla nostra mensa dei Bambini viveri in abbondanza. Sufficienti per almeno sei mesi e per poterne aprirne uno nuovo. Come sempre il Signore riesce ad aprire strade nei cuori generosi di tanta gente buona. Sono più di trecentocinquanta kili di riso, zucchero, fagioli e bevande a base di latte e proteine. Una vera e propria manna dal cielo…

La cosa bella è stata poter riunirmi con i bambini che hanno fatto la raccolta (insieme alle loro mamme, che li hanno accompagnati e aiutati). Mi hanno fatto domande sopra la missione e sopra il mio lavoro come missionario, chiedendomi di conoscere qualche storia dei bambini di qua. Da salesiano potete immaginare quanto sia stato bello. Mi ha fatto un effetto molto strano. Soprattutto nella foto finale che ho fatto con alcune classi… I ragazzini mi sono completamente saltati addosso quasi lasciandomi senza respirare e stringendomi come se fossi qualcosa di eccezionale, perchè ero venuto da un paese lontano per occuparmi di bambini poveri del loro paese… I Bambini sono davvero come diceva Gesù i veri eredi del Regno di Dio.  Continua a leggere »


segni di speranza di Don Bosco

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Finalmente ho un attimo libero e mi posso dedicare a scrivere due righe… ma tra le tante attività c’è qualcosa che mi da la forza per andare avanti e non fermarmi un secondo e sono dei piccoli segni di speranza che in questi giorni di festa di don Bosco, il nostro santo mi ha regalato… dei veri e propri miracoli in alcuni casi…

il primo è quello di una ragazza di 17 anni. Mi hanno chiamato perché la ragazza dal giorno alla notte aveva incominciato a dare segni di isterismo inspiegabili, era come impazzita, tanto che l’avevano legata mani e piedi per non farla scappare di casa. Non riconosceva nessuno, gridava agli ospiti. La famiglia si era spaventata. Da quello che mi hanno raccontato andava a lavoro come tutti i giorni e quando era tornata aveva incominciato le sue stranezze, tanto che pensavano in una possessione demoniaca (qui è molto frequente che la causa di tutto sia il demonio… però non si controlla se la cosa sia vera o meno). Armato di santa pazienza dopo la messa vado a visitare la famiglia e mi metto a parlare con la ragazza… a vederla fa tenerezza. legata mani e piedi, sputando dappertutto… Dicendo frasi senza senso… all’inizio non capivo nulla. La famiglia mi chiede di fare una preghiera su di lei… per scacciare lo spirito immondo. Io non ho fatto nessun corso di esorcista… però mi sono messo a parlare con la ragazza e a fargli domande e la ragazza mi rispondeva… a volte in maniera sconclusionata ma a volte bene… Gli chiedo se crede nel Signore e se sa che lui la può salvare e lei risponde di si… bene dico dentro di me… non è posseduta… Mi chiede di liberarle le mani e i piedi acconsento e con la mamma la liberiamo. Ci sediamo sul divano e la invito a pregare un ave maria… Lei risponde e inizia a pregare con me. Continua a leggere »


Imparare e crescere un mese in Guatemala

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Sono stata un mese in Guatemala ed ho RESPIRATO talmente tante cose che per riordinarle nella mia testa ci è voluto almeno un altro mese.

Sono partita con lo scopo principale di raccogliere materiale per la mia tesi di laurea… Sto per laurearmi in architettura e ho deciso di presentare come tema della tesi la costruzione di una scuola in un paese in via di sviluppo.

A San Benito la comunità salesiana sta costruendo un centro giovanile, 7 ettari di OPPORTUNITA’ , per ragazzi, donne, uomini e bambini. Una opportunità che si traduce in spazi per giocare, pregare e soprattutto per imparare e crescere.

Sì, IMPARARE e CRESCERE. La stessa opportunità che l’esperienza in Guatemala ha dato a me.

Quindi ricapitolando, sono stata un mese nel Petèn per raccogliere materiale per la mia tesi, e ritorno a casa con 2500 fotografie, cartine, appunti, schizzi, disegni…e un cuore pieno. Ho imparato e sono cresciuta.

VEDERE i sorrisi e gli occhi luminosi di persone che hanno una vita difficile, SENTIRE il coraggio delle donne di andare ancora avanti, TOCCARE tutto ciò che la comunità salesiana ha costruito per questa popolazione. Continua a leggere »


BUON NATALE!!! una festa al contrario

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La festa del Natale ogni anno è l’occasione per riflettere sull’iniziativa più sconvolgente che Dio ha intrapreso in nostro favore, che è senza dubbio quella di farsi uomo.

È nella fantasia dell’umanità il desiderio di essere come Dio. Invece Dio inaspettatamente compie per noi la strada inversa e si china sulla nostra piccolezza e si fa piccolo proprio come noi. Forse sarà difficile accettare un Dio privato della sua aura di mistero, di gloria, di unicità, di onnipotenza calato in una anonima vita di un essere umano confuso tra milioni di suoi consimili. In fondo la tradizione del presepe, ci ricorda proprio questo … vi troviamo di tutto: i magi, i pastori, la lavandaia, il fabbro, il boscaiolo, il pescatore, il fornaio … tutta l’umanità è rappresentata nella sua multiforme diversità, ma tutta si rispecchia in quel bimbo.

La festa del Natale è una festa al contrario… o meglio del contrario, perchè ci ricorda che quelle che sono il desiderio di potere, di denaro, di prestigio, di egoismo, che tanta propaganda la nostra società, sono malattie dalle quali curarci, che solo ci svuotano della nostra felictà e della nostra pace. Mentre fa una propaganda aòla solidarietà, all’umiltà come uniche strade per la vera felicità e per costruire un mondo migliore. Continua a leggere »


Preparando un natale da sogno

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In questo periodo tutte le pubblicità promettono un Natale da sogno…

Il Natale è la festa per eccellenza dei sogni, forse, perchè il Natale ci ricorda che Cristo è venuto sulla terra per annunciare all’umanità il sogno di Dio di un mondo migliore . A volte la gente che sta con me, mi dice che rendo tutto molto semplice. La fede è semplice, ecco perchè è tanto lontana dal nostro mondo, ed è per questo la nostra società tanto complicata e che cerca in tutti i modi di complicare tutto, la emargina, riducendola ad una credenza da bambini, proprio perchè troppo semplice… In fondo la fede ti dice… Credici e sposterai qualsiasi montagna. Fidati e dirai a quell’albero di andarsi a piantare nel mare e questi lo farebbe.

Troppo facile, troppo semplice eppure le fede è tutta qua. Ti dice che è possibile ciò che sembra solo un sogno. “In fondo i  sogni sono il ricordo di un’antica realtà, che Dio ha messo silenziosamente nei nostri cuori da cui l’uomo fugge impaurito per perdersi per sempre in un’ostinata ragione, che racchiude nei suoi limiti un mondo senza limiti!“. Vogliamo tenere sotto controllo tutto, ma Dio si diverte a scombinare quello che pensi di poter controllare. Continua a leggere »


Riprendendo le attività – ritornando al Petèn

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Ormai è quasi un mese che sono tornato… approfitto per un piccolo resoconto delle attività che stiamo svolgendo.

Oratorio Estivo

Il nostro piccolo oratorio estivo è in piena attività e lo sarà per tutto il mese di Novembre. Corso di computer, danza, musica e canto, spagnolo, inglese, matematica, artigianato… tanti giochi e soprattutto il clima di famiglia di una casa salesiana…

Proprio oggi, mi è successa una cosa bellissima. C’è una ragazza orfana che viene da una casa famiglia, il papà molto violento. Non si è mai voluta integrare negli anni passati nell’oratorio. Non si è mai voluta fare neanche una foto. Già l’anno scorso la situazione era molto migliorata… Quest’anno sta partecipando a tutte le attività Oggi gli ho scattato una foto e poi gliel’ho fatta vedere… dicendo guarda come sei venuta bene nella foto. Le si sono illuminati gli occhi e mi ha abbracciato (non l’aveva mai fatto… non lo fa con nessuno, non gli è stato insegnato il valore di un abbraccio). La magia del clima di famiglia… del clima di amorevolezza che voleva don Bosco e che fa miracoli… Continua a leggere »


Buon Compleanno Don Bosco!!!

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Mi perdonerete che in Luglio ho scritto poco e nulla, in cambio ora vi mando le foto dei nostri festeggiamenti per il compleanno di don Bosco, insieme a varie foto delle nostre attivitá. Buona lettura!!!

FESTEGGIAMENTI PER IL BICENTENARIO DI DON BOSCO

Essendo periodo lavorativo e non festivo come in Italia, abbiamo potuto radunare un sacco di gente per far festa al nostro amato santo e fare diverse attivitá

Quadrangolare tra i gruppi giovanili della parrocchia

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Piccole lezioni di calcio

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Forse non sará una di quelle foto che passará alla storia, o che i quotidiani sportivi pubblicizzeranno, ma per me vale tantissimo. Terminata la finale della Bchampion, il campionato degli oratori in onore al bicentenario di Don Bosco. La squadra del Petén ha appena perso. Come tutte le partite, prima e dopo di giocare i giocatori si riuniscono in un cerchio e pregano un semplice Padre nostro accompagnato da alcune parole del capitano, non é la scaramanzia dei giocatori che si fanno la croce come un segno magico, per invocare fortuna, é la fede che si esprime nei gesti quotidiani. Ringraziare dopo aver perso, con gli occhi ancora pieni di lacrime, perché la sconfitta brucia ancora sulla pelle. Ringraziare per essere arrivati fin lí, per essere cresciuti insieme.

Chi ha fatto sport sa cosa vuol dire fare sacrifici, dare tutto per raggiungere la vittoria e fermarsi ad un passo da essa. Gli é costato sacrifici arrivare in finale. Hanno preparato pranzi e li hanno venduti tutte le settimane per poter pagarsi il viaggio (anche se poi alla fine la parrocchia metteva quello che mancava).  Continua a leggere »


Intervista ai nostri volontari spagnoli

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Dopo l’esperienza missionaria vissuta da un gruppo di volontari salesiani Spagnoli durante l’estate del 2014 accompagnati dal Padre Paolo Labrado, dove hanno incontrato la realtà esistente e il progetto salesiano di San Benito, è iniziato una collaborazione tra le due case sotto vari punti di vista, la quale ha fatto un nascere un sentimento missionario nella casa salesiana di Aranjuez, generando un movimento che ha portato un altro gruppo di salesiani cooperatori a rifare l’esperienza dello scorso anno quest’estate. Gli ho chiesto di raccontarci un po’ la loro esperienza e soprattutto perché ritornare. Non sempre chi va l’estate in missione ritorna l’anno successivo. Loro si sono affezionati alla nostra casa:

“Ci sono diversi motivi che ci hanno portato a rivivere l’esperienza in Peten: la preoccupazione di fare un volontario con i giovani e conoscere altre realtà; portare il contributo economico che i ragazzi della nostra opera ha raccolto attraverso  vari progetti salesiani di Aranjuez; per comprendere la vita come un servizio agli altri al di là della comunità di origine; continuare il Movimento Giovanile Salesiano, portando questo carisma di Don Bosco al di lá le frontiere, con la voce dei giovani, sia come San Benito che ad Aranjuez.

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Statistiche per riflettere

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imagesDa un foglietto di “Materiales Pedagógicos de la Agenda Latinoamericana 2010”.

Leggendolo mi ha fatto pensare un po’, così ve lo condivido Disuguaglianza economica SOCIALE Se aggiungiamo il reddito del 20% più ricco e il 20% più povero, e facciamo una torta, vorremmo questo: MA LA DISTRIBUZIONE DELLA TORTA sarebbe così: 1989: 3.10% e 96.90% per i poveri dai ricchi 2000: 2,80% e 97,20% per i poveri dai ricchi 2004: 1.10% e 98.90% per i poveri dai ricchi Nel 1989 il ricco possedeva 19,3 volte più beni rispetto ai poveri. Nel 2004 aveva già 34,2 volte più poveri. Nell’anno 2010 la disuguaglianza rimane e si concentra tra proprietari di allevamenti, possessori di miniere e delle minoranze commerciali.

MALNUTRIZIONE: Il 40% degli oltre 14 milioni di persone sono colpite dalla fame. 49% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica. Questo sale al 69,5% tra i bambini indigeni. In 49 comuni che la fame è tanto forte che si chiama Hambruna (Carestia). Abbiamo preso il 6 ° posto nel mondo e 1 in America Latina. Urge una educazione alimentare! Proprietà della Terra: 54% degli agricoltori poveri ha il 4% dei terreni agricoli; mentre il 2,6% di ricchi proprietari terrieri occupa il 66% dei migliori terreni agricoli del paese. Gli indigeni, del cui lavoro mangia tutto il paese, hanno un piccolo terreno e come strumento una zappa, un machete e una pala. Se gli indigeni facessero uno sciopero per un mese, il resto dei guatemaltechi morirebbe di fame. Producono ciò che mangiamo, lo vendono nei mercati e lo cucinano (i ricchi) a casa. Tra i proprietari di proprietà multifamiliari, 81 ogni cento sono in mani a gente di etnia Ladina, 14 in mani indigeni e solo cinque sono donne. I proprietari terrieri esportano tutto quello che producono producendo fame! Continua a leggere »


Come sempre tanti sogni… ora uno immenso: una casa per i giovani di San Benito

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Centro Giovanile in costruzione

Finalmente ci siamo… dopo tante battaglie per ottenere dal comune un terreno nel quale costruire il nostro centro giovanile, stiamo finalmente iniziando i lavori.  Per ora abbiamo disboscato il terreno (che era selva), fatto le misurazioni del terreno e iniziato a spianare tutto il terreno. Per fortuna il terreno è abbastanza piano.

Si dice che don Bosco abbia dovuto faticare non poco per trovare la sede del suo oratorio. Ora capisco veramente quanto gli si deve essere riempito il cuore di gioia quando finalmente ha trovato una casa per i suoi ragazzi. Ora sto aspettando che l’architetto prepari il progetto definito e renda il nostro sogno, già qualcosa di più concreto. Spero di poter condividere presto il progetto su carta in maniera che potremmo condividere anche la costruzione di esso. Intanto, terminato di spianare il terreno passeremo a costruire la recinzione, già questa sarà una bella impresa da portare a termine, già stiamo esaminando vari preventivi. Sperando che la gente ci aiuti economicamente in questa opera per il bene della gioventù pericolante del petèn Continua a leggere »


Poche foto… per raccontare tante attività

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Sono tante le attività svolte in questi mesi… vi racconto un po’ di notizie di quello che abbiamo fatto

Prima di tutto. Il nostro oratorio è andato in trasferta. Abbiamo partecipato alla giornata nazionale degli oratori in Guatemala, siamo andati con 35 ragazzini in due pulmini… il viaggio è stato abbastanza lungo circa 10 ore e tutti belli stretti, ma è stata una bella esperienza per tutti.

Purtroppo è terminato un progetto che sosteneva economicamente la parrocchia nella nostra cura pastorale ai seriopositivi. Petèn è molto lontano dal resto del mondo civilizzato e per questo i costi del donante erano troppo elevati ed hanno deciso di ritirarsi. Hanno chiuso altri 12 progetti insieme al nostro, ma io sono sicuro che il Signore farà in modo di farci incontrare nuovi finanziatori. Chiusa una porta si apre un portone… Alcune foto della giornata finale, in cui abbiamo riunito tutte le famiglie celebrando l’eucaristia e offrendogli un pranzo succulento Continua a leggere »


Dategli voi stessi da mangiare! corresponsabilità e servizio

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 Cari amici, prima di tutto mi scuso per non essermi fatto sentire molto in questi giorni, per colpa delle tante attività.

Questa settimana sto assistendo ad un corso di formazione per gli amministratori di diocesi organizzata dalla conferenza episcopale del latino America (eh si… me tocca, visto che sono un novellino in amministrazione di Diocesi). Devo ammettere che pensavo di andare ad un incontro molto tecnico e pratico su come fare e quello che fare per raccogliere fondi per autosostenere la Diocesi, forse, perché ho sempre considerato l’economia una questione molto pratica, mentre è stato quasi un ritiro spirituale. Si è affrontato il tema dal punto di vista della corresponsabilità. Condivido, così, alcune riflessioni che mi sono nate in questi giorni.

Partendo dalla lectio divina sul racconto della moltiplicazione dei pani e pesci di Gesù abbiamo riflettuto della importanza di vivere la corresponsabilità con i nostri laici. Mi è piaciuto il fatto che si è presentata la corresponsabilità come uno stile di vita. Corresponsabilità è donare, quello che io ho ricevuto da Dio. Corresponsabilità è riconoscere che tutto mi viene da Dio e che sono chiamato a essere grato di questo dono e generosamente donarlo nuovamente. È fare Eucaristia tutti i giorni. Una persona è avara perché non è grata, o meglio non si è reso conto di quanto Dio gli abbia donato. Continua a leggere »


Buona Pasqua!!! ricordati che devi risorgere

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 RICORDATI CHE RISORGERAI

Pasqua quell’anno cadeva in una data più consueta.
Andrea giunse alla chiesa parrocchiale con largo anticipo. Il paese era ancora semideserto.
Non ebbe difficoltà a individuare la grande chiesa. Entrò nella sagrestia.
Scorse subito l’amico che era andato a trovare ed ebbe tutto il tempo di salutarlo con calore.
Era diverso tempo che non lo vedeva, perché era andato all’estero per motivi di studio
Era tornato da poco in Italia per aiutare il vecchio parroco di un grosso paese della bassa padana. Parlarono un poco di studi biblici, argomento che li accomunava pur nella diversità dei rispettivi interessi e occupazioni.
Arrivò anche il parroco e cominciò a scrutarli: l’inattesa irruzione in sacrestia non gli piacque molto.
Nei suoi occhi era facile scorgere una muta domanda: chi è mai costui? Di che parlano?
Andrea si presentò; dopo pochi convenevoli, il vecchio prete lo volle mettere alla prova imponendogli di servir messa. A quell’ora mattutina non c’erano ragazzi a portata di mano. Era evidente che si trattava di un esame; se avesse declinato l’invito sarebbe passato immediatamente nel registro dei sospetti. Continua a leggere »


Per preparsi alla Pasqua che viene

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San Giovanni usa più volte nel suo vangelo il termine “gloria” (doxa). Quando noi leggiamo questa parola pensiamo a tutt’altro. Pensiamo alla fama, all’essere famosi, sulla cresta dell’onda, conosciuti, stimati, adulati, venerati. Pensiamo ai divi della tv o ai campioni dello sport o della musica.

Ma per Giovanni la “gloria” è quando nella tua vita si rende manifesto, visibile, trasparente Dio. Nell’antico testamento, la gloria di Dio era la nube che accompagnava il popolo di Israele nel suo peregrinare. Gesù è la “gloria di Dio”. Gesù fa vedere la gloria di Dio quando guarisce, quando accoglie i peccatori, quando resuscita Lazzaro, quando vive la trasfigurazione o quando dice le beatitudini. Ma il culmine della sua gloria, è la croce. Nella croce noi vediamo che Dio sacrifica quello quanto ha di più prezioso per dimostrare di amarci, di starci sempre vicino.

Sacrificio, questa parola, che tanto urta la nostra sensibilità. Normalmente la associamo a dolore, a perdita a qualcosa di negativo. In realtà non lo è, ma ad una condizione. Quante mamme e papà si svegliano la notte per accudire i figli che piangono… e non gli costa assolutamente, perchè è loro figlio…lo amano!!! O quello che fa un innammorato per il suo amore… Un sacrificio fatto per amore non costa nulla a chi lo fa. Il sacrificio di Gesù ci svela il volto di Dio-Amore, che sacrifica quello che ha di più prezioso, la vita del suo figlio amato, per dirci quanto ci ama!!! Continua a leggere »


Il nostro 8 Marzo: i frutti di un anno di lavoro

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 A volte l’8 marzo diventa la festa dei grandi proclami e delle facili frasi sdolcinate ad effetto, che lasciano il tempo che trovano. Nel libro “io speriamo che me la cavo” c’è una storia che sempre mi fa pensare: “Io penzo (e credo) che la donna deve essere uguale a l’uomo, perché non è giusto che non è uguale. L’8 Marzo la donna deve essere uguale, all’uomo! In quel giorno tutti gli uomini portano le mimose alle donne, e anche agli altri uomini, però io conosco un uomo che l’8 Marzo a una donna gli diede un calcio. Melo ha raccontato mio patre.

Mio patre porta i tram adesso, ma una volta faceva il pompiere. Allora accadde che una donna dell’8 Marzo si voleva buttare giù dal tetto, e chiamarono i pompieri. Mio patre era quello che saliva sulle case per non fare gettare la gente dai palazzi. Lui salì, e quando si trovò faccia a faccia con la pazza gli disse: «Ma tu perché ti vuoi buttare per farci passare un guai a noi?».
Allora quella un pocò ci penzò ancora se si voleva buttare o ritornare nel salotto, e penzò di buttarsi. Ma anche mio patre si buttò su di lei e la prese. Quando scesero giù, un amico di mio patre, che era pompiere (ma giù) diede un calcio alla pazza per la paura che s’era preso. Io se ero quel signore il calcio non glielo davo quel giorno ch’era l’8 Marzo, un altro giorno sì” .Molte volte questa commemorazione diventa questo o un momento di frasi smielate che si dimenticano il giorno seguente e la vita segue uguale con le solite ingiustizie. Continua a leggere »


resoconto di febbraio

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Cari amici,

Vi racconto un po’ le attività svolte in questo mese:

Riunione con i genitori dei bambini che ricevono la borsa di studio. Il tema è stato la gestione dei conflitti ei modi per risolverlo. La cosa interessante è stata una domanda che mi hanno fatto a me a parte: “Padre, ma i suoi genitori non lo picchiavano?”. Risposta mia: ” che io mi ricordi no… e non ero cero un bambino tranquillp, però si parlava e mi facevano raggionare”. Riflessione della mamma: “A me mi picchiavano con il bastone. ma oggi ci hanno detto che non si deve fare lo steso con i propri figli. Sarà vero?”.

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La terribile realtà … San Benito peten citato del New York Times

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 Un rapporto pubblicato Domenica scorsa dal quotidiano “The New York Times” mette in evidenza i casi di ragazze incinte in San Benito Petén, che hanno sposato, uomini molto più grandi, prima dei 14 anni, l’età legale per il matrimonio con il consenso dei genitori.

Nell’articolo di Stephanie Sinclair, vincitore del Premio Pulitzer, presenta le storie di adolescenti che hanno sposato e che sono diventate madri in condizioni precarie. Sinclair ha visitato diversi villaggi nella zona di sviluppare un progetto che un’organizzazione “Too Young to Wed”, con il sostegno del Fondo per la popolazione, le Nazioni Unite.

In Guatemala il 53% delle donne di età compresa tra 20-24 anni si è sposata prima dei 18, e il 13% prima dei 15 anni, secondo il Concilio della popolazione.

“Molti di questi bambini affrontano gravi situazioni simili a quelle di ragazze spose in altre nazioni in via di sviluppo. Hanno lasciato i loro studi, sono state oggetto di violenza fisica e sessuale; gravidanze a rischio, senza assistenza medica, e per molti aspetti sono controllati da uomini più grandi che li trattano come servi sessuali e domestiche Continua a leggere »


Inizia un nuovo anno… tante speranze… tanto da fare

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Dopo le vacanze ricominciano tutte le attività. Si riprende un anno, con tanti progetti da voler realizzare, tanti sogni, tante speranze e tanto davvero tanto da fare. Un piccolo resoconto di queste due ultime settimane:

 Borse di studio

Stiamo selezionando con il gruppo della pastorale dell’educazione i candidati alle nuove borse di studio. Quest’anno raggiungiamo il numero è aumentato considerevolmente, molto più del doppio dell’anno scorso. Sono 38 quelle per bambini e 5 quelle per le mamme, raggiungendo un totale di 43 borse di studio. Poco alla volta aumentiamo e poco alla volta cerchiamo di rispondere alle esigenze della gente del posto. Le domande sono sempre tante e molto di più delle borse di studio che possiamo dare. Inoltre, c’è un lavoro minuzionso dietro,  quello di controllare che le borse di studio arrivino davvero a chi ne ha più bisogno, ma per fortuna ho buoni collaboratori. La borsa di studio è uno strumento molto utile, perchè mi da la possibilità di obbligare i genitori a far studiare i figli, perchè se non portano buoni voti, perdono la borsa di studio. Continua a leggere »


vedere nelle difficoltà e nei problemi una opportunità…

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L’altro giorno mi chiama un amico su Skype e parliamo di varie cose. Ad un certo punto mi dice una cosa, che mi ha fatto ricordare come ho incominciato una mia omelia per il giorno dei santi, dissi: “Ultimamente nel cinema proiettano un sacco di pellicole sui supereroi. La chiesa ha i suoi, e sono i santi (perdonatemi ma sono cresciuto con la collana Eroi che facevano i salesiani…che erano le vite dei santi…), gente che ha saputo lottare perchè il bene trionfi e che ha saputo vedere nelle difficoltà e nei problemi che li attorniavano, un’opportunità o meglio vedevano che lì Dio li chiamava a fare qualcosa e quindi invece di fare come facciamo tutti, cioè iniziare a dire questo non va, quest’altro nemmeno… si sono rimboccati le maniche e hanno deciso di cambiare il mondo. Così Don Bosco, vide nella povertà dei suoi giovani una chiamata di Dio. La Pira, ha visto che la politica del suo tempo necessitava di persone che portassero un vento nuovo. San Filippo Neri e San Francesco d’assisi videro nei poveri e nella povertà, un’occasione di mettere al servizio i doni che avevano ricevuto da Dio. Non solo, ma hanno finito, per incontrare Dio in quella chiamata e a trasformare quello che facevano in un’offerta gradita a Dio”. Quanto il mondo ha bisogno di santi, di gente che si metta al servizio del bene e dei bisogni della gente, che voglia costruire un mondo migliore.

Ora, ci prepariamo a festeggiare la festa di Don Bosco. C’è una frase di don Bosco tra le tante che mi ha sempre colpito: “Quanti prodigi ha operato il Signore in mezzo a noi. Ma quanti più ne avrebbe compiuti se Don Bosco avesse avuto più fede“. E, verso la fine della sua vita, don Bosco ammetterà: “Se io avessi avuto cento volte più fede, avrei fatto cento volte più di quello che ho fatto“. Comprendo la profondità di queste due frasi di don Bosco. Lo ammetto anche io, è difficile fidarsi di Dio. Spesso, è molto più facile poggiare e contare sulle proprie forze Continua a leggere »


vicini alla gente…vicini a Dio

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 TANTI AUGURI PER LE FESTE PASSATE E DI UN NUOVO ANNO ALLA LUCE DEL SIGNORE.

C’è una bellissima scena nell’ultimo film di don Bosco, che mi aiuta a raccontarvi le esperienze che ho vissuto in questi giorni. Giovannino sta accompagnando alla messa don Calosso. Passando per il paesino incontrano un bambino che sta male con la febbre. Don Calosso, si ferma, da alla madre i soldi per le cure mediche, e solo dopo va verso la Chiesa per celebrare messa. Giovannino colpito dal gesto del sacerdote, gli dice che da grande vuole essere proprio come lui.

Il segreto di don Calosso è che sa tutto del suo paesino, ne conosce le persone, le visita, sa quello di cui soffrono e di quello di cui hanno bisogno. L’esperienza che sto facendo in questi anni in missione, è proprio questa. Sto in mezzo alla gente, sto con loro. Papa Francesco, dice che il sacerdote deve puzzare di pecora, non c’è definizione più bella che potesse dare del sacerdote. Devo dire che a volte mi sembra qualcosa di spropositato. Di irrealizzabile… Penso alla mia parrocchia con 60000 persone. Come si può essere presenti nella vita di così tanta gente. Veramente non ne ho idea, cerco di essere disponibile, quando mi chiamano, cerco di valorizzare il tempo che passo con loro, imparando a non guardare l’orologio (cosa che non sempre mi risulta facile). Tutta questa lunga introduzione per raccontare alcune esperienze di questi giorni che sono state delle lezioni di vita.

Prima lezione (VOLONTA’): Termino la messa e inizia a cadere un nubifragio vero e proprio. Si avvicina una famiglia e mi chiede se la posso accompagnare a casa con la macchina. Sono una ventina tra persone grandi e bambini (la famiglia comprende nonna 40enne figlie ventenni e nipotini trai 2 e gli 8 anni). Chiaramente accetto. Vi posso giurare, che queste persone con i bambini hanno camminato quattro o cinque kilometri a piedi per venire alla messa. Io mi sono detto, ma io in Italia per andare a messa avrei fatto tutta quella strada e mi sono sentito un verme, soprattutto pensando che avrebbero fatto il viaggio di ritorno scalzi e sotto la pioggia. Continua a leggere »


Vi auguro un Buon Natale da pecorella nera…

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 C’era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece.

Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: “Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere?”. Anche le compagne pecore le gridavano dietro: “Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?”. La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.

E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all’ombra dei pini. Ma nemmeno in montagna trovò pace. “Che vivere è questo? Sempre da sola!”, si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.

Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. “Dormirò là dentro” e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse. “Chi sei?”, le domandò una voce appena fu entrata. “Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge”.

“La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c’era posto con gli altri nell’albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!”. La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù. “Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!”. Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.

Gesù si svegliò e le bisbigliò nell’orecchio: “Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!”. La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il “Gloria”. Continua a leggere »


Buon compleanno missione in Petèn

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vida_de_la_virgen_maria_inmaculada_1_20121204L’8 di Dicembre, la missione del Petén compie due anni!!! e lo abbiamo festeggiato nel migliore dei modi, proprio come avrebbe voluto Don Bosco. Con i bambini e i giovani della nostra parrocchia, sopratutto quelli dei quartieri più poveri

Abbiamo organizzato un pomeriggio di giochi ai quali hanno partecipato piú di quattrocento tra bambini e ragazzi. Con un bus e con i pickup della parrocchia siamo anche andati a raccogliere i bambini nei loro quartieri, cosí da far venire i bambini dei quartieri poveri.

Abbiamo iniziato con un’ave Maria, in ricordo di quella prima ave Maria con la quale Don Bosco inizió tutta la sua opera. Un gesto simbolico, ma non solo. Era la prima volta che si celebrava il cerchio mariano, nella nostra missione. Grazie ad una donazione proveniente dalla spagna si é potuto regalare un giocattolo ad ogni bambino  per fargli festeggiare il Natale, per molti di loro sará l’unico regalo che riceveranno…  La maggior parte dei quartieri della nostra parrocchia sono molto poveri. Continua a leggere »


Se non hai pane…

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Vi racconto una delle mie tante ultime peripezie. Vado ad uno dei tre villaggi per celebrare la messa. Avevo già celebrato altre due messe ed erano circa le 11 di mattina. Arrivo nel villaggio, e per un incomprensione con la segretaria (mi aspettavano un’ora prima, già avevano cominciato la celebrazione della parola di Dio, pensando che non sarei più arrivato), tiro fuori le cose per celebrare la messa e mi accorgo che la sacrestana si è scordata di mettere le ostie nella mia borsa. Avevo fatto tutto di corsa e non avevo avuto il tempo di controllare se c’era tutto. Tornare indietro per prendere le ostie e ritornare avrebbe richiesto troppo tempo (mezz’ora per andare ed un’altra per tornare) e non ce lo avevo visto che normalmente la gente pranza a 12. Non avrei mai fatto in tempo (nonostante la mia guida). All’inizio ho pensato, continuiamo la celebrazione della parola di Dio, infondo l’hanno già iniziata.

Non volevo, però, far rimanere male la gente che era venuta. Camminare anche un’ora per andare alla messa e poi la messa non c’è… diciamo che non è proprio il massimo, io mi sarei alquanto alterato e devo dire che i nostri fedeli sono a volte fin troppo pazienti. Così mi sono detto “devo trovare assolutamente una soluzione”. Non avendo la stessa capacità di Gesù di fare i miracoli e di moltiplicare il pane, chiedo alla gente che stava in Chiesa se avesse in casa un poco di farina di grano. Continua a leggere »


se hai due rupie

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In questi giorni abbiamo avuto l’incontro dei religiosi del vicariato. Così ho avuto un po’ di tempo per la riflessione personale. Il vescovo, Mons. Mario Fiandri ha celebrato la messa con noi. Nella sua omelia tra le tante cose che ha detta ha citato Madre Teresa che una volta disse: “se hai un povero che bussa alla tua porta e hai solo due rupie, con una compra cibo per poterlo sfamare e con l’altra compragli un mazzo di fiori per tirargli su il morale“.

Questa frase mi ha fatto parecchio riflettere. Non basta fare il bene ai poveri, ma farli sentire come principi. Per noi cristiani la carità va fatta con amore, deve creare una relazione vera con chi hai di fronte, altrimenti è serve solo a tacitare la coscienza e mi è venuto in mente il vangelo delle beatitudini. Ad un certo punto dice “Beati voi afflitti” e nell’altra versione di Luca “Beati voi che piangete”… piangere ed essere affliti fa a cazzotti con la promessa di felicità di Dio…a meno che non ci sia qualcosaltro dietro. Sono beati coloro che sanno commuoversi davanti alla sofferenza dei propri fratelli. Sono beati perchè nel loro cuore alberga l’amore di Dio. 

Tornando in parrochia mi aspettava l’oratorio estivo.Resto davvero meravigliato dal fatto che ragazzini e bimbi dai 7 ai 14 anni si riuniscano tutti i giorni per un mese intero per studiare. In Italia le attività estive sono soprattutto ludiche. Chi ti verrebbe a studiare durante le vacanze. Qui, invece, hai un sacco di bambini che vengono per poter studiare e molti non vengono per le distanze (provvederò con il pickup…mi sto organizzando). Così, io mi rianimo e trovo le forze, che forze a volte scemano per quello che vedi intorno (in fondo quello che racconto nelle mail è solo una parte) e mi ricordo del perchè sono qui. Per loro, che hanno voglia di cambiare, che hanno voglia di avere una possibilità di vita.

Mi rimetto a sorridere con speranza perchè il mio è un Dio che sorride sempre…  Continua a leggere »


Quanto vale una vita umana?

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Una domanda che può essere banale per chi sta in un mondo nel quale, la medicina è un diritto acquisito per tutti, la vita umana non è continuamente minacciata. Oggi, 2 di Noviembre, giorno in cui la Chiesa ricorda i fedeli dei defunti, è una domanda che mi si pone in maniera forte, anche a causa di alcune vicende che mi hanno fatto riflettere:

1) La notte andiamo come sempre a distribuire cibo alla gente povera che accompagna i malai in ospedale. Arriva di urgenza una bambina morsa da un serpente. Il barbamariglia è un serpente che uccide in poche ore. La dottoressa dice ai parenti che hanno finito in ospedale le scorte di siero antiveleno. Proviamo a chiamare all’altro ospedale di Petèn che ugualmente non ha il siero (Premetto, rimanere senza siero antiveleno in Petèn, è come in Italia rimanere senza aspirina, i serpenti velenosi sono comunissimi e i morsi ancora di più). Dicono alla Signora, che può cercare di comprarlo in farmacia (se ce l’hanno) ed ogni fiala vale 550 quetzal. La signora è indigena, non ha neanche i soldi per mangiare. Ci vogliono almeno otto fiale per far vivere la bambina. Per ora siamo riusciti a comprarne una. La bambina è sopravvissuta, sono due giorni che sta nell’ospedale, in realtà il serpente non l’ha morsa bene. Quello che più mi ha scandalizzato è che il medico con naturalezza ha detto alla famiglia: “Non abbiamo siero, sua figlia morirà, non possiamo fare niente”. Quanto vale una vita, per un medico esattamente nulla. La vita umana è un business. Chi ha i soldi vive. Gli altri si arrangiano come possono. Continua a leggere »


Ottobre mese missionario

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imagesCarissimi amici,

Sono passati già tre anni da quando il 1 di Ottobre del 2011 salutavo l’Italia e partivo per il Centro America. Il tempo vola…

In questi giorni ho avuto diverse esperienze che condivido:

L’altro giorno si è presentata alla parrocchia una signora chiedendo di battezzare un bambino che era già morto. Le spiego che non le potevo dare il battesimo, ma che non doveva preoccuparsi dell’anima del bambino perchè sicuramente stava in cielo. A quel punto gli dico che possiamo fare il funerale in Chiesa e che ero disponibile io a celebrarlo. A quel punto la signora mi dice: “Padre, il bambino sta ancora nel ventre della mamma, che è stata uccisa dal marito, che l’ha ammazzata sparandole allo stomaco e due colpi alla testa” (mi perdonerete la crudezza dei dettagli, ma riporto la conversazione)

A quel punto la signora che l’accompagnava che era la sorella maggiore della persona uccisa continua: “Il marito è scappato, e ha caricato il cadavere nell’auto e lo voleva buttare in un burroni della capitale. La polizia lo ha rincorso e lo hanno catturato dopo un lungo inseguimento”.

Rispondo: “facciamo il funerale con tutti e due”.

La madre mi risponde “Padre, purtroppo, neanche mia figlia non è battezzata”.

Rispondo senza pensarci: “Il funerale si può fare ugualmente”. Non so se non si possa fare un funerale ad una persona che non è battezzata, e devo dire che non mi sono neanche documentato o chiesto se quello che facevo era giusto o sbagliato. Ho semplicemente pensato ad una frase che ha detto papa Francesco quando ordinò i 13 nuovi sacerdoti. Una frase che sto cercando di prendere sul serio nella mia vita sacerdotale. “Abbiate misericordia, tanta  e se viene in voi lo scrupolo di esser troppo perdonatori pensate a quel santo prete che andava davanti al tabernacolo e diceva ‘Signore, perdonami se ho perdonato troppo, ma sei tu che mi hai dato il cattivo esempio”. Il funerale è stato un momento molto forte, nella mia vita sacerdotale. Ho fatto molti funerali di persone uccise tragicamente da quando sono qui in missione, ma mai di un bambino (in realtà non avevo mai celebrato il funerale di nessun bambino ancora). Spero che le mie preghiere abbiano accompagnato l’anima di questo angioletto nel seno del Padre. Continua a leggere »


una piccola luce è in grado di dissipare le tenebre più oscure

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downloadCredo che questa frase possa sintetizzare bene quelle che sto vivendo in questo momento:

Sono stati giorni piuttosti intensi e difficili per vari motivi:

Prima di tutto, la situazione difficile e di violenza che si sta creando in San Bneito. É un periodo in cui gli omicidi sono aumentati esponenzialmente (per non parlare dei furti, e di tutti gli atti criminali) le morti sono all’ordine del giorno e ormai neanche le conto. Addirittura abbiamo avuto una sparatoia in uno dei cortili di una nostra cappellina (quella della Vergine della Pace… sembra un controsenso), per fortuna non c’era nessuno in quel momento, è stato uno scontro tra bande ed una si era rifugiata nel cortile della Chiesa. Già sapete del furto del Tabernacolo, abbiamo fatto un po’ di domande e si è scoperto che è stato rubato dal genero di una signora indigena della Chiesa. É un boss locale, ed è un tipo pericoloso, la suocera è andata a chiedergli di ridargli perlomeno le ostie e lui gli ha risposto di farsi gli affari suoi, perchè altrimenti l’unica cosa che avrebbe trovato era una pallottola. Hanno tentato di sequestrare un signore della parrocchia, per fortuna, l’uomo è riuscito a scappare in tempo, ma è vivo per miracolo, la figlia, una ragazza davvero dolcissima, di quelle che non riuscirebbe a fare male ad una mosca, ora vive con il terrore, non esce di casa, per paura di fare la stessa fine. Vederla piangere e soffrire per la paura di uscire di casa, è duro da accettare.

Secondo, la quantità di lavoro che è aumentata terribilmente, perchè Padre Michele, sta in Italia in vacanza e quindi siamo solo in due e dobbiamo sostituirlo. Il problema che in questo momento anche vari sacerdoti sono in vacanza e con Shiju stiamo coprendo anche altre parrocchie (non ci facciamo mancare proprio niente…). Questa settimana sto per battere il mio precedente record di messe in una settimana, dovrei arrivare a 20 se non ci sono funerali all’ultimo minuto tra oggi e domani… Continua a leggere »


Un grande problema…leggete e pregateci su per favore!!!

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Carissimi amici,

vi scrivo visto che ci è capitato un bel problema. Ieri notte, nel Barrio di Panorama, sono entrati i ladri e hanno rubato il tabernacolo. Si sono rubati anche altre cose: una sedia, tovaglie dell’altare, la statua della madonna di Guadalupe.

Chiaramente quello che mi fa davvero male è il fatto che si siano rubato le ostie consacrate. Premetto il nostro tabernacolo è di legno e neanche di legno pregiato e la pisside che conteneva le ostie, manco a dirlo di legno pure quello, siamo in missione non possiamo permetterci altro e gli unici oggetti sacri un po’ più preziosi (sono quelli che mi hanno regalato ed erano usati). Ora capisco lo stato della maddalena quando dice “hanno rubato il corpo del mio Signore e non sappiamo dove l’hanno messo”.

Vi chedo di pregare (per questa settimana almeno cinque minuti prima di andare a dormire… non è un grande impegno) e chiedere la grazia della conversione di queste persone e che ci facciano avere le ostie indietro e ci facciano capire dove sono finite. So che il Signore fa miracoli… vi prego di aiutarmi in questo…

Non pensavo di dover vivere questa brutta esperienza in missione… la povertà è anche questo…purtroppo.


Ricordatorio… borse di studio

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In Italia fremono i preparativi per la riapertura della scuola di ogni ordine e grado…, io approfitto per ricordare la possibilità di aiutarci con le borse di studio sia per i bambini che per le mamme che vogliono studiare.

Ricordo a coloro che hanno già  sostenuto il progetto l’anno scorso  di inviare la quota per il prossimo anno entro Novembre e a coloro che vorrebbero  iniziare ad aiutare di far pervenire la propria adesione entro la fine di Ottobre…

Approfitto per mandarvi alcuni stralci delle lettere che i bambini e le mamme hanno mandato ai loro padrini, per mettervi a conoscenza…

Vi dico che io e i miei due fratelli viviamo con i nonni; loro ci stanno crescendo perché mia mamma morì in un incidente mentre rientrava dal lavoro.

Ringrazio Dio di averci dato dei nonni che ci amano e ci consigliano per insegnarci le vie del Signore. Sono molto  contenta di poter partecipare alle iniziative della Chiesa: Sono catechista dei bambini, coordino anche i canti e le letture durante le celebrazioni. Ho già fatto la prima comunione e sono molto contenta di nutrirmi col corpo e il sangue di Cristo. Quest’anno nel mese di novembre farò anche la cresima. Ho 15 anni sto studiando e frequento il primo anno delle superiori e vorrei proseguire negli studi per diventare qualcuno nella vita sebbene mi costa molto ma con l’aiuto di Dio a cui chiedo che mi dia la forza e la fiducia per andare avanti affinchè i miei nonni si convincano che con i loro sforzi e con l’aiuto di Dio si possono diplomare non solo i maschi ma anche io per diventare qualcuno nella vita. Chissà che questo sogno diventi realtà. Continua a leggere »


notizie fresche fresche dalla missione in Petèn

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Un po’ di notizie delle nostre attività per farvi compagnia durante le vacanze.

In questi giorni sono venuti a trovarci un gruppo di volontari spagnoli di Aranjuez, capitanati da un sacerdote salesiano Don Paolo Labrado. Sono stati con noi ed hanno condiviso con noi ogni momento, dalla preghiera, ai pasti, al servizio ai poveri. La nostra comunità come sempre si allarga e fa posto a tutti coloro che vogliono condividere un po’ in clima di famiglia. Principalmente hanno organizzato attività con i ragazzi.

Devo dire che la loro presenza è stato un grande dono per la nostra comunità e personalmente mi ha permesso di poter fare quello che più mi piace… cioè stare in mezzo ai ragazzi. Dovendo occuparmi di tante cose materiali e dovendo organizzare tante cose, a volte non hai il tempo per poter seguire le persone come vorresti, mentre in questi giorni ho potuto farlo con la calma necessaria, anche grazie alla loro preziosissima mano. Spero presto di potervi mandare una testimonianza loro…

Quello che posso dirvi è che davvero pensavo di come stare con i giovani sia il miglior toccasana per la propria vocazione. Sopratutto qui, dove la scommessa grande sono loro… dove loro sono l’unica speranza i cambiare le cose, perchè se loro prendono in mano la loro vita e decidono di scommetterla in qualcosa di grande allora si è possibile che le cose cambino… e che ci sia un futuro per questo paese. Continua a leggere »


Resoconto Attività

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Un po’ di notizie delle nostre attività di questo mese

Pastorale della salute

In questo mese è stata con noi Emanuela Olmetto, una ragazza del Movimento Giovanile Salesiano, laureata in medicina, che ha voluto passare un mese con noi. È stato un dono davvero prezioso. Si è prodigata nella nostra clinica e nei villaggi circostanti per svolgere la sua professione di medico. Nelle altre mail ho mandato le sue testimonianze della sue esperienza.

La sua presenza è stato davvero un regalo per la nostra comunità. Non solo per la sua professione che è stata apprezzata da tanti (si erano già organizzati per rapirla e farla rimanere qui…), ma anche per il suo squisito stile salesiano di fare le cose tanto necessario qui. Ha lavorato davvero tantissimo e senza sosta.

Una cosa bella è stato il fatto che lei abbia parlato alle varie ragazze della parrocchia sopra l’importanza di farsi l’esame del tumore al seno e all’utero (diciamo che le ha fatto terrorismo psicologico vero e proprio). Risultato che siamo riusciti a convincere ben 56 ragazze a farsi l’esame. È un risultato storico e senza precedenti più del triplo delle volte passate, perché qui si ha paura a farsi il test (raccontava Emanuela che molte tremavano prima di farselo). Ha visitato i vari villaggi di cui ci occupiamo facendo visite soprattutto ai bambini. Ha collaborato ad una giornata di fluorizzazione per insegnare ai bambini a lavarsi i denti. Continua a leggere »


si dice che le vie del Signore sono infinite… a volte fa proprio le cose più strane

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284612_4558577888462_767584492_nCari amici,

Questa volta mando due mail perché sono tante le cose che ho da dirvi… nella prima vi racconto un po’ quello che sto vivendo e nella seconda quello che sto facendo…

Il 29 di Giugno ho compiuto sei anni di ordinazione sacerdotale… ed il Signore ha pensato di farmi un regalo davvero speciale. Il giorno prima, all’ora di pranzo mentre stavamo ancora tutti a tavola suona il campanello. Vado io ad aprire la porta e si presenta una signora che chiede di accompagnarla a casa sua perché le stava morendo la zia.

Avverto gli altri che sarei andato io. I casi strani della vita, l’unico pomeriggio in cui non avevo molto da fare (capita raramente e ultimamente anche meno). Per cui salgo sulla macchina e ci dirigiamo alla casa della signora. Arrivo lì. La gente gridando, piangendo, altri pregando. Io mi avvicino, saluto con cortesia. Dico che avremmo avuto un momento di preghiera per chiedere la guarigione del malato e per invocare la misericordia di Dio, se avesse voluto portarsela in cielo con lui. Termino la celebrazione e come mia consuetudine, chiedo informazioni sulla persona, mi dicono che ha 46 anni e tre figlie femmine. Il marito l’ha abbandonata. Domanda da quanto stesse così e mi dicono che dieci giorni prima era stata in ospedale e l’avevano dimessa dandogli dei medicamenti da prendere e dato che non avevano i soldi per pagarli non se li era presi. Poi aggiungono che il giorno prima sul far della sera aveva cominciato ad avere dolori al braccio, come crampi prima alla mano e poi al braccio. La mattina aveva smesso di parlare. Continua a leggere »


Terza settimana della nostra volontaria

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10464392_808824412476224_3465119757932331183_nil tempo vola e già sono arrivata a metà della mia esperienza qui nel Peten, esperienza che giorno dopo giorno mi sta regalando emozioni sempre piu’ grandi. Proprio ieri ho vissuto una bellissima giornata e voglio condividerla con voi. Padre Shiju (qui i sacerdoti si chiamano padre e non don), uno dei 3 salesiani missionari che vivono a San Benito, mi ha proposto di partecipare al ritiro dei ragazzi che si stanno preparando a ricevere il sacramento della confermazione. Il ritiro si è svolto in una spiaggia vicino a San Benito chiamata Playa San Jorge, un posto davvero meraviglioso, e ben 64 ragazzi con un’età compresa tra i 14 e i 18 anni vi hanno partecipato. La prima cosa che mi ha colpito è stata l’orario. Il ritrovo era fissato alle 6 della mattina. Mi ha colpito perché se in Italia un animatore o un sacerdote provasse a proporre un orario simile rischierebbe il linciaggio come minimo. Ad animare il ritiro c’erano 2 post novizi salesiani Brandon e Carlos che stanno passando le loro vacanze qui a San Benito. Che dire? Per un giorno mi è sembrato di stare in Italia. Tutto è stato curato in perfetto stile salesiano. Il clima che si è venuto a creare e’ stato quello tipico di una famiglia salesiana, un clima di festa, di gioia e di totale accoglienza. La giornata è trascorsa in allegria tra giochi, bans, catechesi animata, canti e scenette. I ragazzi, come loro stessi hanno condiviso alla fine del ritiro, hanno vissuto un’esperienza bellissima,  si sono divertiti e allo stesso tempo si sono sentiti amati. C’erano ragazzi appartenenti a tutte le classi sociali,  da quella medio benestante a quella poverissima. Un ragazzo in particolare non voleva venire perché i genitori non potevano pagare la quota e padre Shiju gli ha detto che se il problema erano i soldi allora non c’era il problema. È esattamente la stessa cosa che molti salesiani dicono anche in Italia quando un animatore dell’oratorio non può pagarsi il campo estivo. Questa giornata  mi ha fatto ancora una volta innamorare di più di don Bosco. Se don Bosco non avesse mandato i suoi salesiani in missione tutti questi giovani non avrebbero potuto vivere la bellissima esperienza che hanno vissuto. I salesiani gli hanno parlato dell’importanza di dare frutti buoni, di avere dei sogni, di rispettare la propria vita e il proprio corpo, cose che possono sembrare ovvie ma che in questa parte del mondo nessuno conosce. I giovani spesso non hanno prospettive e non sanno scegliere tra cosa è bene e cosa è male. Si sposano ancora adolescenti e pochi terminano gli studi. In pratica sono costretti a diventare adulti quando ancora meriterebbero di vivere la loro adolescenza. Questo perché i genitori sono spesso poverissimi e hanno troppi figli per poter prendersi cura di ciascuno. Avere qualcuno che si prende cura di loro, che gli mostra un altro tipo di vita con valori e ideali differenti come quelli proposti dal cristianesimo è fondamentale! E questo è proprio ciò che i salesiani qui tra mille difficoltà stanno cercando di fare. È un lavoro duro e richiede pazienza e tanto coraggio ma devo ammettere da quello che ho visto che  gli riesce proprio bene!  Continua a leggere »


Notizie nuove dalla clinica…

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Emanuela continua a raccontarci della sua esperienza come medico nella clinica… buona lettura a tutti e un abbraccio don Giampy

10384747_808811912477474_3164888697591002462_normai una settimana è passata dalla mia ultima lettera e sento il bisogno di condividere con voi l’esperienza forte che qui sto vivendo. Quando sono partita sapevo che mi sarei dovuta confrontare con una cultura diversa dalla mia, costruita su valori e costumi differenti da quelli “occidentali”, tuttavia un conto è immaginarlo o sentirlo raccontare, tutt’altra storia viverlo. Vivere con queste persone mi sta mettendo a dura prova, facendomi sperimentare emozioni forti e spesso contrastanti. In questo paese la scala di valori e’ molto differente dalla nostra e credetemi se vi dico che sto facendo davvero una grande fatica a cercare di capire il perché di certi comportamenti che qui sono considerati normali. Voglio iniziare però il mio racconto dalle cose positive. Un grande valore che sto riscoprendo qui e che in Italia credo abbiamo un po’ perso è quello dell’accoglienza. Qui accogliere non è solo dare ospitalità ma farsi carico di tutti i problemi e di tutte le esigenze che la persona presenta. Non è semplice da capire e all’inizio anch’io ho fatto un po’ di fatica. A San Benito don Giampiero mi ha fatto ospitare da una famiglia della parrocchia, una coppia con 2 bimbi bellissimi di 13 e 11 anni. Loro non solo mi ospitano, mi puliscono ogni giorno la camera, mi lavano i vestiti, mi preparano pranzo cena e colazione, mi accompagnano ovunque io necessiti di andare e a qualunque ora. Mi hanno pagato l’ingresso a Tikal, l’antica città dei Maya, pagandomi una guida personale in italiano e l’ingresso al cinema del paese. I miei dall’Italia mi hanno sgridato perché in effetti sembra un po’una approfittazione. Così ho preso coraggio e sono andata a parlare col papà per dirgli che non c’era bisogno di tutta questa premura. Lui mi ha guardata un po’ perplesso e mi ha detto: ” Ema tu sei venuta qui a prestare un servizio ai poveri del mio paese, quello che io faccio è per me un piccolo modo per poter partecipare al tuo servizio. Anch’io prendendomi cura di te posso essere d’aiuto ai più poveri.” Ecco queste parole mi hanno aperto il cuore e mi hanno fatto capire, capire di non essere sola. Si, forse dall’Italia sono partita sola ma qui il Signore mi ha messo vicino delle persone meravigliose che stanno partecipando con me alla mia missione e che mi aiutano come solo un papà e una mamma possono fare.
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Testimonianza di Emanuela

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10308565_808807769144555_8425121302140571686_nLa nostra famiglia si allarga sempre di più… in questi giorni abbiamo la fortuna di avere tra noi Emanuela Olmetto, una ragazza del movimento giovanile salesiano, laureata in medicina, che viene a stare con noi per un mesetto… spero sia la prima di una lunga serie di persone che vengano a condividere la nostra vita…
C’è una cosa che mi ha colpito parlando in questi giorni con lei… ad un certo punto mi ha chiesto se non mi demoralizzamo e se mi sentissi impotente difronte a tutto quello che lei vedeva… non ci avevo mai riflettuto, non ci avevo mai pensato. No, mi sento tutt’altro che impotente, io salvo tutti i giorni vite umane.

Vi allego i suoi primi pensieri dopo una settimana di permanenza con noi Continua a leggere »


Una candela un po’ più grande del solito

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Il bello delle celebrazioni tra la gente povera è la possibilità di riscoprire l’essenza della Liturgia e di poterla apprezzare nel senso profondo che ha. Il Sabato Santo ho celebrato la notte della vigilia in un villaggio, quello della Cobanerita, che mi attendeva trepidante, perchè da quando il parroco si stà occupando del villaggio, come dicono loro li ho un pò abbandonati… Per me è sempre una gioia condividere l’Eucaristia con loro.  

Mentre andavamo in processione con il cero pasquale dal luogo del falò alla Chiesa, si avvicina un ragazzino, avrà avuto un cinque o sei anni al massimo e mi chede: “Padre dove ha comprato una candela così grande, e quanto l’ha pagata? Deve esserle costata davvero tanto“. 

Io lì per lì ho ridacchiato un pò, in fondo aveva ragione… era solo una candela un po’ più grande… poi ho approfittato a partire dalla candela, che loro hanno nelle loro case come unica illuminazione per spiegargli che oggi facevamo una festa grande alla Persona che ha portato la luce nel mondo e che quel candelone (spero di non essere troppo dissacrante) che stavo portando lo rappresentava per tutti noi. Era la prima volta che si celebrava la Pasqua nel villaggio chissà che altro avrà pensato di quello che stavamo facendo. Suggestivo è stato il momento in cui la gente è entrata nella chiesetta, e ha deposto sotto l’altare le proprie candele (vedi foto) io ci ho visto il loro impegno a far brillare la luce di Cristo nella loro vita e nel mondo. Continua a leggere »


Buona Pasqua di Resurrezione!!!

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L’altro giorno mi è capitato di leggere una storiella:

Un allievo di un rabbino chiede al suo maestro: «Maestro è venuto il messia o lo dobbiamo ancora attendere?»

Il maestro si affaccia alla finestra, guarda per alcuni secondi lo splendido paesaggio della città di Gerusalemme e poi gli risponde: «Dobbiamo ancora attendere. Fuori il mondo è ancora pieno di guerre, di sofferenza, se fosse venuto il Messia sarebbe già cessato il male da tempo»

In questi giorni di Quaresima, i sentimenti che si sono alternati nella mia mente, sono ben rappresentati da questa storiella. Si avvicina la Pasqua di Cristo. Festeggiamo la vittoria di Cristo sul male e attorno a me il male sembra fare da padrone. I morti ammazzati sono quotidianamente in aumento. L’altro giorno nel lago è stato trovato il corpo di una ragazzina (14 anni circa). La ragazza era stata precedentemente violentata e poi annegata nel lago. Varie persone si sono tolte la vita, perchè non potevano più andare avanti. Un ragazzo di 17 anni è stato freddato da due persone, che si erano confuse e lo hanno ammazzato al posto di un altro che passava sulla stessa strada. Potrei continuare l’elenco (o meglio dire il bollettino di guerra) per ore. Continua a leggere »


“Quando saprò di essere un buon prete”

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10603367_10204623827781596_2246435680380440448_nCarissimi amici,

leggendo l’ultimo libro di don Alfonso Alfano (il sacerdote che mi ha rivestito il giorno della mia ordinazione e a cui devo davvero molto), mi ha colpito l’introduzione nella quale racconta di una domanda fatta alla madre: “mamma quando saprò di essere un buon prete” e la madre gli risponde: ” quando eri piccolo tutti dicevano che somigliavi a me altri a tuo padre. Vuoi sapere quando sarai un buon prete? quando la gente dirà che assomigli a Gesù Cristo.

In questi giorni di quaresima, mi sta facendo riflettere il mistero de “l’abbassamento” del Signore, del farsi uno di noi… Mi ricordo che il giorno dell’ordinazione, quando andai a ringraziare tutta la gente, scesi dal presbiterio ed incominciai a parlare a braccio tra la gente. Mi ricordo che un sacerdote, a cui voglio molto bene, terminata la messa, mi rimproverò bonariamente, dicendomi che non dovevo scendere dal presbiterio… sapeva bene che quello era stato il gesto programmatico di quello che volevo fosse il mio sacerdozio. Il papa in questo suo primo anno di pontificato, ci sta invitado a fare come Cristo… a scendere dai nostri “presbiteri” e a fare quello che ha fatto Cristo, cioè servire. Mi sembra che anche il nuovo rettor maggiore dei salesiani abbia detto lo stesso nel suo primo discorso da rettor maggiore. Continua a leggere »


Questa è la vita che ho scelto. Mi è stato insegnato fin da piccolo a lavorare duro

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In questi giorni mi sono capitate diverse cose, alcune piacevoli ed alcune meno. Le attività si susseguono e devo ringraziare i miei genitori che in questi giorni che hanno condiviso con me, mi hanno dato una grandissima mano. Come al solito (come fanno tutte le mamme), mamma si preoccupa per la mole di lavoro che portiamo avanti come missionari, ma parafrasando il film su don Bosco della rai: “Questa è la vita che abbiamo scelto. ci è stato insegnato fin da piccoli a lavorare duro

Abbiamo finalmente iniziato il corso di alfabetizzazione per le donne dei quartieri poveri. Io dico che il Signore lo ha voluto. Mi stavo riuniendo con la pastorale della donna, e mi sono accorto che molte di loro non hanno voluto il libro dei canti perchè non sanno leggere. Io mi sono detto, come fanno queste donne poi ad aiutare i propri figli a fare i compiti a casa e così gli ho proposto di organizzare un corso di alfabetizzazione per loro. Erano un po’ restie, ma il Signore mi ha illuminato e gli ho detto “se sapete leggere, potreste leggere la Bibbia, non vi piacerebbe?” e allora alcune di loro si sono convinte. Tornando a casa, mi fermo per chiudere la Chiesa, ed incontro una catechista con il marito (il marito non viene mai a messa durante la settimana perchè lavora a quell’ora). Io gli racconto del mio progetto di organizzare un corso di alfabetizzazione e che ora devo trovare un maestro e lo sposo mi dice che faceva corsi di alfabetizzazione quando era giovane e che mi avrebbe aiutato. Il Signore me lo ha mandato. Continua a leggere »


Testimonianza di una mamma

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Questa volta cambiamo un po’… invece di raccontarvi quello che faccio io, vi riporto una lettera di mia mamma che racconta questi giorni che sta passando con me…

10392420_10204637822371452_2460458447322002355_n“mi faccio viva per comunicarvi le impressioni, le emozioni che sto provando e vivendo accanto a Giampy in questa situazione nuova per me ma non del tutto estranea vista la mia precedente esperienza in Ecuador . La prima immagine che mi viene in mente in questo momento è la foto di don Bosco che ho sulla mia scrivania in Italia, è un don Bosco sorridente e contemporaneamente rassicurante, la stessa che circola in questa casa qui al Peten laddove di rassicurante c’è solo Lui…

La seconda immagine è l’accoglienza festosa dei bambini del barrio  La Paz all’arrivo di don Giampy. Lo aspettavano con ansia perché dopo la messa sapevano che avrebbe giocato con loro; erano emozionati  perché sapevano che saremmo andati anche noi, i suoi genitori. Una signora nel regalarmi una piccola tovaglia ricamata da loro mi ha detto: stai tranquilla che a tuo figlio ” le cuidamos nosotros, toda la comunidad.”che in spagnolo ha un significato più forte della nostra traduzione italiana(lo curiamo noi, tutta la comunità).

La terza immagine è quella più recente di ieri della messa celebrata alle 9 nella parrocchia dove vivono questi tre missionari: la chiesa era gremita: donne, ragazzi , uomini…una trentina di chierichetti tra ragazze  e ragazzi, composti nella loro serietà di servizio, per nulla annoiati o distratti nonostante il caldo (qui siamo a 33° e..fortuna che è inverno…) e la predica alquanto lunga perché tra l’altro si celebrava il battesimo di una bambina di circa un anno. La prima impressione è stata quella di vedere la gente assetata della Parola e della relativa spiegazione. Dopo la messa un gruppo di adolescenti vendeva dolci preparati dalle loro mamme per finanziare le attività dell’oratorio; sabato pomeriggio eravamo andati insieme al mercato per comprare gli ingredienti. Durante la Messa,(confesso il mio peccato), guardavo Giampiero, uno sguardo limpido, luminoso…che rivelava in pieno la sua felicità nello stare con questa gente, lo rivedevo bambino poi adolescente …lo ritrovavo uomo con una carica incredibile…una buona padronanza della lingua che usa nell’interloquire con le persone durante la messa che è una vera e propria festa con musica allegra e coinvolgente tanto che viene spontaneo seguirne il ritmo con il passo e le mani. E’ li che ho peccato di presunzione pensando che avrebbe fatto ugualmente bene in Italia…poi all’uscita della chiesa un bambino, un soldo di cacio che avrà avuto 4 anni è venuto vicino dicendomi : al padre  Giampi Yo le quiero mucho( a Giampi voglio molto bene) poi è scappato  e..allora la nostalgia cede il passo… Continua a leggere »


Un abbraccio che vale molto più di mille parole

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221820_538885156136819_1327415228_nCi sono gesti che fanno bene al cuore. Il primo gennaio, la comunità del villaggio della Cobanerita, mi chiede di celebrargli la messa alle 7 della sera. Devo dire che il mio primo pensiero è stato: “Rifiuto. È troppo tardi e le vie che conducono al villaggio sono abbastanza pericolose, per non parlare del fatto che il cellulare lì non prende per cui se mi succede qualcosa, chi mi va a ritrovare”. Però la mia incoscienza ed il desiderio di accontentarli hanno preso il sopravvento, ed alla fine ho deciso di andare lo stesso. Le vie di notte non sono molto sicure e comunque a quell’ora è davvero un azzardo, ma confido nella Provvidenza.

Il viaggio di notte, non è cominciato proprio bene. Lungo la strada ho trovato una persona ammazzata (Una macchina aveva investito un ragazzo che andava in moto, e che purtroppo è anche il figlio di una nostra catechista, e se ne era andata, lasciandolo li morente). La polizia prima di permettere di passare alle auto, ci ha fatto aspettare più di un’ora. L’oscurità, inoltre, non ha facilitato il trovare la strada giusta.

Arrivato lì, mi sono scusato per il ritardo, e ho spiegato le motivazioni. Ho celebrato l’Eucaristia con la gente. Alla fine della messa, il responsabile della cappella, ha chiesto a tutti di darmi un abbraccio, come augurio per l’anno a venire e per ringraziarmi di tutto quello che avevo fatto durante l’anno. Così si sono messi tutti in fila come per fare la comunione per abbracciarmi. Il gesto mi ha fatto pensare che, se prima avevano fatto la comunione con il Signore ora la stavano facendo con il loro sacerdote e che erano felici di averlo con loro. Chissà se anche nelle nostre chiese in Europa si possa fare lo stesso… Sono convinto che anche nell’altre parte del mondo certi gesti sarebbero apprezzati… Continua a leggere »


Ritornando in Guatemala

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Cari amici,

è passato quasi un mese da quando ci siamo salutati ed il ricordo è ancora vivo e forte in me. Tornando, mi aspettatva un bel po’ di lavoro arretrato… Le attività si sono succedute ad un ritmo impressionante ed ora che ho un attimo di tempo approfitto per farvi i miei auguri di Natale raccontantovi come ci si prepara qui al Natale.

1512641_698665983492068_397657099_nAppena arrivato abbiamo fatto un ritiro con la cooperativa di artigiani della nostra parrocchia.Costruiscono utensili vari in legno… Quest’anno siamo riusciti con le varie vendite che hanno fatto (soprattutto negli stati uniti) a raccimolare quasi 14000 quetzal per ogni famiglia. Non è neanche il soldo minimo, ma unito con il lavoro in campagna e qualche altro lavoretto che sono riusciti a trovare qua e la siamo riusciti a far vivere decentemente circa una trentina di famiglie. Il regalo di Natale più bello per la nostra parrocchia.

Il ritiro è durato due giorni. Sono state giornate abbastanza piene, la prima in cui hanno fatto un esame del lavoro di tutto l’anno, mentre il giorno seguente è stato più ritiro spirituale, culminato con l’Eucaristia. Io gli ho ricordato, che fanno lo stesso lavoro di San Giuseppe e che devono invocarlo come protettore. Loro si sono sentiti davvero orgogliosi di questo, e non finivano di ripeterlo terminata la messa. Davvero basta poco, per fargli sentire che valgono davvero tanto…

Abbiamo terminato con il pranzo e lo scambio di auguri ed a ogni famiglia si è regalato un cesto di Natale. Continua a leggere »


Ritorno a peten

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presepe-storia1Carissimi amici,

mi ero ripromesso di scrivere, prima di partire, due righe per ringraziare tutti, ma non ci sono riuscito. Ci ho riprovato quando sono arrivato in Guatemala, ma non ci sono riuscito ugualmente… così vi scrivo nella prima Domenica di Avvento, occasione per condividere le tante emozioni che mi porto nel cuore dopo il ritorno in Italia. Vi scrivo con il cuore in gola, per  le giornate passate insieme, anche se molto di corsa… Vi ringrazio, per l’affetto che mi avete dimostrato e mi scuso con tutti quelli a cui non ho potuto (per ragioni del poco tempo di cui disponevo) dare il tempo necessario. I giorni sono davvero volati.

Vi faccio una confidenza: devo ammettere che questa volta la partenza è stata un po’ più dura. La prima volta che sono partito, chiaramente c’era l’entusiasmo del nuovo, che attutiva la sofferenza per il distacco, con tutte le persone con cui sono cresciuto. La prima volta che partii, mi dicevo dentro di me. Signore, stavolta ho davvero lasciato tutto per te. Cambio nazione, continente, vado in un paese che non conosco per niente, né nella lingua e né nei costumi, lascio i miei parenti e i miei amici, ma mi voglio fidare come sempre di te. Questa volta parto sapendo quello a cui vado incontro. Due anni fa, c’era un po’ di incoscienza… Ma come ben sapete i due anni che ho vissuto in centro America, sono stati bellissimi. Del resto Dio non delude mai e sono convinti che anche i prossimi due saranno fantastici. Mentre stavo sull’aereo ho ripensato ad una canzone un po’ vecchia: “Esci dalla tua terra”. La strofa fa: Abramo non andare, non partire, non lasciare la tua casa, cosa speri di trovar? La strada è sempre quella, ma la gente è differente, ti è nemica, dove speri di arrivar? Quello che lasci tu lo conosci, il tuo Signore cosa ti dà? Un popolo, la terra, la promessa. Parola di Jahvè” Cioè tutto quello che ti serve…e la felicità. Continua a leggere »


Intervista all’animazione missionaria dell’ICC

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Si trova in Italia Don Giampiero De Nardi, cresciuto salesianamente nella nostra Circoscrizione e attualmente missionario a San Benito Peten in Guatemala. Volentieri ha rilasciato una intervista, così da condividere con noi la sua esperienza.

Innanzi tutto racconta qualcosa sul contesto nel quale ti trovi a vivere.

La regione in cui opera la parrocchia è rimasta molto abbandonata, la maggior parte della regione è priva di strade di comunicazione praticabili. I giovani e non giovani conoscono il grande esodo verso la capitale per accedere agli studi superiori e all’università e/o in cerca di lavoro. Molti scappano per gli Stati Uniti in cerca di fortuna, rischiando la vita nella traversata o di essere presi dalla polizia e rimandati in patria. I poveri hanno poco accesso ai servizi di base come igiene, sanità, acqua, elettricità, e scuole che preparino professionalmente. L’alimentazione è molto povera e poco variegata (fondamentalmente riso, faggioli e tortillas di mais), ma non tutti hanno il sufficiente. La gente vive perlopiù di commercio e di agricoltura, ma fatta in forma molto rudimentale.

Il traffico di droga sta crescendo esponenzialmente e ha raggiunto livelli preoccupanti. Esistono zone della regione completamente in mano ai narcotrafficanti.

Un problema che è al tempo stesso una risposta alla povertà è l’emigrazione verso gli Stati Uniti. Questo fenomeno è complesso e influenza la realtà familiare e sociale, perché porta le persone alla separazione temporanea o permanente dai propri cari, il contatto con altre esperienze culturali, con i nuovi valori e stili di vita. Non poche volte chi va a vivere negli Stati Uniti, si crea un’altra famiglia, creando disintegrazione nella famiglia di origine. Petén è, anche un importante, nodo di transito di molti migranti provenienti da tutto il Centro America.

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Ritorno a casa

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Sono già passati due anni, e così posso ritornare in Italia.

Da un lato non vedo l’ora di poter riabbracciare i tanti amici che mi stanno accompagnando con la preghiera, con la squisita amicizia e con aiuti economici (che come dire sempre più che utili), dall’altro risuonano in me le parole di una delle madri che accompagniamo con la pastorale della donna :«padre ora te ne vai e chi si occuperà di noi?».

Non che senza di me, le cose non continuino, però in un paese in cui la guerra civile ha fatto stragi, ed ha distrutto i tessuti familiari, le relazioni e qualsiasi punto fermo, avere semplicemente una persona che ti saluta e ti sorride, è un bene prezioso. «Padre, con te abbiamo confidenza» mi ripetono spesso, ed è duro guadagnarsi la confidenza (non sembra di stare in un paese latino americano). Lo vedi anche nei bambini che quando arrivo, si illuminano e iniziano a sorridere. Giochiamo ad acchiapparella, e sono felicissimi, ma all’inizio neanche mi salutavano. Ora al momento della pace, vengono tutti sull’altare e mi vengono a dare la pace e mi dicono le mamme che quando non vengo io a celebrare messa e viene un altro sacerdote, sono tristi perché non sono venuto io. Non credevo che la guerra potesse segnare così indelebilmente il cuore di un bambino.

Li lascio per un po’, anche perché ho bisogno di staccare la spina, riposarmi, perché la missione ti risucchia, ma non vedo l’ora di tornare da loro.


Dalla poesia alla vita concreta

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Ci sono versetti della Bibbia, che ti rimangono impressi più di altri, ci sono alcuni passi del Vangelo che sono pura poesia: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt. 25,35-36).

Come cristiano non so se posso dire di aver vissuto concretamente nella mia vita questo passo del Vangelo, anzi onestamente devo dir che l’ho vissuto molto poco. Come sempre ci pensa il Signore e il luogo in cui mi ha mandato a convertire il mio cuore e ad aprirlo al suo messaggio così mi mette davanti le situazioni concrete dove praticarlo… e la poesia del Vangelo si trasforma in persone concrete e purtroppo (o per fortuna per me) in dure lezioni di vita.

Ero malato e mi avete visitato

Un gruppo della parrocchia tutti i martedì, i giovedì e i sabato alle nove della notte va nell’ospedale comunale e distribuisce gratuitamente alla gente che rimane a fare la notte ai malati, caffè, un dolcetto, o una bevanda a base di latte caldo e mais (Atol). I bambini del reparto di pediatria non vedono l’ora che arriviamo, loro sono gli unici che possono bere il l’Atol e mangiare il dolcetto, gli altri malati sono sotto regime di dieta. Continua a leggere »


Un gesto che vale più di mille parole

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992835_617652661593401_1679837602_nIn questi giorni ho preparato il rendiconto economico della parrocchia degli ultimi tre mesi. Un po’ per sensibilizzare la gente alle spese vive della parrocchia che purtroppo sono ancora più delle entrate ed un po’ per dare un segnale di trasparenza. Ho così consegnato una busta da lettera con dentro il rendiconto ed una piccola lettera che invitava a riconsegnare la busta con dentro un’offerta.

L’altro giorno, durante una delle riunioni con la pastorale della donna, mi si avvicina una di loro (mamma, di tre figli, abbandonata dal marito, che vende cibo per la strada. La parrocchia la aiuta con una borsa di studio per uno dei figli, per permettergli di mandarlo a scuola), e mi consegna la busta con l’offerta anche lei. La mia prima reazione è stata quella di non accettarla, pensando che di quei soldi aveva più bisogno lei, ma lei mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto :« Padre, questi sono i risparmi che ho racimolato questo mese, per poter anche io contribuire alla parrocchia. La parrocchia mi ha sempre aiutato e non solo economicamente, mi ha insegnato a credere in me stessa, quando credevo che la mia vita non valesse più nulla, a lottare per i miei figli e per la mia famiglia, è stata per me, la mia unica famiglia e in una famiglia si collabora, con quello che uno può. Non disprezzi il mio sforzo». Avrei voluto piangere. I poveri mi sanno sempre sorprendere.

La sera ho aperto la busta e ci ho trovato 50 quetzal (5 Euro circa, ma in pratica come se fossero 50 Euro). I poveri sanno sempre essere generosi emi è venuto in mente il gesto della vedova del vangelo, che getta nel tesoro del tempio due spiccioli, e Gesù la cita come esempio immortalandone per i secoli il gesto, facendo vedere ai discepoli, che lei aveva messo di più di tutti perché aveva messo quello che gli serviva per vivere. Continua a leggere »


dammi il cinque

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407628_2891983424642_913453657_nCari amici,
Torno da poco da una settimana di formazione in Costa Rica. Oggi compio cinque anni di sacerdozio. Un grande dono di Dio, del quale non smetto mai di ringraziare e che mi è stato affidato, nonostante la mia piccolezza, le mie debolezze e le mie infedeltà quotidiane.
Ancora è molto forte in me il ricordo di quel giorno. Nella Chiesa di Santa Maria della Speranza, con un calore insopportabile, visto l’orario della messa e visto il giorno dell’anno e soprattutto vista la poca areazione della Chiesa, un giorno caldo soprattutto quello che stavo vivendo dentro. I ricordi si ammucchiavano nella mia testa e quasi non mi lasciavano spazio ai pensieri e esplodevano in lacrime di gioia, che praticamente mi hanno solcato il viso per tutta la celebrazione. Avevo promesso di non piangere, ma rientra tra quelle poche promesse che non sono riuscito a mantenere nella vita.
Un giorno atteso e preparato per anni, con accanto tutti i miei amici, dai quali sono stato accompagnato per le diverse tappe della mia preparazione sacerdotale, con le quali ho condiviso, le mie gioie, i miei dolori, i miei affanni, e dalle quali ho ricevuto molto di quello che oggi sono. Continua a leggere »


Mese di Maggio

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ImmagineUn “caloroso” saluto da San Benito. So che in Italia ancora non è arrivata la primavera… qui in cambio la temperatura è fissa ai 40 gradi. Stiamo aspettando la stagione delle piogge!!! Nel frattempo le attività si susseguono a ritmo vertiginoso.
Il 12 Maggio abbiamo fatto il ritiro per i ragazzi che si preparano per la cresima. Sono “appena” 79 e molti di loro già stanno cominciando a impegnarsi concretamente nella parrocchia (molti di loro sono già animatori dell’oratorio).
Il 19 maggio, giorno di Pentecoste, abbiamo festeggiato in maniera solenne la nascita della Chiesa, con una grandissima festa, che ha coinvolto tutti i fedeli della parrocchia. Abbiamo cominciato con una camminata, diciamo una processione, dall’ospedale della città.
Arrivati alla parrocchia, abbiamo celebrato la messa e finita la celebrazione i vari quartieri hanno presentato un numero (chi un ballo folklorico, chi un canto, chi una piccola scena teatrale).
Terminato lo spettacolo, c’è stata una piccola lotteria e a seguire il pranzo in parte offerto dalla parrocchia ed in parte offerto dalla gente. Continua a leggere »


alcune riflessioni a partire dal papa

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papa-francesco_h_partbLeggevo un articolo del corriere della sera sull’incontro del papa con i seminaristi e i novizi di Roma. Il suo predicare (e non solo con la parola, ma soprattutto con i fatti) l’essenzialità e la radicalità evangelica è senza dubbio un gran dono per la Chiesa. L’articolo riportava vari elementi che mi hanno fatto pensare. Ma quello sulla povertà dei mezzi ha acceso in me grandi emozioni. Un papa che non ha paura di denunciare le strutture vecchie e inadeguate della Chiesa (che non ha paura di fare cambi nello IOR), che invoca il cambiamento. Sentir dire al papa: «A me fa male quando vedo una suora o un prete con la macchina ultimo modello. Non si può andare con auto costose. La macchina – ha spiegato – è necessaria per fare tanto lavoro, ma prendetene una umile. Se ne volete una bella pensate ai bambini che muoiono di fame».

Il gusto dell’essenziale e della povertà evangelica era un desiderio che avevo molto forte in Italia, e che molto spesso è stato disatteso o da alcuni confratelli totalmente incompreso. Molti confratelli l’hanno spesso mal interpretato, a volte facendomi quasi credere che fossi sbagliato. L’arrivare in terra di missione, mi ha permesso di vivere e realizzare questo desiderio. Gli stessi vescovi sono un esempio di sobrietà nel vestire e in quello che possiedono, non è una prerogativa solo del papa. In questa parte del mondo il contatto con la miseria della gente, ha fatto in modo che i sacerdoti e i vescovi non cadessero in un borghesismo molto lontano dall’ideale evangelico.

Per il resto. La vita in Peten procede, come procede l’attività oratoriana. Sono una trentina i ragazzi che ora frequentano stabilmente l’oratorio la domenica, mentre almeno altrettanti vengono non costantemente (una domenica si e una no…). Ad Agosto parte il primo campionato. Non sono molti, ma visto che il quartiere è tra i più violenti, è già molto che le mamme gli permettano di venire… per me è già una gran conquista.

Con una donazione che mi è stata fatta per i bambini dei villaggi ho potuto comprare alcuni giocattoli per la festa patronale del villaggio. È stato bello vedere gli occhioni felici di tanti bambini che davvero con poco possono essere felici, che si accontentano con poco.

Infine, sono stato alla prima riunione di pastorale della donna… Diciamo la versione cristiana del movimento femminista… La Chiesa del Petén cerca di accompagnare le donne (soprattutto le madri abbandonate) a riscoprire la loro dignità, i loro diritti e il loro valore. È un lavoro lungo, soprattutto psicologico, ma anche di formazione personale. Le si insegnano vari lavori manuali con i quali possono produrre varie cose per poi rivenderle. Attualmente nella parrocchia sono più di 200 mamme che seguo in vari gruppi. Abbiamo una riunione mensile, dove facciamo un po’ di formazione personale e a seguire le si insegna alcuni lavori di artigianato o di cucina… mi sono impegnato ad insegnarle a fare pizza… La cosa di cui più ringraziano è di averle fatte riscoprire il loro valore come persona, di poter parlare liberamente in pubblico. Per me erano cose molto scontate, ma qui siamo indietro di molti anni…

Vi mando un abbraccio di cuore.

Don Giampy


Il nostro primo Oratorio!!!

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179726_606152776076723_610665040_nIn questi giorni sono successe diverse cose belle che condivido con tutti voi. La più bella tra tutte, è senz’altro l’apertura dell’oratorio. Finalmente, la nostra parrocchia ha un suo oratorio. Un primo sogno che si realizza: possiamo finalmente offrire uno spazio di crescita e di condivisione ai giovani e ai bambini della parrocchia. Per ora l’oratorio è solo domenicale e solo per tre ore, perché non possiamo permetterci di più, non avendo animatori ed essendo io impegnato in molte attività, però intanto diamo un segnale forte di attenzione ai più piccoli, che di solito sono sempre i più dimenticati. Abbiamo aperto l’oratorio nel quartiere di Vista Hermosa, uno tra i più poveri e come al solito più violenti della parrocchia, il sogno è di aprirlo in tutte le cappelle della parrocchia (ci sono altre zone che lo necessitano, però sono troppo pericolose). È un oratorio un po’ particolare…. ogni bambino potrà scegliere cosa fare: se ricevere recupero scolastico (spagnolo, matematica e scienza… più avanti speriamo di poter dare anche inglese… ma già se sapessero parlare lo spagnolo non sarebbe male) o entrare nel piccolo gruppo di danza folklorica o di giocare a calcio o apprendere a cantare o a suonare uno strumento musicale. Nell’oratorio vogliamo creare uno spazio organizzato in cui rispondere davvero ai bisogni dei ragazzi del territorio, che soprattutto lamentano di preparazione scolastica, ma anche di diversione.
Domenica 7 di Aprile alle 2 del pomeriggio ci siamo radunati con gli animatori (un po’ alle prime armi, ma molto volenterosi) e con una quarantina di bambini per dare il via ai giochi organizzati, che si sono protratti fino alle cinque, abbiamo concluso la giornata con la buonanotte e con un Ave Maria… si dice che don Bosco abbia iniziato tutto con essa, tutta la sua opera, mi sembrava giusto fare lo stesso. Essendo il giorno di apertura ufficiale, è stata principalmente una festa. Sinceramente, non mi aspettavo che venissero tanti bambini per essere la prima volta, ed in una zona in cui i bambini fanno difficoltà a muoversi da soli o a radunarsi, inoltre i guatemaltechi sono diffidenti per natura. Vi posso assicurare che vedere i volti di quei bambini sorridere, facendo cose molto semplici (corse con i sacchi o staffette) mi ha riempito il cuore. Continua a leggere »


Quaresima e digiuno … riflessioni dalla missione

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1959665_10203463507014302_716641908_nParlare di digiuno in Quaresima ha tutto un altro effetto, quando chi ti circonda, lo fa tutti i giorni e non per sua volontà, parlare di astinenza dalla carne, a chi la carne la mangia, se va bene, una volta al mese, è qualcosa di realmente imbarazzante, almeno personalmente. Approfitto per condividere le riflessioni che mi sono scaturite dal cuore, in questi giorni, mentre anche io praticavo il mio di digiuno.

Il digiuno può essere un lusso per chi se lo può permettere. Milioni di persone, lo praticano ogni giorno, e senza desiderarlo, senza volerlo, solo per aver avuto la sfortuna di essere nate in una zona del mondo nella quale la miseria e la fame fanno da padrone. Gesù avverte che la pratica del digiuno è vuota e può facilmente divenire una sorta di sforzo personale, mentre ci chiede di sentirci solidali con i nostri fratelli, di crescere nella misericordia. Il vero digiuno è quello che mi porta a sentirmi partecipe della vita di chi è più sfortunato di me.

Quando ero in Italia mi capitava spesso di ascoltare molti sacerdoti che invitavano a sostituire il digiuno fisico, con il digiunare dalle cose che più ci piacciono, così da purificarci da esse. Oggi non mi sento di condividere più questa visione. Oggi, penso che sia importante digiunare, e farlo sul serio, almeno una volta all’anno, mangiare un solo pasto, per provare sulla propria pelle quello che provano ogni giorno milioni di miei fratelli in tutto il mondo. Continua a leggere »


Piccole lezioni di vita

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734662_538883446136990_335130694_nCi sono alcune cose alle quali uno non si abitua mai, e ci sono cose dalle quali riceve sempre insegnamenti per la vita. Una di queste per me, è il contatto con i poveri, che ogni giorno mi danno concrete lezioni di vita. Domenica scorsa sono stato a celebrare nel villaggio chiamato Belen (Betlemme). È il villaggio più piccolo e più povero, ci vivono solo contadini. La comunità anche è molto piccola, pochi sono i cristiani cattolici, in balia della moltitudine di sette pseudo-evangeliche, che gli rubano solo i soldi.

Terminata la messa, mi hanno accompagnato nella casa, del catechista della comunità (un po’ il responsabile dell’intera comunità cristiana) e mi ha offerto il pranzo. Il pranzo è consistito in un piatto di fagioli e “tortilla” di mais (la tortilla è una specie di focaccia di mais e si usa un po’ come da noi il pane). È bello vedere come i poveri sappiano condividere anche quel poco che non hanno… Quello che però più mi ha fatto sentire un verme, è che ero l’unico a mangiare i fagioli, loro si sono accontentati di magiare solo le “tortilla”. Al padre sempre gli si offre il meglio di quello che uno ha nella casa, è una forma di rispetto e soprattutto di cortesia per l’ospite, però, ti dà l’idea di cosa possano mangiare loro. Da quanto sono in missione sto cercando di evitare di “sfruttare” e di usufruire di quei privilegi che la gente mi da in quanto padre. Non rifiuto mai, perché sarebbe un’offesa per loro, ma cerco di non mettermi in condizione di approfittare e cerco di utilizzare la vita e le risorse di cui dispongo solo per i poveri, evitando di perdere tempo. Don Bosco diceva che fin l’ultimo respiro sarebbe stato dei suoi ragazzi, questo credo era il suo modo di vivere la povertà. Continua a leggere »


Buona festa di don Bosco anche se in ritardo

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downloadVi aggiorno sulle cose che sono capitate qui in Peten. Stiamo iniziando poco a poco l’attività. Abbiamo iniziato a celebrare un volta alla settimana in ognuna delle cappelle della parrocchia. La gente non può raggiungere il centro per via delle distanze e del fatto che non ha mezzi di locomozione. Due volte al mese vado a celebrare in ognuno dei tre villaggi che appartengono alla parrocchia.
Abbiamo festeggiato don Bosco con una novena di preparazione. Domenica 27 abbiamo invitato il vescovo a presiedere la messa, a seguire nella parrocchia con padre shiju i ragazzi hanno organizzato giochi per i bambini, mentre io sono andato a celebrare nei villaggi dove abbiamo proiettato il film di don Bosco. Ai ragazzi che hanno partecipato ai giochi abbiamo offerto il pranzo. Non sempre possono avere un pasto decente ed una volta all’anno (per don Bosco) si può fare. Il 31 di gennaio alle 5:00 di mattina abbiamo fatto la cantata a don Bosco, seguita da colazione a base di caffè e tamales
La sera abbiamo celebrato la messa solenne e sono venute molte persone, molte di più di quante immaginavamo, per fortuna che avevo fatto fare un paio di torte in più da distribuire alla gente.
La gente un po’ alla volta si sta affezionando a don bosco e alla comunità salesiana lo vediamo dalla generosità che manifestano, non hanno molto, però lo condividono volentieri con noi.
In questi giorni sto davvero facendo l’esperienza della Provvidenza del Signore. Mi arriva quello che necessito per pagare le bollette o le cose da comprare. Le torte e la bevanda che avevo promesso di distribuire alla gente il giorno del 31, si sono praticamente pagate da sole. Un sacco di persone che con piccole offerte 10, 20 quetzal (1, 2 Euro) hanno praticamente pagato il dolce mentre altre persone mi hanno regalato succhi e bevande da distribuire. È propri vero che i poveri condividono con molta più facilità di quanto si possa credere e che Dio non fa mancare nulla a chi lo serve.
Oggi ho la prima riunione per preparare il nascente oratorio, non ho ancora ne il terreno ne il luogo dove iniziare, ma don Bosco ha avuto lo stesso problema, per cui non mi preoccupo più di tanto
Un abbraccio a tutti e continuate a pregare per me e per la mia comunità
È disponibile il sito della parrocchia su facebook:

www.facebook.com/ParroquiaSanBenitodePalermo?ref=hl dove potete trovare le nostre avventure i nostri commenti e soprattutto le foto e i video delle nostre attività


DICHIARAZIONE DI GUERRA

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Dichiaro guerra agli egoisti del cuore,
che difendono a tutti i costi la loro felicità personale e non vedono lo stesso diritto in chi sta loro vicino
Dichiaro guerra ai maliziosi,
che vedono sempre un secondo e terzo fine nelle cose e nelle persone e fanno di tutto per scovare i difetti e gli errori degli altri.
Dichiaro guerra agli esperti di pessimismo,
che sanno sradicare immediatamente ogni piccolo germoglio di bene e di speranza con la facile visione negativa delle cose.
Dichiaro guerra ai super-convinti delle loro idee,
che si impongono e vogliono schiacciare coloro che sono invece sempre un po’ in ricerca e con sempre qualche domanda aperta…
Dichiaro guerra a coloro che se ne stanno beatamente in pace mentre qualcuno vicino non è in pace, mentre non c’è pace nella famiglia accanto, nella nazione vicina…
…e mentre dichiaro guerra mi accorgo che il primo nemico da combattere sta proprio vicino in me, dentro di me. La guerra sarà davvero dura e richiederà sofferenza, ma non posso tirarmi indietro e gettare le armi.
Da quando Gesù è apparso nella mangiatoia di Betlemme, è iniziata la guerra all’egoismo, alla freddezza di cuore, alla cattiveria…
E la fragilità umana del bambino-Dio deposto nella culla è l’arma migliore che è data anche a me.
Armiamoci dunque di umanità vera, e partiamo… la vittoria della pace è vicina! Felice Anno nuovo a tutti


Caro Bambino Gesù

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maria2Caro Bambino Gesù, ora che di nuovo nasci bambino sulla Terra,  ti voglio avvisare:

Non nascere in Europa:

ti metterebbero solo solo davanti alla Tv

riempiendoti di pop corn e merendine

e ti educherebbero a essere competitivo,

uomo di potere e di successo,

e a essere un «lupo» per altri bambini

semmai africani, latinoamericani o asiatici.

Non nascere nel Nord America:

ti insegnerebbero che sei superiore agli altri bambini,

che il tempo è denaro,

che tutto può essere ridotto a business, anche la natura,

che ogni uomo «ha un prezzo»

e tutti possono essere comprati e corrotti;

e ti eserciterebbero a sparar missili e a fare embarghi

che tolgono cibo e medicine ad altri bambini.

Non nascere in Africa:

ti capiterebbe di nascere con l’aids

e di morire di diarrea, ancora neonato

oppure di finire profugo in un Paese non tuo

per scappare a delle nuove stragi degli innocenti.

Non nascere nell’America Latina:

finiresti bambino di strada oppure ti sfrutterebbero

per tagliar canna da zucchero o raccogliere caffè e cacao

per i bambini del Nord del mondo

senza mai poter mangiare una sola tavoletta di cioccolato.

Non nascere in Asia:

ti metterebbero «a padrone» lavorando

quattordici ore al giorno

per tappeti oppure scarpe, palloni e giocattoli

da regalare… a Natale… ai bambini del Nord del mondo,

e tu andresti scalzo e giocheresti a calcio

con palloni di carta o pezza o peggio ancora

potresti nascere per essere sfruttato sessualmente.

Ma soprattutto non nascere di nuovo in Palestina:

alcuni ti metterebbero un fucile, altri una pietra in mano

e ti insegnerebbero a odiare i tuoi fratelli… di stesso Padre:

gli ebrei, i musulmani e i cristiani.

Caro Bambino Gesù, a pensarci bene

il Natale ci vieni a ricordare

che tu nasci continuamente in tutti questi posti

e che non possiamo starcene con le mani in mano … ci viene a ricordare

che le ingiustizie che ogni giorno si compiono in tutto il mondo

sono frutto di un cuore che non ti ha ancora incontrato

Allora vieni e torna a nascere ancora nei cuori di ognuno di noi

e fa che ci impegniamo per un mondo migliore

un modo in cui ogni bambino che nasce

possa realizzare il suo essere figlio di Dio!!!

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Si avvicina il Natale

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imagesTermina un altro anno, si avvicina un’altra festa di Natale; a cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, nell’anno della fede, c’è una domanda decisiva che possiamo e dobbiamo porci: quest’anno siamo stati capaci – nonostante limiti, incertezze e contraddizioni – di riavvicinarci al Vangelo e di riavvicinare il Vangelo agli uomini e alle donne di oggi con la nostra vita?

La fedeltà allo spirito del Natale ci insegna a vivere e a narrare il cristianesimo sotto il segno della misericordia e della carità. Nella parabola del buon samaritano a chi gli chiedeva chi è il mio prossimo, Gesù risponde fatti prossimo di chi soffre.

‎Diceva Mons. Tonino Bello: “Siete credenti per la Fede, sarete credibili per la Speranza, ma sarete creduti soltanto per la Carità che testimoniate”. Solo se sapremo preferire la “medicina della misericordia e della carità” alla “verga del castigo e del giudizio” potremo dare un messaggio affascinante per il mondo. Solo così saremo capaci di comprendere e di raccontare i tratti di un Gesù, Signore della storia, che si fa bambino, che si rende piccolo e insignificante, che si fa debole, che si rende vulnerabile tanto da poter terminare la sua avventura sulla terra per colpa di Erode, già a solo due anni. Continua a leggere »


Hasta pronto Honduras (a presto Honduras),

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225033_4558700531528_1167926794_nLe uniche parole che mi vengono in mente sono queste. L’Honduras e la parrocchia Maria Ausiliatrice mi hanno rubato il cuore, per la spontaneità e la semplicità della gente. È bastato solo un anno per creare affetti e amicizie profonde. Un affetto immeritato. Tutti hanno voluto festeggiarmi, salutarmi, regalarmi qualcosa perché io mi potessi ricordare di loro, come se fosse possibile scordarmi di un anno meraviglioso come questo. Tutti volevano farsi foto con me, neanche fossi una star per avere un ricordo di me. È bello l’amore che la gente prova per un sacerdote.

La gente ha anche voluto dirmi grazie e non solo con regali, ma soprattutto ringraziandomi personalmente di quello che avevo fatto per loro.  Tra le tante cose che mi hanno detto, mi ha colpito la testimonianza di una ragazza che mi ha detto: “Padre, quando venivo a messa, la cosa che più mi dava piacere, era che tu venivi là e mi abbracciavi.  A casa, i miei genitori non mi abbracciano mai”. Triste realtà, dove, in una cultura “caliente”, i genitori hanno difficoltà ad esprimere con gesti concreti il calore e l’affetto; ed un gesto molto semplice come un sorriso (qui mi chiamano il prete che sorride) e un abbraccio può valere molto per una persona. Anche, un’altra signora, mi ha detto lo stesso: “ Padre, tu mi sgridavi continuamente, praticamente tutte le volte che venivi, ma dopo mi abbracciavi e sentivo che in quel momento era il Signore stesso che mi dava quell’abbraccio”. Questa signora è stata abbandonata dal marito, che oltre che a educare i suoi figli, sta educando il figlio di una vicina di casa che se ne è andata via abbandonandole il figlio (che è diventata la mia mascotte, è uguale a me da piccolo, un piccolo terremoto che non riesce a stare fermo un attimo, ed un bellissimo angioletto quando serve all’altare). Continua a leggere »


Si avvicina il giorno della mia partenza per il Guatemala

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rosarioMi rimangono ancora pochi giorni in Honduras, presto mi trasferirò in Guatemala. L’Honduras e la parrocchia dove sono mi hanno davvero stregato il cuore. Approfitto per raccontarvi quello che mi è successo in questi giorni.
La missione di evangelizzazione per le strade di Comayaguela è terminata. Ora attendiamo i frutti di questa mobilizzazione. Il 27 di Ottobre, abbiamo celebrato una notte di preghiera per le vie del quartiere San Martin. Il camion della parrocchia, trasformato per l’occasione in palco, ha ospitato un predicatore della parrocchia vicina, che ha fatto una lectio divina su Mosè in fronte al roveto ardente. Successivamente il gruppo musicale ha animato con canti e balli la serata ed infine io ho celebrato la messa. Mi ha fatto un effetto strano celebrare per le vie del quartiere la messa, il giorno stesso in cui abbiamo terminato di visitare e “portare la buona notizia” casa per casa alla gente del posto. Alla fine, per prendermi in giro, mi hanno detto che sembravo un pastore evangelico, che tradotto, mi stavano dicendo che avevo fatto una buona predica, mi ha fatto ridere l’accostamento, soprattutto per il fatto che i pastori evangelici gridano tutto il tempo.

Il 28 abbiamo festeggiato la fine della missione con una giornata di giochi popolari per tutti (compreso l’albero della cuccagna), terminando con la messa. È bello vedere che la gente si diverte davvero con poco. Continua a leggere »


una mail un po’ rosa

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ImmagineQuest’anno devo dire che mi è capitato di lavorare molto con ragazze. Gli alunni del centro di formazione professionale sono principalmente ragazze. Il 95% degli alunni sono ragazze (la maggior parte di loro ragazze madri con almeno uno o due figli). Bisogna dire che in Honduras la popolazione è nella maggior parte femminile, circa il 60 % sono donne, ma la loro condizione e il rispetto dei loro diritti è ancora molto lontano dal raggiungere i livelli minimi.

Vi racconto un’esperienza che ho avuto la notte passata. È venuta a parlare con me una ragazza, per confessarsi e per chiacchierare. Tra le cose che mi ha detto, verso la fine, con un po’ di vergogna nel dirlo mi ha raccontato che uno dei capi della malavita locale, voleva rubarsela (qui dicono “Tomarla” … letteralmente prenderla, lo stesso verbo che si usa per farsi una birra per intenderci, e come diceva un mio professore oggi in cielo, le parole hanno il loro valore) e nel vero senso della parola, cioè le rapiscono e le portano nella loro casa e “diventano le loro mogli” anche se a la ragazza lui non interessa, chiaro se lei non vuole e non accetta la schiavitù (perché di questo si tratta), può sempre scegliere di essere crivellata di colpi di una pistola. Non so se avete presente quando gli uomini delle caverne con la clava colpivano la donna in testa e la trascinavano alla caverna, beh è un po’ così. Continua a leggere »


Da un articolo del Sacro Cuore

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Salesiani missionari in Honduras: 100 anni

ImmagineDon Bosco da 100 anni è presente in Honduras per mezzo dei salesiani che vivono in una delle due zone più povere e pericolose della capitale Tegucigalpa con due Comunità. Sette milioni e mezzo di abitanti vivono su un territorio uguale ad un terzo dell’Italia nel cuore dell’America Centrale, circondati da Guatemala, El Salvador,Nicaragua.
È una nazione molto giovane: basti pensare che il 65% della popolazione ha meno di 30 anni.
Si presenta come un paese instabile socialmente, anche se ricco di risorse economiche. La violenza, che in questi ultimi anni ha preso sempre più forza, provoca ogni anno la morte di circa settemila persone, in maggioranza giovani, per omicidi legati alla delinquenza organizzata.

La corruzione è l’altra piaga diffusa a tutti i livelli, soprattutto negli organi statali. Nei barrios periferici in genere manca l’accesso all’acqua potabile, alle fogne e ai servizi base della sanità, dell’istruzione, del lavoro. Un’altra causa di instabilità è l’emigrazione dei capi famiglia alla ricerca di lavoro con le conseguenze di famiglie disunite e bambini lasciati alle cure dei parenti o dei vicini di casa. Continua a leggere »


e se il giovane ricco fosse andato in missione?

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il giovane ricco 1Approfitto di un’omelia che ho letto che mi ha fatto particolarmente riflettere… la condivido con voi

Iniziamo da un piccolo “fallimento” nell’opera evangelizzatrice di Gesù che è l’incontro con il giovane ricco. L’incontro fallisce proprio perché egli è ricco, e le sue ricchezze sono per lui più importanti di ogni altra cosa, anche di un Dio che gli può cambiare la vita. E dire che si trattava di un giovane in gamba, di un giovane “modello”, come diremmo noi! Il suo desiderio di “fare qualcosa per avere la vita eterna” non era una richiesta strana che proveniva da un momento di particolare fervore mistico (come magari spesso accade): faceva parte di un cammino di fede vero, profondo, fatto di osservanza della Legge di Mosè sin da piccolo. Lo sguardo affettuoso di Gesù nei suoi confronti è eloquente: aveva capito di avere davanti a sé qualcuno con cui poteva osare, nel richiedere radicalità, per cui gli chiede di rinunciare a tutti i suoi beni per avere un tesoro nei cieli, invece che qui sulla terra. Una volta fatto questo, l’accesso alla vita eterna gli sarebbe venuto dalla sequela di Gesù. Ma i suoi beni, i suoi averi, le sue ricchezze avevano per lui un’importanza maggiore: gli davano più sicurezza di quanta gliene dava Dio, erano per lui (come per l’ebreo medio di allora) il segno di una benedizione di Dio che non era possibile rinnegare. Questa fiducia nei beni terreni come sicurezza per la nostra vita di fede, letta in chiave missionaria mi fa pensare a un tema particolarmente delicato e sempre molto attuale nel mondo missionario, ovvero quello dell’uso dei beni materiali e delle risorse economiche nei luoghi di missione. Ogni missionario lo può testimoniare: la generosità della gente verso tutto ciò che è opera di promozione umana, sociale e religiosa nei territori di missione è veramente straordinaria, in molti casi addirittura commovente. Continua a leggere »


Mission impossible…

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È iniziato il mese missionario e come parrocchia missionari abbiamo deciso di non rimanere con le mani in mano. Che abbiamo fatto o meglio che stiamo facendo? Semplicemente abbiamo deciso di andare evangelizzando per le strade del quartiere. Il sabato facciamo una mega festa, con canti, balli e preghiere. Viene invitato un predicatore per commentare la Parola di Dio, mentre la Domenica, visitiamo le case della gente, preghiamo con loro, le invitiamo alle varie attività che organizza la parrocchia ed infine gli diamo un foglietto dove spieghiamo tutte le attività sociali che portiamo avanti e l’invitiamo ad approfittarne. È un modo per uscire dalle nostre mura ed essere ancora più presenti tra la gente, del resto il Signore andava per le strade, e lì predicava, lì guariva la gente e lì incontrava i poveri e gli ultimi della società ed infine si è fatto lui stesso strada, affinché potesse rimanere sempre con noi.

Il primo week-end è passato e vi racconto quello che ci è successo. Il sabato è stato molto bello, ci siamo riuniti in una degli incroci della zona. È venuta moltissima gente più di settecento persone erano presenti. Ci sono stati canti e balli, ed un po’ di animazione, dopo è intervenuto il predicatore, che era carismatico, facendo la sua predicazione e terminando con un orazione di sanazione, e abbiamo concluso con il rosario. Continua a leggere »


ARTICOLO SU INFOANS.ORG

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A un anno dal mandato, il ricordo di don de Nardi

150452_4070271081097_1281203335_nEsattamente un anno fa don Giampiero De Nardi partiva per la missione, dopo aver ricevuto il mandato dal Rettor Maggiore nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Oggi, dopo 12 mesi di lavoro in Honduras e Guatemala, con molte esperienze già alle spalle, ci racconta cosa gli resta del corso d’orientamento e della cerimonia dell’invio missionario.

“Io considero il corso dei missionari e la consegna del crocifisso uno spartiacque nella mia vita. – afferma don de Nardi in una nota inviata ad ANS – So che per molti probabilmente il momento della partenza è il giorno che considerano come spartiacque, ma io considero il giorno della consegna del crocefisso, e il corso una specie di introduzione a questo momento”.

A distanza di un anno il ricordo delle settimane trascorse nella formazione conserva intatta tutta la bellezza: “ho vissuto il corso per missionari come una sorta di luna di miele del mio sacerdozio e soprattutto della mia vocazione missionaria, come un’occasione per riflettere sui tanti doni con i quali il Signore aveva colmato la mia vita e sulla meravigliosa chiamata che mi aveva donato. Ho dei bei ricordi, a cominciare dal clima fraterno che si era instaurato, nonostante le difficoltà di comunicazione che si sono presentate, ma si percepiva quella voglia di donarsi al Signore in maniera totale e radicale”. Continua a leggere »


è passato quasi un anno dalla mia partenza

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a4Precisamente in questo periodo, l’anno passato, stavo partecipando al corso per missionari. Tutte le emozioni, un misto di paure e di speranze , si alternavano in quei giorni in attesa del 1 Ottobre, giorno in cui il mio aereo sarebbe partito da Roma per la mia nuova destinazione. Questo mese è stato ricco di tanti frutti del lavoro di quasi un anno qui in Honduras.
La prima notizia bella è stata quella della cerimonia di consegna dei diplomi ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato ai nostri corsi professionali nel primo semestre. Attualmente si stanno ancora svolgendo quelli del secondo semestre. Quest’anno sono stati ben 210 i ragazzi che si sono diplomati con corsi riconosciuti dallo stato dell’Honduras. Principalmente sono state ragazze a diplomarsi. La realtà della donna in Honduras è incredibile. Se va bene, la donna porta avanti la famiglia nel vero senso della parola. Si occupa della gestione della casa, educa i figli e lavora per mantenere il nucleo familiare, mentre il marito si sveglia alle 10 della mattina e si ubriaca o passa tutto il giorno stravaccato sul divano, quando è lucido mette incinta la moglie o un’altra ragazza del vicinato. Situazioni di violenza intrafamiliare sono all’ordine del giorno e chi ne fa le spese è soprattutto la moglie. Il fatto, poi, che debbano sostenere economicamente la famiglia, le costringe ad una vita sacrificatissima. Se va male, la ragazza viene messa incinta e abbandonata e così si deve fare carico del figlio da sola. Molte ragazze sono già madri a 14-15 anni (e purtroppo alcune anche prima). La maggior parte dei lavori che porta avanti la donna sono fatti in casa, come cucito, cucina, taglio di capelli. Quest’anno abbiamo aperto il corso di cucina e l’anno prossimo abbiamo già un accordo con la federazione svizzera perché doni tutto il materiale per il corso, per ora ce lo siamo fatti prestare.a3
Alla festa ha partecipato il responsabile dell’INFOP, che è l’organizzazione statale che si occupa della gestione dei corsi professionali nel paese e la responsabile della federazione svizzera, che dall’anno prossimo appoggerà i corsi dell’INFOP. Terminata la manifestazione la responsabile in Honduras della federazione svizzera mi ha chiamato in disparte e mi ha detto che hanno definitivamente scelto la nostra struttura per un progetto pilota nella nazione e che ci accompagneranno e sosteranno nei prossimi cinque anni. È una bella questa attestazione di stima, e sono molte le organizzazioni che vedono nel nostro lavoro, un livello di eccellenza e che ci scelgono per portare avanti piccoli esperimenti (successivamente da esportare in altre strutture) per migliorare il paese.
a1Abbiamo terminato anche i ritiri in preparazione per la cresima, sono andato all’ultimo a celebrare la messa, come al solito, la mia è stata una visita lampo. Quel giorno ho dovuto celebrare cinque messe, dato che mancava un prete in parrocchia. La mancanza di preti in missione ti costringe a celebrare una messa dietro l’altra. La cosa bella, però, che sto vivendo qui è che non solo non mi pesa celebrare tutte queste messe, ma al contrario, ogni messa che celebro è davvero un’occasione per incontrare profondamente il Signore, non vivo la ripetitività ma ogni messa è davvero unica e speciale. Anche le ore nel confessionale a cui non ero abituato sono una grande occasioni per amministrare la misericordia di Dio, ma soprattutto per farne esperienza per primo.
Una altra bella esperienza che abbiamo vissuto in comunità, è stata la visita delle aspiranti e delle postulanti delle FMA alla nostra casa. Abbiamo alcuni momenti in comune durante l’anno in cui gli aspiranti che vivono nella nostra comunità (attualmente 8) e le ragazze in formazione delle FMA si incontrano. È stata l’occasione per condividere insieme alla scuola di Don Bosco e di Maria Mazzarello. Abbiamo iniziato con la messa insieme, celebrata da don Peppe Leo, successivamente abbiamo avuto due momenti di formazione sulla spiritualità salesiana. Le FMA hanno presentato santa Maria Mazzarello, mentre i nostri aspiranti hanno raccontato il processo di beatificazione di San Giovanni Bosco. A seguire un momento di gioco insieme e a seguire in piccoli gruppi hanno condiviso quello che per la loro vita è don Bosco. Per finire pranzo insieme con pizza italiana. a5
Un’altra esperienza, molto particolare, è stata quella di benedire un parco pubblico della Chiesa di una piccolo paesino. Ufficialmente perché inviato dal Cardinale Maradiaga, in realtà semplicemente perchè conosco bene, la ditta che ha pagato i lavori. È una ditta italiana, che possiede una miniera di ferro qui in Honduras e cerca di lavorare eticamente. Chi lavora in miniera in Honduras, è praticamente schiavizzato, mentre questa ditta, fa un contratto ai dipendenti (cosa che in generale in Honduras è una pura utopia), si occupa di pagargli l’assistenza medica e le varie assicurazioni, inoltre sta cercando di migliorare il paesino, in maniera che il giorno che se ne andranno perché la miniera si esaurirà, la gente potrà continuare a vivere di turismo. La ditta ha ricostruito la casa del sacerdote, sta ristrutturando la Chiesa ed ha finanziato la costruzione di un parco pubblico per la gente. Nel parco ora hanno giochi per bambini (altalena, girello, scivolo, etc.) un campo polivalente dove si possono divertire. Nell’omelia sono stato abbastanza breve sia per il sole cocente, ma soprattutto perché vedevo i volti dei tantissimi bambini che non vedevano l’ora di andare a giocare…per loro deve essere stata davvero una tortura vedere quei giochi per due settimane e senza poterli utilizzare. In Honduras i parchi pubblici non esistono e non esistono spazi per il gioco dei ragazzi. In Comayaguela dove siamo noi, per una popolazione di 120.000 abitanti ci sono tra campi di calcio e due di calcetto e tutti di proprietà nostra, perché siamo gli unici ad avere questa preoccupazione. Mi ha fatto piacere che ci sia gente che si preoccupi dei bambini e dei ragazzi e dei loro bisogni, ed è bello capere che c’è gente che non si preoccupa solo del mero guadagno, ma anche del progresso e del benestare della gente. Per giungere al luogo della benedizione sono stato accompagnato in elicottero, dato che le strade per giungervi oltre che pericolose sono anche abbastanza impervie (la ditta sta provvedendo anche alla costruzione di una strada che colleghi il paese alla capitale direttamente). Non avevo mai viaggiato in elicottero e devo dire che è stato divertente.
a6Un’altra bella esperienza che ho fatto stata festeggiare la giornata del bambino. In uno dei centri che mi è stato affidato abbiamo organizzato una festa aperta a tutti i bambini del territorio. La festa è incominciata all’una (in realtà l’appuntamento era alle 12, ma qui il concetto di orario è molto differente). Gli animatori del centro hanno organizzato un po’ di giochi e di bans con i bambini. L’immancabile pignatta da rompere con dentro caramelle e giocattolini. Merenda a base di pizza. A quanti dicono che la Chiesa non si aggiorna, beh, nostro Signore moltiplicava il pane… io mi sto attrezzando per farlo con la pizza. Non ho idea di quanti siano stati i bambini venuti. Però erano davvero tantissimi ed è stato bello vederli felici addentare il loro pezzo di pizza. Terminata la merenda siamo andati in Chiesa (con i cattolici, mentre gli evangelici sono tornati a casa, purtroppo non possiamo fare neanche una preghiera con loro, i pastori locali non vogliono avere nessun rapporto con noi) e ci siamo nutriti con il cibo più importante. Terminata la messa, hanno continuato a giocare, ma io purtroppo sono dovuto scappare via (avevo un’altra messa da celebrare).
Una bella scoperta, che ho l’altro giorno, che era la festa per l’indipendenza dalla Spagna è che uno degli stati del Centro America e precisamente Costa Rica ha fatto la scelta di non destinare fondi all’esercito e quindi sopprimerlo, in modo da destinare tutti i soldi per l’educazione e per la salute pubblica. In effetti, Costa Rica è lo stato con il tasso più basso di analfabetizzazione e possiede una struttura scolastica che funziona bene. Potrebbe essere un’idea da importare, visto che in Europa si è in tempo di crisi, chissà se sprecare tanti soldi nell’esercito non sia una spesa inutile?
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Vi racconto un po’ di quello che mi è successo in questi ultimi giorni:

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21In questo periodo la parrocchia sta organizzando i ritiri per i giovani che partecipano alle varie attività. La prima settimana di agosto si è realizzato il ritiro per i giovani animatori, al quale hanno partecipato ottanta ragazzi, più una ventina di animatori più grandi, che hanno guidato i momenti di riflessione in gruppo. Io, purtroppo, non ho potuto partecipare al ritiro perché stavo in Guatemala, dove, dopo molte peripezie mi hanno finalmente dato la residenza temporale. Il ritiro è un premio per quelli che si sono comportati meglio e sono stati maggiormente responsabili durante l’anno.
Tornato dal Guatemala ho partecipato al ritiro dei ragazzi della cresima, al quale hanno partecipato ben sessantasei ragazzi. Sono solo la metà di coloro che stanno frequentando il cammino per la cresima. Le tende non bastano per contenerli tutti e già così siamo costretti a farli dormire in sei o sette in tende da quattro persone. Per il secondo gruppo, invece, il ritiro è programmato per la prossima settimana.
Ho celebrato la messa con loro, all’aria aperta. Il posto dove stavamo è splendido, è una scuola per scout (qui, però, lo scoutismo non ha la componente cattolica come in Italia, ma ha solo la componente aconfessionale), ed è immerso nella natura incontaminata. L’Honduras ha davvero luoghi meravigliosi. Il posto si trova vicino ad un luogo turistico, che si chiama Valle de Angeles (Valle degli angeli), già il nome fa capire la bellezza del posto.
Avrei voluto passare molto più tempo con loro, ma son dovuto scappare immediatamente, perché in parrocchia stiamo preparando in vista del mese di Ottobre una campagna missionaria. L’idea è di andare a visitare le case della gente, bussando di porta in porta. Un po’ per non rimanere chiusi sempre tra le nostre quattro mura, ma soprattutto per farci vicini a tanta gente che è sola e scoraggiata e che nella nostra comunità può trovare un sostegno.
Per lanciare questa iniziativa a tutta la gente che frequenta la parrocchia e per invitarla a partecipare, abbiamo organizzato un giorno intero di festa, culminato con la messa. Sarà la stessa gente ad andare ad evangelizzare di casa in casa.
23Nella parrocchia, inoltre, continuano le visite di personaggi illustri. Questa volta, è venuto un membro dello staff del senatore Kent, accompagnato dal segretario della ambasciatrice americana (l’ambasciatrice era già venuta già in Ottobre). Il Senatore è il responsabile delle politiche di prevenzione della violenza degli stati Uniti, in poche parole, è quello che stanzia i soldi con i quali il governo finanzia i progetti di prevenzione della violenza in tutto il centro america. Per me, è motivo di orgoglio che tra le tante associazioni che vengono finanziate attraverso progetti degli stati uniti, alla fine, però scelgono di presentare sempre ed esclusivamente la nostra realtà.
Siamo andati a visitare sempre il centro San Martin, dove attualmente sono in corso due progetti finanziati da USAID (l’associazione che si occupa appunto di prevenzione ella violenza). Il progetto “Educarte”, che appunto attraverso, l’arte vuole promuovere un’educazione globale della persona ed il progetto del “Centro de Alcance” che è un oratorio quotidiano, dalla mattina alla sera per bambini di strada (dove ricevono doposcuola, la possibilità di giocare e a volte anche qualcosa da mangiare). Secondo le ultime statistiche apparse sui giornali, San Martin è il quartiere più violento dell’Honduras e quindi di tutto il centro America. Noi ci stiamo concentrando soprattutto sull’aspetto educativo e per questo, abbiamo costituito un’alleanza profonda con la scuola della zona. Ora gli insegnanti, mandano i bambini che vanno male a scuola, al nostro doposcuola. I ragazzi che vanno male a scuola (soprattutto matematica, inglese e spagnolo) devono portare agli insegnanti un foglietto nel quale si attesta che sono andati a recupero da noi, e così abbiamo ottenuto grandi risultati, addirittura un bambino, che prima andava male a scuola, ora ha la media del 98 (il punteggio qui è dato in centesimi).
Stiamo cercando anche di seguire i casi di ragazzi che vengono espulsi dalla scuola, a causa della mancanza di disciplina. Ora, per esempio, abbiamo attivato una specie di progetto personalizzato con un ragazzo di nove anni, che l’abbiamo beccato per la strada a preparare una canna ad un gruppo di ragazzi più grandi. Lo stiamo tenendo nel centro tutto il giorno, con la responsabile che lo segue personalmente. È un ragazzo dal cuore buono, ma che l’ambiente circostante rischia di rovinare irreparabilmente. Davvero ha ragione don Bosco quando dice che in ogni ragazzo c’è un punto accessibile al bene, e col tempo mi convinco sempre di più che non esistono ragazzi cattivi, solamente poco amati. Noi proviamo a fare la nostra parte.
Concludo raccontandovi di una cosa che mi ha fatto molto riflettere. La responsabile della pastorale sociale di San Martin, mi ha detto che uno dei chirichetti del centro soffre di Leucemia. La mamma non ha i soldi per pagargli le cure e che stava facendo debiti per pagargli le medicine. Io, le ho detto di non preoccuparsi e che avrei scritto in Italia e che avrei fatto arrivare il denaro necessario. Mi sono fatto dire la cifra, che era attorno ai quattrocento euro, e le ho detto, che nel frattempo di pregare. Non ci crederete, ma apro la posta elettronica, e mi scrive una cara amica dicendomi che aveva fatto una raccolta per le missioni e che voleva mandarmi i soldi. La cifra era esattamente quello che mi serviva (Ho fatto arrivare un po’ di soldi in più, per sicurezza)
Il membro dello staff del senatore Kent e la responsabile del “centro de alcance” e io.
il bambino di cui vi parlavo con la sua famiglia
e mi sono detto questi sono sicuramente per il bambino. Don Bosco raccontava spesso che gli capitava di ricevere offerte, proprio quando più le necessitava, davvero, Dio non abbandona mai i suoi poveri e si serve di strumenti impensabili per realizzare i suoi progetti di amore nei loro confronti.
Devo ringraziare tutti voi, per tutto l’affetto che mi state dimostrando, scrivendomi e rispondendo alle mie mail, ma soprattutto per la fiducia, siete stati davvero in molti a mandarmi soldi e a volte non so trovare le parole giuste per ringraziarvi come dovrei. Tento di farlo attraverso la mia preghiera quotidiana del rosario quando a conclusione della giornata, vi presento al Signore insieme con i miei affanni quotidiani. Lo facevo prima, lo faccio molto più ora, perché la preghiera è l’unico modo che mi permette di starvi vicini. I soldi che mi state mandando li sto accumulando per costruire il centro giovanile nel Peten… Ormai mancano solo tre mesi all’inizio di questa avventura. Il 9 di Dicembre mi trasferisco in Guatemala, mi dispiace lasciare l’Honduras, questo luogo mi ha già rubato il cuore.


ARMANDO PAZ

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11Nelle strutture di un albergo nella capitale si è svolto il secondo forum di “ARMANDO PAZ” un progetto presente in tutto il Centro America il cui principale obiettivo è quello di sensibilizzare e mobilitare i giovani e i diversi attori della società circa la responsabilità che tutti abbiamo nella costruzione del
bene comune e della Cultura di Pace (la traduzione italiana del nome è più o meno “costruendo pace”… in spagnolo il verbo armar può essere tradotto sia come costruire e sia come armare, e così giocano con le parole).
A questo evento che ha visto coinvolti più di un centinaio di giovani appartenenti alle varie associazioni presenti sul territorio era presente anche la nostra parrocchia attraverso tre giovani che hanno presentato un loro progetto che è poi risultato vincitore. Ogni progetto presentato voleva essere un’iniziativa per prevenire la violenza attraverso l’attuazione di attività nei settori dell’educazione, della cultura, del benessere (stili di vita sani, spazi ricreazione, sport e intrattenimento) e del lavoro. I progetti presentati sono stati valutati da una giuria degli Stati Uniti e il disegno vincente è stato scelto sulla base dei seguenti criteri: proprietà, innovazione, coerenza interna ed esterna, la partecipazione dei giovani, la replicabilità e la fattibilità dell’iniziativa. Il progetto presentato si incentrava sull’offrire ai ragazzi del nostro quartiere spazi di cultura e di arte come via per affrontare la violenza (non a caso il nome del progetto è educarte). L’accesso alla cultura e la possibilità di sviluppare le proprie attitudini artistiche, diventa l’occasione per non perdere tempo per la strada diventando presto preda della malavita locale.
13La premiazione si è svolta alla fine del foro ed hanno partecipato il Presidente della Repubblica di Honduras Porfirio Lobo Sosa e del ministro della Gioventù Marco Midence.
Devo dire che bisogna essere molto orgogliosi di questi ragazzi che ci hanno rappresentato. Tra più di una trentina di associazioni è stato scelto il nostro. Facevo queste riflessioni dopo che sono stati premiati i ragazzi: primo sicuramente ha contribuito il fatto che ci troviamo in una zona a forte rischio di delinquenza e questo un buon segnale, vuol dire che ci stiamo occupando veramente dei giovani poveri ed abbandonati, di quelli per cui don Bosco ha dato la vita, e secondo che fidarsi dei giovani alla larga ripaga.
La scelta vincente della nostra parrocchia è stata quella di mettere nei luoghi chiave i giovani, per esempio, uno dei ragazzi che ha presentato il progetto è responsabile di uno dei cinque settori nei quali è divisa la nostra Parrocchia. La maggior parte degli incarichi parrocchiali sono seguiti e portati avanti da giovani, che terminato il loro cammino formativo dei gruppi giovanili si impegna nelle varie pastorali. Del resto proprio don Bosco credeva e ci ha insegnato a credere fortemente nelle potenzialità dei giovani e della loro forza di cambiare la società e di renderla più giusta.
La prossima settimana il progetto inizia… per cui vi chiedo un preghiera !!!


Due brutte sorprese al mio ritorno in Honduras

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281809_4648907986658_323516425_nSono tornato da alcuni giorni in Honduras, e ho ripreso l’attività frenetica di ogni giorno. Avevo perso l’abitudine dopo giorni abbastanza tranquilli in Guatemala dove ero abbastanza libero.

Il mio ritorno, non è stato molto piacevole, sono capitate due cose che mi hanno stretto il cuore.

Ieri in pieno giorno hanno ammazzato un ragazzo di diciassette anni, non frequentava la parrocchia, purtroppo era nel giro delle bande della zona. Lo hanno ammazzato e per dare un segnale forte all’altra banda presente sul territorio, hanno pensato di squartarlo in due, buttarlo per la strada con le interiora ben separate dal corpo (perdonatemi se sono molto crudo nei dettagli). Tutto questo in pieno giorno e per una delle vie della città. Le due bande lottano per la supremazia del territorio, una ha il controllo della droga del territorio e l’altra glielo vuole soffiare e così ne fanno le spese ragazzi che si lasciano ingannare dai soldi facili che la droga promette, senza dire che per quei soldi si rischia la vita, ma a volte per chi non ha nulla da perdere il gioco vale la candela. Continua a leggere »


due ladri un po’ particolari…

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In questo mese molti di voi staranno in vacanza, io approfitto per raggiungermi dovunque voi siate con qualche notizia fresca, almeno per rinfrescare il torrido caldo italiano. Qui Agosto è mese di piena attività (scuola, lavoro, etc.) perché le vacanze sono in Dicembre.

Mi trovo di nuovo in Guatemala da alcuni giorni per terminare il lungo per iter per la residenza temporale. Dopo un po’ di peripezie e vicissitudini (la persona che nell’ufficio dell’immigrazione si occupava della mia residenza è stato licenziato e per questo ho dovuto ricominciare tutto da capo), finalmente, mi hanno concesso il permesso di residenza. Ora devo aspettare una settimana perché mi ridiano il passaporto. Risiedo nella casa ispettoriale e proprio qui l’ altro giorno è capitato una cosa abbastanza strana ma che ben fa comprendere la situazione della gente qui. Sono entrati nella sacrestia della parrocchia della casa ispettoriale due persone, una delle quali armata di pistola e hanno intimato alla sacrestana di dargli tutto il denaro della questua. Da quello che mi dicono, erano per lo meno cinque anni che non capitava e con tutto che abbiamo un vigilante a tempo pieno che si occupa della sicurezza della casa. Continua a leggere »


Festa dell’eroè nazionale

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599934_4365372018436_857573749_nIl 20 di Luglio in Honduras è una giornata in onore dell’eroe nazionale che si chiama Lempira (come la moneta nazionale) che fu un capitano di guerra del popolo Lenca (indigeni locali) che ha combattuto contro l’invasione degli spagnoli durante il 1530, morendo nel 1537 in uno scontro proprio con un generale spagnolo.

Per la festa, una delle scuole del territorio, la san martin, mi ha invitato insieme alla responsabile del centro diurno per bambini di strada che teniamo in parrocchia a presiedere come giurato ad un concorso nel quale i bambini della scuola hanno “giocato” a vestirsi da indigeni e veniva premiato il bambino e la bambina che più sembravano indigeni.

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Incomincia l’avventura nel Petèn

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IB_8808__2012Domenica prossima 17 giugno la nuova missione a “El Peten” sarà ufficialmente aperta con la presa di possesso della parrocchia, sotto l’autorità del vescovo salesiano Mario Fiandri e dell’ispettore Alejandro Hernandez.

La parrocchia conta sessantamila persone e otto cappelle nei vari quartieri e tre villaggi a 25 km.

Valeva la pena lo sforzo della ispettoria perché qui ci sono molti giovani, ed è necessario attrarli al bene per evitare che si perdano. Don Bosco in questa preparazione del bicentenario della sua nascita, ha seminato un nuovo albero nel giardino del Guatemala …

I Salesiani hanno ereditato una chiesa che deve essere riparata. Per capire la situazione di mancanza di tutto: C’è solo un set di quattro casule ciò significa che vanno lavate dopo ogni utilizzo a causa del caldo tremendo. Calici e patene sono quasi assenti e ben deteriorati

Inizialmente sarà presente solo il direttore Miguel Giorgio, un missionario italiano. Io e Shiju andremo a vivere lì da Dicembre.

L’11 di Agosto, andremo al consiglio ispettoriale: io Shiju e don Miguel, per parlare delle prospettive dell’opera e soprattutto dell’aiuto economico che l’ispettoria darà per permetterci di vivere. All’inizio sarà vedere come sussistere e capire quali sono l’esigenze della zona e subito dopo iniziare a pensare a come rispondere. Continua a leggere »


Battesimo… non sempre sono pieni di poesia

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virgen-inmaculada-dia-8-diciembreOggi mi è capitato per la prima volta di celebrare un battesimo di una persona in pericolo di morte. è una ragazzina di quindici anni ( e dovevate vederla oggi con il suo abito bianco sembrava davvero un angioletto venuto dal cielo) ha una malattia ha i polmoni che i medici dell’ospedale non hanno saputo diagnosticare (e nella nostra clinica non abbiamo gli strumenti per fare accertamenti) a quanto pare ha anche complicazioni al cuore e i medici la danno per spacciata solo si limitano a darle calmanti. Oggi le ho amministrato il sacramento del battesimo e vedendola sorridere e l’impegno dei catechisti che la stavano preparando prima che si ammalasse di colpo, mi son detto proviamo a fare qualcosa per lei… non son un medico, però sono un prete e credo fortemente nel valore della preghiera Continua a leggere »


Buona Festa di Maria Ausiliatrice

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Buona festa di Maria Ausiliatrice a tutti,

incomincio condividendo quello che è quello che sto vivendo in questi giorni: Ultimamente mi è capitato di vedere un video di Missioni don Bosco” che parla del sistema preventivo, all’interno del video passava un piccola testimonianza di pochi minuti di un padre salesiano. Padre Bolla, missionario tra gli shuar, il popolo dove anche i miei genitori sono stati missionari. All’interno dell testimonianza ad un certo punto dice che quando stava partendo con la nave dal porto, vedendo che la nave poco a poco si allontanava dalla riva incominciò a pensare: “veramente Signore ho lasciato ora tutto per seguirti, ho lasciato la mia famiglia, i miei amici, vado in un paese sconosciuto, del quale non conosco i costumi, non conosco la lingua, non conosco nulla, non mi resta niente, non mi resta niente a parte che Tu”.
È l’esperienza più bella che un cristiano può fare quella di sentirsi cullato tra le braccia del Signore ed allora tutto prende significato e tutte le cose che ci dannano la vita quotidianamente prendono le giuste proporzioni. Il mio augurio per questa festa è che la Ausiliatrice vi faccio scoprire quanto ti rende felice abbandonarti a Cristo Gesù. Continua a leggere »


Una Pasqua molto diversa da quelle passate… e non solo per il posto

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150452_4070271081097_1281203335_nI sentimenti che vivo in questa Pasqua di quest’anno sono molto forti. La situazione, dove mi trovo in questo momento, è abbastanza pericolosa. Molti omicidi ci sono stati in questi giorni, soprattutto di giovani, che hanno provocato forti rappresaglie da parte delle varie bande presenti nel territorio. Per farla breve, il clima è molto teso. Proprio in questo clima di violenza, Gesù risorge e ci ricorda che l’odio, le divisioni, le violenze non hanno mai l’ultima parola negli eventi della storia. Questi giorni mi ricordano la grande speranza: Cristo crocifisso è risorto e ha vinto il mondo. L’amore è più forte dell’odio, ha vinto e dobbiamo associarci a questa vittoria dell’amore.

La Pasqua è la speranza di risorgere da quello che eravamo, è l’energia che ci deriva dalla consapevolezza che è possibile cambiare il nostro status, da ciò che eravamo a quello che potremmo essere, oltre la paura, oltre il dolore, oltre la maschera, oltre qualsiasi colpa, la possibilità della resurrezione, risorgere a nuova vita e redenzione dal passato….L’inverno è passato, il tempo del canto è tornato, e il mondo si ricopre di fiori. La Pasqua è l’aspettativa dell’intimo desiderio di oltrepassare il guado, di andare oltre, di raggiungere la meta, di arrivarci dopo l’affanno di una corsa.Accanto a questi segnali di morte, tanti segnali di vita e di Pasqua. Sono stato con un gruppo della parrocchia a fare una gita con loro. È stata un’esperienza istruttiva mi ha fatto capire molte cose sul “mio popolo di Dio”. Mi ha colpito la testimonianza di una signora della Parrocchia che ha preso in casa un bambino che i genitori avevano abbandonato e lo sta curando proprio come fosse suo figlio. Queste sono le persone eroiche che ogni giorno cambiano il mondo.Queste sono le persone che non si fermano a indignarsi perché tutto va male, ma che si rimboccano le maniche ogni giorno perché almeno quel poco che gli compete vada meglio. Da quando sono qui, sono stufo di sentire tante persone blaterare, ma poi alla domanda e tu che fai per cambiare il mondo rimangono in silenzio. Continua a leggere »


Centro di addetsramento basico… si riparte

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articoloQuesta settimana sono iniziate le attività del centro di addestramento di base della nostra parrocchia. Il centro di addestramento, è un centro di formazione popolare. L’obiettivo del centro è quello di formare e responsabilizzare i giovani che vivono nel bacino idrografico della parrocchia (che è in situazione di miseria) in varie competenze professionali e attraverso l’apprendistato di un mestiere aiutarli a inserire nel mercato del lavoro e anche aiutarli a poco a poco inserito il sistema di istruzione formale. È quello che faceva don Bosco con i suoi giovani, no?

I ragazzi (anche se dovrei dire le ragazze, perché delle 100 persone che ricevono il corso 99 sono ragazze) ricevono una preparazione per poter entrare nel mondo del lavoro. Il corso dura circa quattro mesi e ci sono due turni, uno la mattina ed uno la sera, così si ottimizzano le risorse. I corsi che forniamo sono di sartoria (taglio e cucito: quest’anno il corso si incentra nell’apprendere a lavorare materiale per la casa come lenzuola, ricamo), Bellezza (apprendono a diventare esperte estetiste, per gli uomini il corso è di barbiere) ed informatica (apprendono i rudimnti dell’informatica ad utilizzare il pacchetto applicativo di Windows. Siamo in un paese in cui saper utilizzare la macchina da scrivere è una fonte di reddito). I docenti sono pagati dall’INFOP, che è l’ente statale che si occupa di tutta la formazione professionale all’interno dell’Honduras ed è l’unica che emette titoli validi per il paese. Continua a leggere »


C’è sempre una prima volta… ma come vorrei che non ce ne fosse una seconda

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395712_2892035465943_1735974752_nA Roma si dice che c’è sempre una prima volta, ma come vorrei che non ce ne fosse una seconda. Mi è capitato di celebrare il primo funerale di un ragazzo morto ammazzato. Un ragazzo di 27 anni, che un tempo frequentava i gruppi educativi della nostra parrocchia, e che li lasciò e si mise in giri strani. Probabilmente lo hanno freddato in un regolamento di conti.

L’esperienza macabra, è che qui le bare hanno una specie di oblo attraverso il quale si può vedere il volto del defunto. Nella bocca e nel naso era ricolmo di ovata per evitare le perdite di sangue (a quanto pare lo avevano anche colpito con la pistola nella faccia), e sul cappello una macchia di sangue in corrispondenza di uno dei colpi dell’arma da fuoco e un’altra macchia sulla camicia in corrispondenza dell’addome.

È triste, ma è un’esperienza molto forte e molto comune di tutti quei salesiani che lavorano con gli ultimi (esperienza che anche don bosco fece più volte) quella che quando un ragazzo si allontana da una nostra opera finisce male (e molte volte questo significa morte), perché speso noi siamo la sua ultima spiaggia. Per questo motivo, negli anni di servizio nella scuola professionale, dopo il primo anno, ho sempre cercato di trovare il modo per far terminare il corso alla maggior parte di ragazzi possibile, convinto che se falliscono con noi, poi chissà che fine fanno.

È stata una lezione che ho imparato velocemente, e che mi ha cambiato molto. Chi mi stava accanto se ne è accorto e me lo diceva l’ultimo anno, ora sei un’altra persona da quella che eri venuta il primo anno, e come era vero. Così il mio lavoro è stato quello di per fare in modo che il nostro centro non fosse il migliore perché bocciasse indistintamente ma perché riusciva ad insegnare meglio e che si prendesse cura dei casi più disperati. Del resto come diceva don Milani: “una scuola che non si occupa degli ultimi è come un ospedale che cura i sani e manda a casa i malati”. Continua a leggere »


Visita dell’ambasciatrice e della segretaria ai diritti umani degli USA al centro Sagrado Corazon

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427127_3415061901277_1859570175_nIl giorno 23 di febbraio è venuta a farci visita l’ambasciatrice degli Stati Uniti insieme alla segretaria per i diritti umani. Sono venute a visitare il centro Sagrado Corazon, dove in collaborazione con l’associazione USAID abbiamo costituito un centro di Alcance, una sorta di centro diurno, dove i ragazzi possono imparare un mestiere (Barberia e bellezza, bigiotteria, pittura, computer e riparazione di cellulari), ricevere recupero scolastico (le scuole ci segnalano i casi più problematici da seguire) o passare il tempo libero in maniera positiva, giocando a calcio (il campo è piuttosto piccolo si può giocare 3 contro 3, ma loro si divertono da morire), imparando a suonare uno strumento musicale o passare il tempo giocando al calcetto o alla WII.

L’attività del centro è portata avanti dallo sforzo congiunto di tanti volontari che donano il loro tempo per permettere al proprio quartiere di avere un luogo educativo alternativo alla strada, maestra di vita, purtroppo per la maggior parte dei ragazzi della nostra parrocchia, dove imparano l’arte del far niente, e dell’arrangiarsi.

Per capire in una piccolissima struttura (per capirci grande quanto un appartamento), ogni giorno circa 170 ragazzi usufruiscono dei giochi messi a disposizione dal centro, mentre circa 80 ragazzi imparano un mestiere attraverso i nostri corsi e circa 50 bambini ricevono il doposcuola. Gli spazi sono limitati, ma si sopperisce con il “cariño” … cioé con l’affetto. Continua a leggere »


Dato che in Italia fa freddo… un po’ di notizie calde!!!

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418173_3165878391845_201464249_nLa nostra comunità parrocchiale ha celebrato due grandi feste in questi giorni. La festa della Madonna che qui viene venerata con il titolo di Vergine di Suyapa.

La vergine di Suyapa è la patrona della nazione per cui i festeggiamenti sono molto sentiti dalla gente. Le persone si accampano la notte prima per poter assistere alla messa in onore della madonna, quello che noi in Italia facciamo per i concerti delle grandi star. La notte prima poi fanno una lunga manifestazione, una specie di accademia nella quale gli artisti honduregni cantano e ballano in onore della Santa Vergine. Noi abbiamo partecipato al pellegrinaggio alla vergine una settimana prima con il nostro settore, circa cinque altre parrocchie e alla messa finale il giorno della festa. Fa impressione vedere quanta gente ha passato la notte in tenda o in costruzioni di fortuna (tradotto: un telo rimediato che faceva da tetto ed un asciugamano o una coperta per terra come pavimento) anche perché la notte prima ha piovuto, pur di partecipare alla messa.

La seconda festa è quella di San Giovanni Bosco, per l’occasione è venuto a celebrare la messa il Cardinal Oscar Mariadaga, che è salesiano ed è l’arcivescovo di Tegucigalpa. Sono venuti a celebrare con noi anche l’ispettore e l’economo ispettoriale. Continua a leggere »


attività nella Parrocchia Maria Auxiliadora

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cIn questi giorni la parrocchia ha organizzato un servizio di recupero scolastico in vista dell’apertura delle scuole per tutti quelli che non hanno ottenuto risultati sufficienti a scuola. In Honduras, il sistema scolastico pubbliconon funziona benissimo. Un bambino riceve mediamente solo cento dei circa duecento giorni di lezione, dei quali avrebbe diritto a causa di scioperi o dell’assenza dei professori. Non solo, ma i ragazzi più vivaci come spesso accade anche da noi in Italia vengono messi ai margini o mandati via. Diceva don Milani: “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. É un ospedale che cura i sani e respinge i malati ”.

Sono quasi 200 i bambini tra elementabri e medie (per capirci) distribuiti su tre centri che ogni giorno dal lunedì al venerdì ricevono classe di spagnolo, matematica e cultura generale. Hanno quattro ore di scuola e la pausa in mezzo per fare un po’ di ricreazione. Quando possiamo una piccola colazione: alcuni biscotti (che ci sono stati regalati dai nostri tanti benefattori) e un bicchiere di una bibita.

Tutta l’attività è portata avanti dai vari giovani volontari della parrocchia, che si “improvvisano” professori per i ragazzi più piccoli. Sono ragazzi che mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie per aiutare chi è stato meno fortunato. Continua a leggere »


Una festa di Natale con il “botto”

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407628_2891983424642_913453657_nUna festa di Natale molto diversa quella che ho vissuto quest’anno. Una delle cose che mi ha sempre colpito ed emozionato della festa di Natale è quell’atmosfera di silenzio che regna sovrana per la città. La città di sera sembra quasi deserta, non vedi macchine girare per le strade, tutti nelle loro case per il cenone di Natale. Devo dire che questo clima di raccoglimento, mi ha sempre fatto piacere e mi faceva gustare il venire silenzioso e nascosto di Dio nella vita del mondo. Un Dio che sceglie una capanna per nascere, dalla coppia meno famosa del momento (o probabilmente famosa solo per la situazione di Maria, che per molti avrà fatto scandalo), nella città meno importante di Israele e nel paese meno importante e conosciuto dell’impero romano. Qui è molto diverso, il giorno di Natale, si celebra sparando botti. A mezzanotte tutta la città è invasa dai fuochi artificiali che vengono esplosi un po’ da ogni parte, come capita a noi nella notte di capodanno. Gli honduregni non hanno i soldi per mangiare ma per sparare i fuochi artificiali sì, uno spreco di soldi in una zona popolare come la nostra è incomprensibile, ma fa parte di quelle contraddizioni che sono l’anima di questa città.Di solito a Roma, si dice che una festa con il botto è una festa fantastica… beh qui l’anno presa molto alla lettera… il guaio è che come a capodanno da noi, qui ci sono feriti e morti per i botti che chiaramente non sono a norma di legge … per capodanno fanno anche peggio, oltre ai botti sparano con le armi da fuoco… qui il guardiano della casa mi ha chiesto se a capodanno volevo sparare con la sua pistola…ho gentilmente declinato l’invito, però la proposta mi ha fatto pensare… se l’ha fatta a me che son prete vuol dire che è molto comune tra la gente..sigh Continua a leggere »


Buon Natale

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presepe-storia1Succede (Alessandro Pronzato)

La vita è così… Sono cose che capitano. Succede… Sì.

Succede che io stia bene e quell’altro languisce in un sanatorio. Succede che io rischi l’indigestione e l’indiano muore di fame.

Succede che io tenga il mio bravo conto in banca e il vicino di casa vada a impegnare una coperta al Monte di Pietà.

Succede che io mi preoccupi per scegliere la villeggiatura e la famiglia di fronte si disperi per il pagamento dell’affitto (due camere in otto).

Succede che io vada in ufficio con l’utilitaria – è più maneggevole della coupé – e lo scaricatore si presenti alle 6 di mattino sulla banchina del porto a vedere se qualcuno ha bisogno delle sue braccia.

Succede che i miei figli ricevano per Natale dei doni favolosi e quella bambina sarda scriva: “Caro Gesù Bambino, vorrei una mela…”. Continua a leggere »