Pasqua 2020: La pasqua che ci ricorderemo per sempre tutti

Una Pasqua segnata dal silenzio, dalla paura, dall’isolamento.

IL Covid19 è arrivato già in Guatemala ed ora aspettiamo di vedere che danni potrà fare in un paese in cui il distanziamento sociale è una pura utopia, in cui la sanità è completamento inesistente e le condizioni di vita della maggior parte della gente sono inumane. Dove però la fede è forte. Le nostre attività sono relegate alle dirette di FB… in una di queste alla domanda innocente di Don Luis, come si sentisse in questi giorni senza la possibilità di andare in Chiesa. Una ragazza si è messa a piangere… dicendo singhiozzando: “Mi manca la messa, mi mancano le riunioni, mi manca la formazione… mi mancano tutte queste cose che sono parte essenziale della mia vita”.

Una Pasqua in cui si mette in evidenzia la croce del Signore. Per il messaggio di questa Pasqua prendo spunto da una omelia di un frate domenicano, che parlava della Croce.

La Croce che occupa il centro della scena in questi giorni così duri per il mondo. La Croce ha la virtù di sintetizzare la intera vita di Gesù e di aprirci al mistero della fede.

La Croce può essere vista da diverse ottiche, ve ne propongo due: dalla prospettiva del progetto di Dio che Gesù incarna o dalla prospettiva di coloro che lo crocifiggono.

Per i grandi di questo mondo (coloro che lo crocifiggono) la Croce è l’affermazione autoritaria del potere, l’annientamento della differenza, il trionfo dello scarto, la vittoria dell’ingiustizia e della manipolazione, il endiosamento dell’essere umano …. Coloro che inchiodano sulla Croce Gesù sono convinti che Gesù deve essere distrutto affinché essi possano vivere meglio. Insomma, la croce è la morte, l’insensatezza, l’assurdità, la negazione di Dio e dell’essere umano, la fine della speranza e la consacrazione della legge del più forte. ¡Che morbosa attualità ha questa prospettiva! Vero? Quante croci si continuano ora a distribuire in tanti angoli del pianeta che, come nel caso di Gesù, continuano a sfigurare l’aspetto umano della gente.

Invece, nel progetto di Dio, per Gesù, la Croce è una Buona notizia. Attenzione qui. Capiamo bene. Non andiamo a scivolare verso un dolore o masochismo vuoto. Ho detto che la Croce è una Buona Notizia. Perché? Perché Gesù predica e propone la croce ai suoi come via che conduce alla salvezza (chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me; chi vuole salvare la sua vita la perderà; chi la perde per causa mia la troverà).

Portare la Croce, quindi, è un requisito discepolare per avanzare sulla via di Cristo verso la vita. Suona paradossale. È il mondo al contrario. Ma è quello che c’è nel Vangelo. Siamo di fronte ad una logica diversa: quella del Regno. Cerchiamo di comprenderla.

Gesù fa un annuncio gioioso della forza vivificante di Dio che si sta facendo presente nel mondo. Per intravedere questa azione salvifica, dice, occorre convertirsi e connettersi con la logica di Dio, manifestata nella sua persona e nel suo cammino. Si tratta della logica dell’amore. Ma non di un amore romantico, edulcorato o di film domenicale di TV da tavolo, ma dell’amore di donazione, di servizio e di umiltà che comporta un disprezzo del proprio, una dimenticanza di se stessi, un parcheggiare l’egoismo e cercare il bene e il diritto dell’altro; soprattutto il bene e il diritto dell’ultimo, del dimenticato, dell’impoverito, dello scartato.

Pertanto, la Croce che propone Gesù non è quella di “come voglio vivere uccido chi me lo impedisce”; ma, al contrario, è quella che afferma “io mi arrendo per amore affinché gli altri abbiano una vita migliore, una vita più umana“.

Di conseguenza, la Croce, che è distintivo del cristiano, non è quella del dolore per il dolore o la sofferenza per la sofferenza, il che non vuol dire che non ci sia dolore nella vita cristiana. La Croce di Cristo è quella dell’amore più forte della morte perché, alla fine, il più forte non è colui che uccide o può uccidere di più, ma colui che ama e può dare più vita. E questo è il Dio rivelato in Gesù.

Gesù accoglie, legge e vive la Croce del Calvario come la massima espressione dell’eccesso di amore di Dio; un amore capace di cambiare la morte in vita; il peccato in salvezza; la notte in giorno. Gesù, quindi, assume con tutte le sue conseguenze la forza salvifica dell’amore che si dà, che si dona, che serve, che si spoglia perché gli altri abbiano un’esistenza migliore. Per questo la Croce, alla fine, diventa una Buona Notizia e può essere interpretata come volontà di Dio. Questa volontà non è quella di schiacciare con la sofferenza il Figlio, ma quella che il Figlio sia coerente fino alla fine nel servizio ad un progetto di vita che mostri la vera statura dell’umano. Una volontà, non bisogna dimenticarlo, che, simultaneamente critica e svuota di senso ogni croce compresa come potere del forte sul debole e come distruzione dell’essere umano. Ma Quanto è importante la coerenza nella vita! La Croce di Gesù lo ricorda anche a noi.

La croce, Buona Novella salvatrice e identità del cristiano, è lo stile di vita che ha guidato Gesù; in altre parole, la Croce che ci salva non è il legno, ma l’umanità di Gesù in cui Dio si è incarnato e vi è stato inchiodato.

E io sono in grado di dire il mio sì al progetto di Dio manifestato in Gesù?

Riconosco che la via della salvezza dell’umano è il servizio e l’amore donato, perchè salva l’amore, non il dolore. Ma questo non vuol dire che l’amore non soffra o non si faccia carico della sofferenza. Non è il dolore che redime o libera. L’amore cerca sempre la vita e la vita degli altri. In questo percorso, senza dubbio, deve affrontare il dolore.

BUONA PASQUA DI RESURREZIONE A TUTTI!!!