orgoglioso della scelta che ho fatto

Ci sono momenti che il Signore tocca il tuo cuore e ti fa ringraziare per la vocazione che ti ha dato.

Come sapete da una mia mail precedente, la nostra parrocchia ha accolto 12 famiglie di contadini sfrattati dal villaggio di “Pollo Solo”. Un villaggio che si trova in un’area protetta: La riserva della biosfera Maya.

In questa riserva naturale ci sono zone dove chi ha costruito prima di un certo anno puó continuare a vivere, mentre ci sono zone dove non si può e chi aveva costruito la casa deve essere liberare il terreno. Il problema sta che mentre il governo trova un posto dove mettere queste famiglie passano anni e questi persone devono vivere in situazione di indigenza, scordati da tutto e da tutti.

Per fortuna che la Chiesa cattolica si mette a servizio di queste persone. Il vescovo ha interceduto con le autorità perchè lo sfratto non fosse violento. Si perchè in questi casi, quello che fa il governo è arrivare con l’esercito in assetto da guerra e obbligare a tutti ad andarsene immediatamente. Questa gente ha perfino lasciato i campi coltivati ed il raccolto che son fosse stato ancora per il vescovo sarebbero andati perduti che ha fatto in modo che potessero raccogliere quello che avevano seminato.

Da Natale sono ospiti in un terreno della parrocchia, dove dovremmo costruire una chiesa. Credo che non ci sia luogo più sacro dove costruire una chiesa dopo che abbiamo accolto in esso queste persone.

Oggi sono andato a visitarli ed è stato davvero un momento molto forte per me. Quando sono arrivato li stava intervistando il giornale nazionale e loro stavano parlando del nostro lavoro e di quello che stavamo facendo per loro, ma la cosa più bella è stata dopo quando ci siamo fermati a chiacchierare un po’. Ero andato lì per vedere di cosa avessero bisogno.

Tra le tante cose di cui abbiamo parlato ad un certo punto mi hanno chiesto se mi ricordavo che gli avevo regalato dei semi di fiori. Erano arrivati insieme ad altre cose con un container di aiuti umanitari di Canadian Food For Children. Io ho pensato di destinare la maggior parte di quello che era arrivato a loro vista la necessità. Non mi ricordavo dei semi dei fiori, tra le cose che avevo portato era quello a cui meno avevo dato peso. La responsabile della comunità ha detto in quetchi(la lingua che parlano essendo indigeni) allora i bambini che stavano attorno a mee che sono la bellezza di 32 con 4 nuovi in arrivo, mi hanno preso per mano e mi hanno portato in giro per le baracche che abbiamo allestito per farli vivere temporaneamente.

La sorpresa mia è stata che già erano nate le prime piantine e loro erano orgogliosi di farmi vedere come stavano facendo crescere le loro belle piantine. Ognuno faceva a gara a mostrarmi le loro pianticelle. Io ho fatto fatica a trattenere le lacrime. Pensavo tra me, guarda un piccolo regalo che per loro è qualcosa di meraviglioso. Un piccolo regalo che per loro è un segno di dignità. Hanno voluto abbellire la loro case con i fiori, deve essere stato per loro un segno di attenzione non indifferente. Io mi sono preoccupato del cibo, dei vestiti dei medicinali, ma mi stavo dimenticando che sono persone con un cuore, con una dignità con un’anima.

Vederli tutti attorno a me, girando per le loro umili dimore, tutti felici di mostrarmi i loro risultati come esperti agricoltori, mi ha fatto sentire come abbracciato da loro… abbracciato da Dio. Ogni volta che cada da loro, mi metto a giocare con loro (da buon salesiano), gli piace tanto fare “vola vola vola”… e loro già quando vedono la macchina della parrocchia iniziano a gridare, “arriva il padre, arriva il padre”, ma questa volta mi sono sentito davvero felice. Felice di aver fatto qualcosa di buono della vita (anche se involontariamente). Mi ha fatto dire, si ho fatto bene a venire qui… sono orgoglioso della scelta cho ho fatto sette anni fa (il tempo passa). C’è bisogno di me qui, per questa gente… Dio mi ha voluto mandare qui, nonostante i miei limiti, i miei peccati quotidiani, il mio egoismo per questa gente.

La sorpresa non è stata l’unica, però, hanno voluto darmi un altro schiaffo morale. Con i fiori, e da mangiare gli avevo portato un po’ di vestiti perchè i bambini avevano tutti i vestiti rotti. Finito il giro mi hanno dato indietro una parte dei vestiti dicendomi. Padre noi abbiamo già preso la nostra parte, questi altri li puoi donare ad altre famiglie che hanno bisogno, perchè non solo noi abbiamo bisogno. Qui c’è un espressione che dice “tragame tierra”, che tradotto vuol dire “ingoiami terra”. Volevo sotterrarmi pensando a quante volte uno accumula cose che poi non gli servono e ha la paura di rimanere senza e questa gente che non ha nulla però si preoccupa di chi come loro ha bisogno.

Un abbraccio di cuore

Don Giampy