Come cambiano le cose in questa parte del mondo – Un po’ di notizie

377772_2891948423767_2029714706_nDevo dare un po’ di notizie di quello che mi è accaduto in questi giorni. La prima cosa è che vado in Honduras a lavorare per un anno in una parrocchia che lavora con i poveri. L’ispettore mi ha chiesto che ne pensavo di andare a fare pratica per un anno in una parrocchia che si occupa dei più poveri, così potevo avere qualche idea in più quando cominciavo a lavorare ad El Peten… chiaramente ho accettato, anche perché non vedo l’ora di poter lavorare con un ritmo un po’ più intenso. Mi ha colpito una cosa che, però, mi ha detto una giovane salesiano studente di filosofia qui nel filosofato: « la parrocchia in cui vai è realmente povera e lavora con i più poveri, lì è veramente missione ». Io dentro di me mi sono detto ma qui tutte le parrocchie mi sembra che lavorano con i poveri sono tutte molto missionarie, chissà che mi aspetta…Il concetto di povertà è molto distante da quello che avevo prima di venire qua.

Altra novità è che qui si stanno tenendo le elezioni. Dopo le primarie, ora sono in ballottaggio solo due candidati. Devo dire che se dovessi votare sarei difronte ad un grande dilemma: Il primo ha fatto la campagna con i soldi dei narcotrafficanti, mentre il secondo è un ex-militare che guida un partito ultra nazionalista che come punto principale del programma ha messo la reintroduzione della pena capitale. Secondo te qual’è il male minore?

Hanno chiuso l’oratorio il giorno delle votazioni non per un elevato senso civico ma perché il governo non permette agli oratori di essere aperti il giorno delle elezioni…

L’ultima cosa che ti racconto è un matrimonio. Mi dirai che c’è di strano. Che i coniugi avevano più di 80 anni e che convivevano da 56. Qui non ci si sposa in Chiesa se non quando si è vecchi. Ad un certo punto il sacerdote gli ha anche chiesto (seguendo pedissequamente il rito) volete avere figli ed educarli … dentro di me mi sono detto: probabilmente tocca spiegare al prete che a 80 anni una donna non può avere figli, dato che la sposa non si chiama elisabetta…

Invece includo nella mail e concludo riportando alcuni articoli di cronaca che riguardano il Guatemala:

Il primo riguarda il lavoro che Don Vittorio sta portando avanti.

Il secondo è un resoconto del problema del narcotraffico apparso su liberainformazione e gentilmente speditomi

Il terzo è il resoconto del rapporto della situazione dei diritti umani in Guatemala che mi sono permesso di commentare tra le righe.

Nonostante le tante difficoltà, e gli ultimi due le evidenziano però, si costruisce in Guatemala… “poco a poco” o “rato a rato” come dicono qui… cioè piano piano… ma del resto il regno di Dio è stato paragonato ad un seme di senape o al lievito

Le Sante Missioni Popolari tra gli indigeni Q’eqchí (ANS)

La Missione Salesiana di San Pedro Carchá, interamente dedicata all’apostolato tra gli indigeni di etnia Q’eqchí, discendenti dai Maya, è alla guida di una parrocchia di circa 250.000 abitanti, distribuiti in circa 350 villaggi.

Nello scorso finesettimana, 28-29 ottobre, don Vittorio Castagna, missionario italiano da circa un anno in Guatemala, ha celebrato un ritiro allo scopo di sostenere la spiritualità di quanti collaborano alle Sante Missione Popolari.

L’esperienza di ritiro realizzata da don Castagna ha coinvolto 70 laici con ruolo di coordinatori nei villaggi, e sarà riprodotta a cascata nel settore parrocchiale di competenza del missionario italiano, che conta circa 70 villaggi e 50.000 abitanti. Il popolo Q’eqchí, che già per sua cultura ha una forte spiritualità, attraverso i vari ritiri che si stanno realizzando nella parrocchia vive realmente un forte tempo di grazia. In una situazione contingente di scarsità di sacerdoti, solo 6 per i 350 villaggi, il ritiro è, inoltre, una formazione necessaria per solidificare la relazione tra la Chiesa locale e i laici alla guida dei villaggi.

Il Guatemala nella morsa dei narcos (Da liberainformazione.org )

Il Paese centro americano è divenuto negli ultimi cinque anni il crocevia del traffico di cocaina dalla Colombia diretta verso gli Stati Uniti. Il paese ha istituzioni fragili e una grande diseguaglianza a

livello sociale, l’humus ideale per gli affari delle narcomafie.

Sia per la geografia, o per la debolezza delle sue istituzioni, il Guatemala è diventato il crocevia dei traffici di droga verso gli Usa. Il paese centroamericano, infatti, si trova a metà strada tra la Colombia e gli Usa. Ha delle istituzioni deboli, presenti ma non del tutto radicate nel territorio, e una lunga storia di violenze e scontri armati. Il Guatemala ha un tasso di crescita elevato, invidiabile da parte di molti paesi europei.

Nell’ultimo decennio, a parte una fase di recessione, il Pil si è attestato al 3,3%, ma è presente un elevato tasso di disuguaglianza sociale. Più della metà della popolazione vive al di sotto del tasso di povertà. Tutti elementi, questi, che hanno reso la repubblica centroamericana, la chiave di volta del narcotraffico. A scriverlo è l’International Crisis Group (Icg) in uno studio pubblicato lo scorso 11 ottobre. Un’analisi dettagliata e allarmante, che fotografa l’evoluzione della geografia del narcotraffico in America Latina. Dal report dell’Icg, dati alla mano, viene fuori che il 95% della cocaina diretta negli Stati Uniti transita dall’America Centrale, prima di arrivare in Messico. Un’evoluzione dovuta alle pressioni internazionali per chiudere le “tradizionali” vie della droga dirette negli Usa. Il Guatemala, così come l’Honduras e El Salvador si sono trasformate in importanti vie di transito della cocaina verso il gigante nord-americano. Non solo la collocazione geografica, ma anche “favorevoli” condizioni polito-sociali hanno spinto le organizzazioni di narcotrafficanti a insediarsi in America Centrale. La povertà, come nel caso guatemalteco, consente una straordinaria facilità di reclutamento, e l’impunità generalizzata rende sicuro il business. «In America Centrale – scrive l’Icg – le organizzazioni internazionali di droga hanno trovato l’ambiente perfetto per le proprie attività illecite: impunità rampante, abbondanza di armi e una costante fonte di reclute tra i giovani che hanno poche speranze di migliorare le proprie vite attraverso educazione e lavoro». L’humus favorevole trovato in Guatemala, così come anche in Honduras e El Salvador, ha attirato l’attenzione dei Los Zetas messicani, una tra le più violente consorterie criminali del vicino Messico. I Los Zetas si assicurano forze addestrate in logistica, utilizzo di armi pesanti e guerra nella giungla proveniente dai corpi scelti dell’esercito messicano. Una capacità militare che ha consentito ai messicani di controllare la nuova via di transito della droga diretta verso nord.

Rotte rese sicure sia dall’impreparazione delle istituzioni nel contrastare le organizzazioni di narcotrafficanti, come dimostra il caso guatemalteco, che dall’insicurezza generalizzata determinata dall’impunità di chi commette reati. Il Guatemala, infatti, è il paese latino-americano con il più tasso alto di omicidi per abitante. Negli ultimi cinque anni si registra una media di 6.000 omicidi l’anno. Una violenza che non deriva soltanto dalla presenza dei narcos nel paese, ma che è comunque correlata all’incremento esponenziale dei traffici nel paese. Droga, certamente, ma anche tratta di esseri umani, prostituzione, riciclaggio. Una situazione allarmante che non deve essere sottovalutata, ma che necessita di una risposta diversa da quelle individuate in Messico e Colombia. L’utilizzo dell’esercito per contrastare i narcos nei due paesi non ha risolto il problema. Ha soltanto esasperato il clima di violenze, con le forze armate responsabili di eccidi e violenze non meno che i narcotrafficanti.

Situazione del Guatemala secondo il direttorio dei diritti umani

Sicurezza Pubblica e Bande armate

Gruppi armati illegali e di bande criminali contribuiscono in modo significativo alla violenza e intimidazioni, che vengono utilizzate per ulteriori obiettivi politici e economici, interessi illeciti, incluso il traffico di droga. Non volevo crederci, ma qui le bande criminali, vanno negli Stati Uniti a studiare presso i ghetti americani per apprendere l’arte della guerriglia urbana. Vanno a fare a detta della gente locale i Master di violenza tra le Gang criminali americane e dopo ritornano in patria per mettere in pratica quello che hanno appreso. Sono facilmente distinguibili perchè si tatuano tutto il corpo, compreso il viso, per dimostrare la propria gang appartenenza.

Bande giovanili potenti e ben organizzate, tra cui la “Mara Salvatrucha” (Mara è il nome della malavita organizzata) ha contribuito all’escalation di violenza in Guatemala. Le bande ammazzano coloro che sfidano il loro controllo, tra cui banda rivale ed ex membri, persone che collaborano con la polizia, e quelli che si rifiutano di pagare l’estorsione. Le bande sono ritenute responsabili degli omicidi di autisti di autobus destinati a scopo di estorsione, già perchè se il capo dei trasporti pubblici non paga il pizzo, qui, gli ammazzano tutti i conducenti degli autobus.

Nella tratta cittadina della capitale non conviene prendere l’autobus ai turisti, a meno che non si voglia assistere ad un assalto alla diligenza stile Far West al proprio autobus. Uno dei consigli che mi hanno dato qui in Guatemala è di girare con qualche soldo in tasca, perché, in caso di rapina conviene dare quello che si ha al rapinatore, altrimenti ti ammazzano. Il valore della vita qui è molto differente da quello nostro. Qui la vita non è un bene prezioso. Si può togliere senza grande problema.

Condotta di polizia

La polizia ha usato misure repressive per frenare l’attività delle bande, tra cui detenzioni di armi arbitrarie e uccisioni extragiudiziali. Le indagini da parte dell’Ufficio del difensore civico per i diritti umani e le ONG hanno trovato coinvolgimento della polizia in “pulizie sociali”, cioè di uccisioni con lo scopo di eliminare presunti membri di gang e di criminali. Gli abusi commessi da ufficiali di polizia di pattuglia per la città rimangono, tuttora, non indagate.

Il sistema di giustizia penale

Sistema giudiziario del Guatemala si è rivelato in larga misura incapace di arginare la violenza e contenente mafie e bande criminali. Secondo i dati ufficiali, il 99,75 per cento di crimini violenti a partire dal 2009 è rimasto impunito.

La polizia è insufficiente e corrotta, come i sistemi della pubblica accusa, e quello giudiziario, inoltre è totalmente assente un adeguato programma di protezione dei testimoni. Infine, i membri del sistema giudiziario sono normalmente soggetti ad attacchi e intimidazioni. L’impunità rimane la norma per violazione dei diritti umani.

Difensori dei diritti umani e giornalisti

Gli attacchi e le minacce contro difensori dei diritti umani sono comuni, ostacolando in modo significativo il lavoro sui diritti umani in tutto il paese. I giornalisti, specialmente quelli che noncoprono la corruzione, traffico di droga, e la responsabilità per gli abusi commessi durante la guerra civile, sono soggetti a minacce, attacchi e a volte ad essere uccisi.

Diritti del lavoro e lavoro minorile

La libertà di associazione e il diritto di organizzazione e contrattazione collettiva sono in continuo pericolo, aumenta la violenza antisindacale, compresi gli attacchi alle sedi sindacali, e le minacce, molestie, e uccisioni di sindacalisti.

I lavoratori che rivendicano i loro diritti in materia di lavoro non possono contare su tribunali del lavoro efficienti, il cui lavoro è ostacolato dalle misure legali, da arretrati lunghi, e dall’incapacità di far rispettare le decisioni.

Il Guatemala è uno dei più alti tassi di lavoro minorile nelle Americhe. L’Organizzazione internazionale del lavoro riferito nel 2008 che 16,1 per cento dei bambini di età compresa tra 5-14 sono costretti a lavorare, molti in condizioni non sicure. Alcuni di questi bambini sono impiegati nella costruzione, estrazione mineraria e le industrie del sesso.

La violenza sessuale e di genere

La violenza contro le donne è un problema cronico in Guatemala, e (purtroppo) la maggior parte responsabili non vengono mai processati. Nonostante gli sforzi legislativi per affrontare questa violenza, vi è ampia impunità per i crimini contro le donne.

Secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, arbitrarie ed esecuzioni sommarie, le indagini sui crimini contro le donne, comprese le donne transgender, sono spesso inadeguate e ostacolate dalle indagine della polizia che operano con un pregiudizio di genere.