Ritorno a peten

presepe-storia1Carissimi amici,

mi ero ripromesso di scrivere, prima di partire, due righe per ringraziare tutti, ma non ci sono riuscito. Ci ho riprovato quando sono arrivato in Guatemala, ma non ci sono riuscito ugualmente… così vi scrivo nella prima Domenica di Avvento, occasione per condividere le tante emozioni che mi porto nel cuore dopo il ritorno in Italia. Vi scrivo con il cuore in gola, per  le giornate passate insieme, anche se molto di corsa… Vi ringrazio, per l’affetto che mi avete dimostrato e mi scuso con tutti quelli a cui non ho potuto (per ragioni del poco tempo di cui disponevo) dare il tempo necessario. I giorni sono davvero volati.

Vi faccio una confidenza: devo ammettere che questa volta la partenza è stata un po’ più dura. La prima volta che sono partito, chiaramente c’era l’entusiasmo del nuovo, che attutiva la sofferenza per il distacco, con tutte le persone con cui sono cresciuto. La prima volta che partii, mi dicevo dentro di me. Signore, stavolta ho davvero lasciato tutto per te. Cambio nazione, continente, vado in un paese che non conosco per niente, né nella lingua e né nei costumi, lascio i miei parenti e i miei amici, ma mi voglio fidare come sempre di te. Questa volta parto sapendo quello a cui vado incontro. Due anni fa, c’era un po’ di incoscienza… Ma come ben sapete i due anni che ho vissuto in centro America, sono stati bellissimi. Del resto Dio non delude mai e sono convinti che anche i prossimi due saranno fantastici. Mentre stavo sull’aereo ho ripensato ad una canzone un po’ vecchia: “Esci dalla tua terra”. La strofa fa: Abramo non andare, non partire, non lasciare la tua casa, cosa speri di trovar? La strada è sempre quella, ma la gente è differente, ti è nemica, dove speri di arrivar? Quello che lasci tu lo conosci, il tuo Signore cosa ti dà? Un popolo, la terra, la promessa. Parola di Jahvè” Cioè tutto quello che ti serve…e la felicità.

Ringrazio tutte quelle persone, che mi hanno affidato dei soldi per la missione. Dico affidato, perché mi piace pensare che è più un prestito che fate alla gente del Petén. La generosità e la solidarietà sono valori ancora molto forti nella nostra bella Italia, che aldilà delle tante difficoltà resta davvero un paese bellissimo, con gente splendida. Lo sapete che nelle varie chiacchierate che mi sono fatto sugli autobus viaggiando per il centro America con la gente, quando dico che sono italiano gli si illuminano gli occhi. Una volta un signore che si occupava di una ONG, mi disse,  voi italiani siete proprio diversi da tutti gli altri. I vostri militari, sono gli unici che si preoccupano della gente, che stanno con loro, che cercano davvero di fare qualcosa per la gente del posto. Mi fece sentire orgoglioso di essere italiano, ed è vero, siamo gente di cuore, che sa condividere, anche il poco che ha. In questo periodo di crisi, vedere la vostra generosità, mi ha lasciato senza parole.

Vi lascio con un pensiero personale per vivere questo periodo in attesa di Gesù. In questi giorni in Italia ho assistito alla testimonianza di un signore e della sua personale esperienza di Dio. La moglie incinta (quindi anche lui in grande attesa), ma trovano che il figlio ha una grande disfunzione per cui non avrebbe sopravvissuto al parto. I medici gli consigliarono di abortire, e a detta di lui, lo hanno trattato davvero male. Le sue speranze e le sue attese frustrate… una situazione drammatica e di profonda crisi. Poi ha raccontato di come andando da un altro medico, questi lo abbia accolto con molto amore, abbia chiesto alla moglie come si sentisse (cioè l’ha trattata con umanità). La diagnosi fu la stessa (il bambino sarebbe morto), ma quello che lo colpì fu, che questo dottore nonostante tutto gli domandò come avessero deciso di chiamare loro figlio. In quel momento, per la prima volta, ha sentito che suo figlio fosse trattato davvero una persona, che quel medico lo stesse trattando come un essere umano e non solo come qualcosa, ma come qualcuno.

Gesù che nasce nei nostri cuori dovrebbe portarci a trattare tutti gli esseri umani (soprattutto in quelli in cui il volto di Cristo è più deturpato) come qualcuno e non come qualcosa. Felice Avvento del Signore!

Vi mando un abbraccione di cuore a tutti… vi porto nel cuore

Don Giampiero