Mission impossible…


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È iniziato il mese missionario e come parrocchia missionari abbiamo deciso di non rimanere con le mani in mano. Che abbiamo fatto o meglio che stiamo facendo? Semplicemente abbiamo deciso di andare evangelizzando per le strade del quartiere. Il sabato facciamo una mega festa, con canti, balli e preghiere. Viene invitato un predicatore per commentare la Parola di Dio, mentre la Domenica, visitiamo le case della gente, preghiamo con loro, le invitiamo alle varie attività che organizza la parrocchia ed infine gli diamo un foglietto dove spieghiamo tutte le attività sociali che portiamo avanti e l’invitiamo ad approfittarne. È un modo per uscire dalle nostre mura ed essere ancora più presenti tra la gente, del resto il Signore andava per le strade, e lì predicava, lì guariva la gente e lì incontrava i poveri e gli ultimi della società ed infine si è fatto lui stesso strada, affinché potesse rimanere sempre con noi.

Il primo week-end è passato e vi racconto quello che ci è successo. Il sabato è stato molto bello, ci siamo riuniti in una degli incroci della zona. È venuta moltissima gente più di settecento persone erano presenti. Ci sono stati canti e balli, ed un po’ di animazione, dopo è intervenuto il predicatore, che era carismatico, facendo la sua predicazione e terminando con un orazione di sanazione, e abbiamo concluso con il rosario.

225033_4558700531528_1167926794_nIl giorno dopo, alle due del pomeriggio abbiamo iniziato la visita alle famiglie della zona. Ognuna con la propria maglietta che sponsorizza l’attività. Io ho accompagnato il centro “Sagrado Corazon” (che è uno dei centri che seguo spiritualmente). Siamo andati nella zona più pericolosa della parrocchia: la zona del cimitero. È una zona in cui neanche io ero mai andato prima, perché mi era stato caldamente consigliato di non girare per quelle parti. Così abbiamo iniziato la visita di casa in casa, la maggior parte ci ha aperto la porta e ci ha accolto, anche gli evangelici. Io ho confessato quasi tutto il tempo, mi chiamavano qui e là per confessare, o per dare una benedizione o per portare una parola di conforto a qualche moribondo. È stata un’esperienza toccante, c’è tanta gente molto buona ostaggio di pochi malviventi, ma noi siamo lì proprio per loro per continuare a dargli forza e fargli sentire che il Signore è colui che ha l’ultima parola. Vedere quanto la gente ti cerchi e quanto abbia bisogno della tua presenza, ti tocca. La gente del posto non mi accompagna lì per evitare di mettermi in pericolo e quando hai un malato, neanche me lo dicono, per paura che io vada a trovarli. Da un lato è bello che si preoccupino per te, ma dall’altro sento il cuore in pena per tutte queste persone che hanno bisogno di un prete. Come Chiesa davvero dobbiamo apprendere ad uscire dalle nostre quattro mura, sicure per incontrare sempre di più la gente dove più ne ha bisogno. Questo è l’insegnamento più forte che mi ha dato questa esperienza.

Mentre noi andavamo di casa in casa, un gruppo di persone anziane è stata in adorazione, affinché la nostra azione potesse portare frutto e devo dire che ha dato davvero un frutto abbondante.

253159_4648996908881_409422878_nÈ capitata anche qualche piccola disavventura. Per esempio una delle responsabili, è stata quasi assaltata da un gruppo di “mareros” (nome dei mafiosi locali) e lei per ingraziarseli gli ha regalato un rosario ad ognuno e loro se ne sono andati senza farle del male (una delle bande di mareros di qui, porta come simbolo distintivo proprio il rosario e lo portano al collo, come segno di appartenenza alla banda, grazie a Dio abbiamo incontrato questo gruppo, se era la concorrenza eravamo nei casini). Altro episodio pericoloso lo hanno vissuto un gruppo di ragazze che andavano missionando di casa in casa ed è stato chiuso a chiave in una casa e sequestrato, per qualche minuto da un drogato della zona, per fortuna non gli è successo niente e siamo intervenuti facendole uscire senza problemi