Il mio primo resoconto dall’Honduras…

10375150_733852096671069_5708532381755302805_nFinalmente arrivato in Honduras dove mi attende una nuova esperienza anche se solo per un anno. È la prima volta che mi ritrovo a lavorare in parrocchia e qui è totalmente differente da come si lavora in parrocchia in Italia… la mia attuale parrocchia sulla carta fa tra i 120.000 e i 150.000 abitanti… (per capire la quantità mi permetto un raffronto…la Diocesi di Civitavecchia mi sembra faccia 80.000 fedeli) non si può determinare il numero preciso…La maggior parte sono bambini e ragazzi… li vedi giocare nelle strade a pallone….qui non mancano bambini e pietre (si le strade… sono più sentieri di montagna che strade vere e proprie)

La parrocchia è divisa in cinque settori. Siamo tre preti e con noi ci sono due tirocinanti… e dovrebbero venire alcuni aspiranti a fare l’esperienza dell’aspirantato che qui chiamano volontariato.

Ogni sacerdote ha i suoi due settori da accudire. Ogni settore sono circa 25.000 – 30.000 persone. Quasi ogni settore ha la sua Chiesa ed il suo oratorio (Qui gli oratori sono festivi solo il Sabato e la Domenica), alcuni non sono in funzione perché non si possono seguire. I settori sono a sua volta divisi in comunità in tutto sono undici. Praticamente tutto è in mano ai laici che curano durante la settimana i fedeli. Nella parrocchia abbiamo una sorta di scuola professionale ed una clinica. In pratica la nostra parrocchia è una piccola Diocesi e ogni prete fa da parroco…

La parrocchia coordina le varie attenzioni che sono presenti vari settori, come l’animazione missionaria, la pastorale giovanile, la pastorale vocazionale, l’oratorio, la pastorale sociale, la pastorale degli infermi, la pastorale economica, etc. Ogni settore ha la propria equipe che porta avanti quello che comunitariamente si è deciso. Mi ha colpito come sono organizzati. I progetti educativi sono molto ben curati.

Il posto è abbastanza difficile… il tirocinante che sta qui mi ha accolto così: “se la notte senti spari continua a dormire” e poi per tranquillizzarmi … “gira sempre con qualche soldo in tasca per la strada”… in realtà col fatto che sono padre sto abbastanza al sicuro… ci vorrà un po’ di tempo per farmi conoscere ma dopo non dovrei correre nessun pericolo.

In questi giorni ho potuto girare un poco. Ho celebrato la mia prima messa in una delle chiese del settore (quella dedicato a don Bosco). Ho partecipato ad una delle tradizioni locali che è quello della “Posada”. È una specie di novena in preparazione al Natale. Si vestono due bambini da Maria e Giuseppe e si va in giro in processione per la strada cantando canti natalizi. È ripercorrere l’esperienza di Maria e Giuseppe per le vie di Nazareth e del rifiuto da parte delle varie locande (in spagnolo posada significa locanda) di accoglierli. Si conclude in una casa (scelta) dove si fa un canto nel quale Maria e Giuseppe chiedono ospitalità e le persone che stanno dentro gli dicono di no… Il canto è molto interessante… Si presentano Maria e Giuseppe gli raccontano la loro storia… ma il contro canto della gente all’interno della casa sempre risponde che è tardi sono stanchi che non hanno posto…. tutte scuse ogni volta una diversa…alla fine li fanno entrare quando Maria dice che ha in grembo il figlio di Dio e la gente di dentro li fa entrare…Una volta entrati nella casa si procede ad un momento di catechesi tenuto dal coordinatore locale del settore a tutti quelli che hanno partecipato alla processione.

Camminare in processione per le vie di questa città (anche se è uno dei quartieri della capitale è molto povero) con davanti una ragazzina di 15 anni che interpreta la madre del Signore è davvero suggestivo… ti aiuta ad immaginare sul serio quello che era Betlemme al tempo di Gesù… Camminare per queste strade sterrate, con saliscendi impervi ti aiuta ad immaginare quello che ha passato la povera Maria, con il pancione gravido…Mi ha colpito molto il canto…la non accoglienza di Maria e Giuseppe è il controaltare della festa di Natale che celebriamo… alla gioia e all’atmosfera da sogno del Natale e della venuta del redentore si contrappone l’esperienza più tremenda della vita, quella di non essere accolto. È quello che questa festa ci sbatte difronte con la sua tremenda ed estrema crudeltà… è molto più facile non accogliere … è molto semplice non accogliere persino il Figlio di Dio, la Parola di Dio e il fratello o lo straniero mendicante di aiuto… Alla speranza e alla gioia…il Natale mescola il ricordo di un fatto accaduto duemila anni fa ma che purtroppo si può ripetere (e capita) nella nostra vita di ogni giorno.

Altra esperienza molto bella che ho fatto è stata la festa di Natale per gli anziani. Sono stati invitati gli anziani seguiti nei vari settori per un pranzo con loro preparato dalla Parrocchia. Prima di mangiare il tirocinante ha fatto con loro un po’ di giochi a premi, li ha fatti cantare li ha fatti ballare, gli ha fatto fare perfino un Bans…spettacolare. Mi ha colpito la dimensione di gioco e di convivialità…è bello che in Parrocchia si abbia un gruppo che si occupi di rallegrare gli anziani…

Ieri poi abbiamo celebrato la festa del Natale della Parrocchia… Messa, balli locali, animazione e torneo di calcetto… Il tempio è in costruzione per cui si usa il secondo piano per tutto: dalla messa alla partita di pallone…non avevo mai giocato nel transetto laterale della Chiesa… e come porte abbiamo usato i banchi della Chiesa…beh qui ci si aggiusta come si può…ma ci si diverte lo stesso!!!

Mi devo ancora abituare a vedere camminare i bambini sui cornicioni della Chiesa, che non hanno alcuna protezione, con lo strapiombo a pochi millimetri…probabilmente sono troppo apprensivo…