La mia vita in missione – seconda parte…

281809_4648907986658_323516425_nUna parte del racconto l’ho omessa… perchè desideravo dargli un po’ più di risalto e soprattutto perchè forse è la cosa che più mi porto dentro dall’esperienza a San Pedro. Il giorno in cui abbiamo visitato le due aldeas prima di bucare la ruota per capirci… ci si avvicina un signore lungo il sentiero e ci chiede di andare in una casa per andare a prendere una persona ed accompagnarla in ospedale. Padre(don qui significa signore per cui si usa padre al posto del don) Gerardo fa salire la persona sulla macchina e mi chiede se avevo già assistito al parto di un bambino perchè probabilmente è una donna che deve partorire … Qui funziona così – continua lui – a volte tocca anche far partorire le donne e poi mettono al bambino il tuo nome. Qui ci sono un sacco di bambini con i nomi dei missionari.

io ho pensato tra me e me che l’esame da ostretica non mi ricordo se era tra quelli facoltativi di ingegneria o tra quelli opzionali di teologia, ma che non dovevo averlo messo nel piano di studi… e ho risposto: “beh c’è sempre una prima volta, no?”.

Quando siamo arrivati lì ci ha accolti il marito della donna, e ci ha spiegati che la situazione era ben diversa e chiedeva che gli amministrassimo l’estrema unzione perchè non desideravano portarla all’ospedale perchè non avevano i soldi per pagare le cure.

Dentro di me, inizialmente, mi sono sentito impotente ed arrabbiato. Non potevo credere che nel terzo millennio si possa accettare che la gente muoia solo perchè nessuno le cura… perchè non ci sono i soldi per curare le persone. Nella capanna è entrato solo padre Gerardo… Qui c’è un concetto diverso della morte rispetto a noi europei… qui la morte è “naturale” fa parte del ciclo della vita… si nasce e si muore e si accetta la morte con estrema naturalezza! Come muoiono gli animali così muoiono le persone è normale…La serenità con cui tutta la famiglia ha accettato la morte del parente mi ha sconvolto… Non hanno voluto neanche farsi aiutare… forse avremmo potuto pagare noi le cure… ma hanno preferito che morisse tra le “mura” di casa. Qui la morte è continuamente presente e ci devi fare i conti tutti i giorni. Ti sbatte in faccia la realtà che per quanto tu faccia alla fine la “Grande Mietritrice” ha sempre l’ultima parola.

Non posso accettare la morte se si può fare qualcosa…Gesù pensava a l’uomo nella sua interezza… annunciare la Parola di Dio…l’evangelo ossia la Buona notizia… significa dire all’uomo che Dio gli viene incontro perchè egli sia VERAMENTE e PIENAMENTE LIBERO… non di una libertà che lo shiavizza come a volte capita… ma di una libertà che lo rende veramente e pienamente uomo…che lo fa essere migliore. Di un Dio che gli garantisce il BENESSERE e non un semplice BENAVERE…Di un Dio che vuole la tua felicità … ma una felicità che non passa che dura sempre.

Ho promesso di servire l’uomo con il mio sacerdozio, beh qui penso che avrò parecchio da fare… Non si perde la bussola solo se si guarda a come Cristo ha fatto e si cerca di farlo per l’uomo di oggi.

Un abbraccio a tutti