Una festa di Natale con il “botto”

407628_2891983424642_913453657_nUna festa di Natale molto diversa quella che ho vissuto quest’anno. Una delle cose che mi ha sempre colpito ed emozionato della festa di Natale è quell’atmosfera di silenzio che regna sovrana per la città. La città di sera sembra quasi deserta, non vedi macchine girare per le strade, tutti nelle loro case per il cenone di Natale. Devo dire che questo clima di raccoglimento, mi ha sempre fatto piacere e mi faceva gustare il venire silenzioso e nascosto di Dio nella vita del mondo. Un Dio che sceglie una capanna per nascere, dalla coppia meno famosa del momento (o probabilmente famosa solo per la situazione di Maria, che per molti avrà fatto scandalo), nella città meno importante di Israele e nel paese meno importante e conosciuto dell’impero romano. Qui è molto diverso, il giorno di Natale, si celebra sparando botti. A mezzanotte tutta la città è invasa dai fuochi artificiali che vengono esplosi un po’ da ogni parte, come capita a noi nella notte di capodanno. Gli honduregni non hanno i soldi per mangiare ma per sparare i fuochi artificiali sì, uno spreco di soldi in una zona popolare come la nostra è incomprensibile, ma fa parte di quelle contraddizioni che sono l’anima di questa città.Di solito a Roma, si dice che una festa con il botto è una festa fantastica… beh qui l’anno presa molto alla lettera… il guaio è che come a capodanno da noi, qui ci sono feriti e morti per i botti che chiaramente non sono a norma di legge … per capodanno fanno anche peggio, oltre ai botti sparano con le armi da fuoco… qui il guardiano della casa mi ha chiesto se a capodanno volevo sparare con la sua pistola…ho gentilmente declinato l’invito, però la proposta mi ha fatto pensare… se l’ha fatta a me che son prete vuol dire che è molto comune tra la gente..sigh

Tra le tante contraddizioni la più emblematica è che il giorno di Natale non si può celebrare la messa  mezzanotte per la paura di non tornare a casa. Pensare che il giorno in cui nasce il principe della pace non si possa camminare tranquilli per le vie della propria città, mi fa rabbia. Così abbiamo celebrato la messa alle otto di sera, e due dei cinque centri di culto della Parrocchia non sono venuti perché troppo distanti e non se la sentivano di rischiare. Manco a farlo apposta i ministranti tornando a casa dalla messa di Natale sono stati derubati. Una cosa bella della celebrazione preparata dai catechisti, e che mi ha colpito molto, è stato il momento del Signore pietà dove hanno portato una alla volta le statuine del presepio in processione, chiedendo perdono per le mancanze di obbedienza alla tua volontà (Giuseppe), le mancanze di purezza (Maria), le mancanze di povertà (la culla) e poi all’inizio del gloria è stato portato il bambinello).Altra nota molto positiva, è che è venuto a celebrare la messa con noi il nunzio apostolico. Sono tre anni che è stato ordinato vescovo ed inviato qui in Honduras e tutti gli anni viene a celebrare la messa con i poveri del paese (cioè nella nostra parrocchia) la messa di Natale. Credo sia proprio un bell’esempio di essere a servizio. Finita la celebrazione siamo corsi a casa per la cena. Siamo andati a trovarlo due giorni dopo nel palazzo della nunziatura, ed abbiamo mangiato da lui (entrambe le volte abbiamo cucinato io e don Peppe…beh la cucina italiana non si batte…). Alla cena della nunziatura è venuto un altro padre missionario italiano (diocesano). Si chiama Ferdinando ed è napoletano. Una persona splendida, che si da da fare in maniera incredibile; ha costruito una fattoria e con i soldi che guadagna ha aperto una casa per sostenere ragazzi di strada, ai quali da da mangiare, dormire ed istruzione. È stato bello uno dei suoi commenti sulla situazione civile qui in Honduras: “ogni anno la capitale ha lo stesso bollettino di morti uccisi di Bagdad”. Ogni anno qui muoiono circa 6000 persone uccise, di cui la metà sono giovani. Il giorno di Natale sono morte 82 persone di cui una quarantina in incidenti stradali, un paio per i botti e i restanti  ammazzati in agguati.

406111_2891995104934_160466454_nIn Honduras dovete sapere che si può andare in due in moto, ma quello di dietro non può portare il casco…ora mi direte perché, giusto? Perché la maggior parte degli omicidi vengono fatti in moto, e quello che sta dietro di solito è quello che spara (qui non riescono a sparare e guidare la moto contemporaneamente come in tutti i filma americani che si rispettino…), per cui lo stato ha messo questa norma, che non sta né in cielo né in terra…Tra l’altro in queste feste ho avuto abbastanza da fare. Ho dato a mia prima unzione degli infermi, in questi giorni tra me e il padre Peppe ne abbiamo date abbastanza. Ho celebrato il mio primo funerale. Mi ha colpito la cassa del morto… fatta con quattro pezzi di legno, molto lontana dalle nostre preziose bare… Non è venuta la pompa funebre a portare la bara, ma l’hanno caricato su un pick up e l’hanno portato in chiesa così…Sono stato, poi, con l’equipe che si occupa delle questioni sociali in un’opera che fa più o meno quello che il Cottolengo faceva in Italia...raccoglie quelli che sono i “derelitti” della società…abbandonati da tutti persino dai familiari e gli da una casa ed un posto dove mangiare e vivere sereni. Gente con problemi di Handicap gravi, che per questo vengono dimenticati. È un signore di una sessantina di anni che con la sua famiglia si è dato a questa missione. Vive di elemosina, perché lo stato non da niente…ma come sempre la Provvidenza non gli fa mai mancare nulla…Abbiamo avuto la riunione con tutti i lavoratori della parrocchia. Una cosa mi ha colpito detta dal medico della clinica che noi gestiamo (è venuto il mese scorso perché quello che c’era prima  andato a fare un corso di specializzazione). Ad un certo punto ha detto: “sono molto contento di poter lavorare qui. Non sono di questa parrocchia, ma sono molto impressionato per tutto il lavoro sociale che qui portate avanti. Fin da piccolo sono cresciuto con la convinzione che non si può predicare il Vangelo senza servire i poveri, e qui si fa un lavoro straordinario. Lavorare nella clinica per me è stato bellissimo. Non voglio andare a lavorare in una clinica del governo… preferisco continuare a lavorare qui, perché è vero che lì guadagnerei di più, ma qui c’è un clima tutto diverso. Si accoglie il paziente lo si fa sentire a casa (e anche questo è parte del medicamento) e poi lo si ascolta. Qui posso ascoltare i pazienti per quindici venti minuti con calma… i medici del governo, già è molto se ti fanno entrare e poi ti danno giusto la ricetta e ti cacciano via. Qui al contrario con gli altri collaboratori, si cerca di accogliere i pazienti e di metterli al centro”.

400806_3130408385117_241210517_nAscoltandolo, mi veniva da piangere di gioia… beh il clima di famiglia che ci ha lasciato don Bosco come emblema, è forse la cosa più bella della nostra spiritualità ed anche la più contagiosa e subito fa capire agli altri che stanno in un posto totalmente diverso… beh tra le tante contraddizioni che ci sono in questa terra, ci sono anche tanti segnali positivi… di gente che un po’ alla volta costruisce il Regno di Dio, cioè quel mondo migliore al quale tutti aneliamo dove ognuno può raggiungere la propria felicità di Figlio di Dio. Io approfitto per invitare, chi vuole a dare una mano qui alla clinica, per un periodo… beh qui siete benvenuti!!! Basta farmi sapere per arrangiarci un po’ con i posti letto e per organizzare la masnada di bambini….L’anno scorso è venuta per una settimana una equipe di dentisti canadesi ed hanno curato un po’ alla buona circa 700 bambini (una visita di controllo e tolto qualche carie)… Dice Padre Peppe, che alla fine hanno detto di essere sbalorditi perché hanno curato le carie senza anestesia ed i bambini non hanno detto niente…se l’avessero fatto nel loro paese li avrebbero denunciati come minimo… Beh qui il livello di sopportazione del dolore è molto più alto. Il 31 Dicembre dopo la messa del “Te Deum” siamo andati a mangiare fuori con don Peppe, ossia siamo imboccati senza nessun preavviso nella casa di uno della parrocchia e ci siamo autoinvitati a cena… Devo dire che io un po’ di vergogna l’avevo, ma don Peppe mi ha rassicurato che qui non è un problema… Beh in Italia non so se avremmo potuto fare lo stesso…Per il resto qui la vita procede tranquilla, ancora devono arrivare gli altri confratelli e gli aspiranti. Diverso dall’Italia, è che qui la vita è molto più autogestita, (la sera hai molto tempo libero perchè nessuno esce di casa), qui la sera ci cuciniamo da soli non c’è la cuoca…si risparmia…e io mi sto dando anche alle sperimentazioni …

Felice anno nuovo a tutti!!!