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A un anno dal mandato, il ricordo di don de Nardi

150452_4070271081097_1281203335_nEsattamente un anno fa don Giampiero De Nardi partiva per la missione, dopo aver ricevuto il mandato dal Rettor Maggiore nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Oggi, dopo 12 mesi di lavoro in Honduras e Guatemala, con molte esperienze già alle spalle, ci racconta cosa gli resta del corso d’orientamento e della cerimonia dell’invio missionario.

“Io considero il corso dei missionari e la consegna del crocifisso uno spartiacque nella mia vita. – afferma don de Nardi in una nota inviata ad ANS – So che per molti probabilmente il momento della partenza è il giorno che considerano come spartiacque, ma io considero il giorno della consegna del crocefisso, e il corso una specie di introduzione a questo momento”.

A distanza di un anno il ricordo delle settimane trascorse nella formazione conserva intatta tutta la bellezza: “ho vissuto il corso per missionari come una sorta di luna di miele del mio sacerdozio e soprattutto della mia vocazione missionaria, come un’occasione per riflettere sui tanti doni con i quali il Signore aveva colmato la mia vita e sulla meravigliosa chiamata che mi aveva donato. Ho dei bei ricordi, a cominciare dal clima fraterno che si era instaurato, nonostante le difficoltà di comunicazione che si sono presentate, ma si percepiva quella voglia di donarsi al Signore in maniera totale e radicale”.

Anche dal punto di vista pratico il corso è stato molto utile: “Le tematiche sulla cultura, sicuramente mi hanno aiutato a calarmi in maniera intelligente nella realtà del Centro America, spingendomi a capire, prima che a giudicare. Uno dei propositi che mi ero preso al termine del corso era quello di arrivare e spalancare gli occhi su questo nuovo mondo al quale il Signore mi aveva destinato e questo mi ha aiutato tanto e mi sta aiutando tanto ancora, e forse alcune di queste tematiche andrebbero inserite nella formazione di tutti i salesiani”.

Emozionante, infine, la messa con il Rettor Maggiore. Racconta il missionario: “Devo dire che ero un po’ ‘perso’ nel senso buono del termine. Nel mio cuore si mescolavano i ricordi della mia vita. Non saprei dire sinceramente cosa più ricordo; anche se ho presente la messa come se l’avessi vissuta ieri. Tra le tante cose mi ricordo il gesto del Rettor Maggiore che aveva voluto esserci, pur fiaccato dalla stanchezza e dalle sofferenze che viveva in quei giorni. Un bel gesto di esempio per chi vuole dedicare la vita per annunciare al mondo il Vangelo, un gesto che racchiude in sé la disponibilità al sacrificio per questo annuncio”.