Dopo una giornata di intensa attività oratoriana…alcune considerazioni

397562_3130365664049_104057883_nDopo una giornata di intensa attività oratoriana, dove finalmente ho potuto parlare con i ragazzi capendo quello che mi dicevano e rispondendo con frasi sensate, ora posso finalmente rispondere ad una domanda che venendo in Guatemala alcuni mi hanno fatto ossia: “se scappavo dall’Italia per cercare un posto più semplice dove la gente qualsiasi cosa fai ti batte le mani, dove hai un sacco di persone a messa, mentre qui in Italia, si deve faticare per portare qualcuno in Chiesa”.

Prima di partire ho sempre risposto che dove vado ci sono altri problemi, molti più che in Italia e che noi minimamente ci sogniamo, che la gente, dove vado lotta per poter vivere, ed è vero.

A volte ho anche risposto che Dio ha sempre benedetto largamente il mio lavoro apostolico molto più di quanto mi meritassi e che ho avuto la fortuna, grazie anche a dei collaboratori splendidi di poter fare grandi cose.

Adesso, mi accorgo che il problema è impostato male, e che anche io sbagliavo a rispondere perchè commettevo lo stesso errore di coloro che mi facevano la domanda. Come è posto il problema, è una visione molto “capitalista” del lavoro apostolico, ossia quanto riesci a produrre o quanto produci in numeri come Chiesa e nella Chiesa.

Oggi, Giornata Mondiale delle Missione, stando in un cortile di oratorio in Guatemala parlando con dei ragazzi e sentendo i loro racconti, ho capito che il problema è un altro: La Chiesa per rispondere alla sua missione deve cambiare il mondo. Questo è l’unico criterio che dobbiamo avere della nostra attività pastorale. Qui in Guatemala, forse la gente andrà, pure, a Messa, e non sarà difficile raduarla, ma non si fa scrupoli di ammazzare, a sfruttare o a derubare un’altra persona. Sentivo che i ketcki se beccano qualcuno rubare prima lo pestano a sangue e poi gli danno fuoco. Sono gli stessi che stanno ore davanti al santissimo inginocchiati. Forse potrà essere più appagante vedere molta gente in Chiesa, ma se questo è il criterio di quello che stai facendo…si sta sbagliando completamente. La domanda è un altra… quanto stai incidendo con la tua vita nella vita di chi ti sta accanto…La domanda da fare sarebbe: “scappi dall’Italia perchè lì hai gente che converte completamente la sua vita”. No non accade né in Italia, né in Guatemala (e penso in nessuna parte del mondo) o almeno a me non è mai capitato. È difficile ovunque evangelizzare veramente, perchè è difficile seguire seriamente Cristo, perchè è un Dio geloso, che non si accontenta delle briciole, vuole semplicemente tutto.

Se come Chiesa cerchiamo il consenso rischiamo di commettere lo stesso errore. A volte come misuriamo se stiamo facendo bene?…dai numeri dei ragazzi…quanti sono a questa festa?quante persone ha il tuo gruppo? Quanti fanno la cresima quest’anno? no? Mi ricordo che Carlo Carretto avvertiva dei pericoli di una pastorale legata solo alle GMG. Non è dalla quantità che si misura la nostra incisività…Non dico che questi eventi non siano buoni o importanti, ma si può correre il rischio di valutare la nostra efficacia con un criterio puramente capitalistico ed utilitario. Al contrario se come Chiesa vogliamo rispondere al mandato di Cristo dobbiamo domandarci, piuttosto, quanto cambiano le persone che mi stanno attorno? Di Don Bosco si diceva che chi lo incontrava non rimaneva uguale dopo averci parlato. Non sono gli applausi che dicono che la Chiesa sta facendo il suo compito o i numeri ma quanto la società diventa a misura del Vangelo. In fondo a Gesù è bastato evangelizzare 12 persone per cambiare il mondo!

Per questo mi piace sempre più tradurre la Chiesa che ha scelto di essere “compromisa con los pobres” non con la chiesa che si impegna per i poveri ma nella Chiesa che si è “compromessa” per i poveri cioè che si è esposta al rischio per i poveri. Ha rinunciato alla sua stabilità alla sua efficienza (non alla sua efficacia) per cambiare il mondo a partire dai suoi destinatari primi (i poveri). Non una chiesa che si ferma all’apparenza ma che cerca la sua efficacia vera la sua capacità di cambiare il mondo.

Una Chiesa compromessa, perchè ha deciso di compromettersi per i poveri, perchè Cristo gli ha insegnato questo.

Sogno di poter contribuire alla costruzione della Chiesa…

Spero che con me tanta gente voglia impegnarsi per costruirla…

Ringrazio di far parte della Chiesa, che perdona le mie mancanze,

Credo nella Chiesa che mi guida e che mi evita di partire per la tangente…

Amo la Chiesa che mi ha dato l’opportunità di servirla come prete e come missionario

Prometto di raccontarvi prossimamente nei particolari come è stata la giornata…

un abbraccio a tutti