Dalla poesia alla vita concreta

Ci sono versetti della Bibbia, che ti rimangono impressi più di altri, ci sono alcuni passi del Vangelo che sono pura poesia: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt. 25,35-36).

Come cristiano non so se posso dire di aver vissuto concretamente nella mia vita questo passo del Vangelo, anzi onestamente devo dir che l’ho vissuto molto poco. Come sempre ci pensa il Signore e il luogo in cui mi ha mandato a convertire il mio cuore e ad aprirlo al suo messaggio così mi mette davanti le situazioni concrete dove praticarlo… e la poesia del Vangelo si trasforma in persone concrete e purtroppo (o per fortuna per me) in dure lezioni di vita.

Ero malato e mi avete visitato

Un gruppo della parrocchia tutti i martedì, i giovedì e i sabato alle nove della notte va nell’ospedale comunale e distribuisce gratuitamente alla gente che rimane a fare la notte ai malati, caffè, un dolcetto, o una bevanda a base di latte caldo e mais (Atol). I bambini del reparto di pediatria non vedono l’ora che arriviamo, loro sono gli unici che possono bere il l’Atol e mangiare il dolcetto, gli altri malati sono sotto regime di dieta.

La gente rimane sconcertata per il fatto che ci sia qualcuno che regali a loro qualcosa, che li venga a visitare. Ma l’esperienza più forte è senz’altro vedere la povertà in cui vivono i malati nell’ospedale. La gente che rimane a fare la notte dorme per terra, i più fortunati con una coperta per separare il proprio corpo dal freddo e poco igienico pavimento. Non ci sono letti per chi rimane a vegliare sui propri familiari ne tantomeno sedie. I letti sono tutti occupati, visto che per un comune di 50.000 abitanti ci sono 70 posti letti.

Il nostro è un piccolo segno di speranza in mezzo al tanto degrado, una piccola luce che porta il conforto di Cristo a chi e ha bisogno …

Per quanto mi riguarda è soprattutto un’occasione per stare vicino alla mia gente. Quanti parrocchiani ho incontrato in queste visite. Quanta gente mi ha chiesto di fare una preghiera insieme. Quanta gente mi ha chiesto di imporre le mani sopra i suoi parenti o di dargli l’estrema unzione.

Con la pastorale della salute della parrocchia abbiamo, inoltre, organizzato diverse attività in questo mese:
Abbiamo fatto una riunione con il gruppo dei sieropositivi della parrocchia. L’aids è abbastanza diffuso vista la promiscuità e la grande infedeltà di coppia. Una parte della riunione è prettamente psicologica, di accompagnamento e di recuperazione dell’autostima. La seconda parte è pratica. Gli si insegna a costruire amache per rivenderle (e per tenerli occupati). Nessuno li prende a lavorare perché sieropositivi. Molti di loro si suicidano, per la malattia, per la vergogna o perché non vedono futuro nella loro vita.

Sono andato a visitare a casa una di queste famiglie che hanno partecipato al corso. Abbiamo condiviso un po’ di tempo. Si sono sentiti felici che il padre li veniva a trovare, nell’umiltà della loro casa. Una baracca di lamina tre metri per tre che serve da cucina, dormitorio e sala studio per il bambino… Il bagno è una latrina stile quella che gli scout costruiscono per le loro uscite (e gli scout di solito le preparano molto meglio… vi lascio immaginare).

Una riunione di “ostetriche”. Nei villaggi del vicariato non ci sono ospedali ne tantomeno cliniche, per cui la maggior parte delle cure le danno persone che ricevono un corso di pronto soccorso. La nostra pastorale della salute segue diversi villaggi, alcuni di altre parrocchie che non possono fare il corso.

Le si insegna non solo a far partorire i bambini, ma anche a fare da medici locali. Qui è ancora molto di moda il “curandero”. Lo stregone del villaggio… anche se qui per stregone si intende quello che fa malefici… il curandero è un curatore. Avere persone che perlomeno possono prestare un piccolo ma efficace lavoro infermieristico è una gran ricchezza per il villaggio,

Siamo andati nelle scuole del territorio ad applicare fluoro ai bambini. Inutile dire che l’igiene orale è qualcosa di molto lontano dalla cultura del posto, sia per mancanza di fondi, sia per mancanza di educazione in questo aspetto.

Tre volte all’anno con le piccole entrate della clinica (chiediamo un euro circa per la visita, anche se il personale ed i medicinali che regaliamo sono pagati da un progetto. Chiediamo un contributo per evitare che si abituino a che tutto è gratis e che loro non devono fare niente) facciamo un’applicazione di fluoro a i bambini. Non tutti se la lasciano fare perché hanno paura… anche questi sono gli effetti della mancanza di cultura

Infine abbiamo fatto una giornata di Pap test gratuito per la donna.

Non crediate sia semplice, ancora è tabù il controllarsi e le donne non si fidano di farsi il test, non prevenendo problemi ulteriori. Molte donne muoiono tuttavia di tumore al seno per mancanza di prevenzione. Dietro la giornata c’è un lavoro educativo non indifferente fatto dai volontari del progetto salute della parrocchia.

Ero forestiero e mi avete accolto

Il problema dei migranti è molto forte qui in Petèn. Continuamente passa gente chiedendo ospitalità per una notte o da mangiare. Viaggiano per la frontiera con il Messico per poi andare negli Stati Uniti. Molti di loro non arrivano alla frontiera, vengono catturati dalle bande locali e utilizzati come schiavi, le donne costrette a prostituirsi. Chi riesce ad attraversare la frontiera spesso viene catturato dalla polizia e rispedito a casa, non sono pochi i casi in cui vengono derubati dalle stesse persone che li hanno accompagnati alla frontiera.

Molti muoiono del cammino, di stenti o di disgrazie. L’altro giorno sono morte diverse persone per un deragliamento di un treno. Il treno lo chiamano “la bestia”… è un carro animali… ma viene usato dai migranti come mezzo di trasporto.

In questi giorni sono venuti tre ragazzi (dovrei dire bambini). Il più grande aveva 14 anni, gli altri due 12 e 11… Mi veniva da ridere a chiamarli migranti… per me erano bambini che stavano facendo una scampagnata. Gli abbiamo dato la cena, fatti riposare, nella piccola stanza che utilizziamo per ospitare i migranti che passano. Il giorno dopo gli abbiamo dato la colazione… Io ho cercato di dissuaderli… e di pensare di ritornare a casa. Mi hanno detto: Padre, non possiamo ritornare a casa… se rimaniamo lì, ci ammazzano.

Dover scappare di casa, solo perché non accettano di fare i corrieri alla banda locale, che si dedica al narcotraffico è davvero duro.

Avevo fame e mi avete dato da mangiare

La prima domenica di ogni mese organizziamo la domenica solidale. Chi vuole porta cibo e noi poi lo distribuiamo alle famiglie che più lo necessitano. È un esperimento, però, la prima volta non è andata male, anzi… Vedremo se la cosa si ingrandirà fino ad avere una nostra piccola mensa per i poveri…

Un abbraccione dalla missione di Petèn

don Giampy

P.S. Ci manca solo ero nudo e mi avete rivestito e ero in carcere e mi avete visitato e siamo apposto… o no?

P.P.S. abbiamo iniziato la scuola di formazione per donne della parrocchia… oggi erano una ottantina… con l’aiuto di tante persone che si sono offerte di insegnare gratuitamente…