La mia visita in una missione (prima parte)

73261_1559253696871_3793034_nIn questi giorni siamo stati in visita alla missione di San Pedro Charcha, nella quale lavora Vittorio, un po’ per renderci conto di quello che viene fatto in una missione e un po’ per avere un primo contatto con i Keckhi.

Il primo giorno abbiamo visitato due villaggi Keckhi (loro le chiamano aldeas). Vi racconto come è andata di buon mattino siamo saliti su uno dei “pick up” della missione … ma come vi starete domandando??? un pick up non è un po’ troppo costoso per un missionario???troppo banale la risposta perchè qui costano molto poco…ed infatti non è così (intanto premetto che nel viaggio di andata dalla capitale a San Pedro ho visto solo Pick Up). Beh il concetto di strada in Guatemala è abbastanza lontano dal nostro. Nelle strade principali, quelle che collegano le città, cioè le nostre superstrade capita di avere frane… per cui non di rado ti trovi massi in mezzo alla strada o tratti in cui devi abbandonare la strada (perchè ceduta) tratti in cui devi invadere l’altra corsia perchè nella tua ci sono detriti, e passare in sentieri scavati dalla ruspa qualche istante prima… Io stesso ho assistito durante il viaggio in diversi punti all’operazione di pulizia della strada da parte degli scavatori per liberarla dalle roccie… ed in più punti ho visto gli operai iniziare a ricostruire la strada perchè al suo posto c’era un burrone… Ma queste sono le strade principali… il bello è quando si va nei villaggi, perchè la strada in certi tratti (quelli migliori) è uno sterrato con buche e fosse stile sentiero di montagna, mentre in altri punti(la maggior parte) è un sentiero percorribile quasi solo a piedi ed in certi punti non c’è proprio nulla… la cosa bella e che mi rassicurava è che non pioveva molto per cui non c’era il fango o dei fiumi da attraversare come al solito ( a detta del missionario) ed abbiamo dovuto guadare solo un paio di volte… a volte bisogna lasciare anche il pick up e continuare a piedi…68817_1559172494841_6914267_n

Arrivati nel villaggio che non è come io lo pensavo… le case sono molto distanti l’una dall’altra… abbiamo fatto colazione insieme alla gente con quello che ci hanno offerto (menù a base di cioccolata calda, fagioli, tortilla di mais e abbondante peperoncino… qualcosa di leggero per cominciare bene la giornata). Siamo saliti fino al punto in cu c’è la cappella attraversando un terreno fangoso. Siamo entrati nella chiesa che è una capanna di legno con tetto di lamiera (mantiene di più il calore e costa di meno di farla di paglia, così dicono…). La chiesa era addobbata a festa con festoni e palloncini perchè c’erano due battesimi, un po’ come noi abbelliamo le sale in cui festeggiamo i compleanni o le feste…beh da un senso di festa, al quale noi non siamo abituati. Immaginate una sala 4 per 12 metri con circa cento venti persone dentro…

Hanno montato un generatore di elettricità per poter alimentare una pianola ed una chitarra elettrica e l’amplificazione per il microfono del sacerdote… I keckhi hanno una naturale predisposizione per la musica suonano semplicemente ad orecchio…e suonano veramente bene…

Mi ha colpito della messa l’offertorio perchè è veramente un offertorio ossia la gente ti porta le uova o un sacco di mais, e anche denaro che raccolgono. È bello vedere questa processione offertoriale con la gente che ti consegna quello che hanno faticato e te lo danno perchè tu possa continuare nel tuo lavoro (e forse farebbe bene anche a noi preti invece di ricevere offerte solo in denaro, ricevere concretamente sostegno alimentare forse ci farebbe passare tante fisime…) ed il secondo momento è quello del lavabo… non potrò mai più farlo dopo averlo fatto in un aldeas… già perchè acquista tutto un altro significato (quello autentico ed originale)… quello di lavarsi le mani sporche per distribuire la comunione e ti fa ricordare che veramente hai le mani sporche di tutte le tue fragilità ed indegnità quando dai il corpo del Signore a chi ti sta davanti!!!

40152_1559174254885_2577975_nAbbiamo pranzato con la gente qui il menù sale di quantità: Brodo di carne con olio di palma (che è un tocca sana per gli stomachi più delicati!!!), pollo, tortilla, cioccolata calda e patate bollite. Loro mangiano solo brodo e pollo, riservano tutto il resto per il “padrecito” (come viene chiamato il sacerdote) che è venuto a trovarli.

Finito il pasto siamo ripartiti per la successiva aldea per celebrare nuovamente la messa. Questa era un po’ più grande aveva anche una piccola scuola ed un piccolo luogo adibito ad oratorio costruiti dal salesiano. Questi che abbiamo visitato erano i villaggi più lontani e più dentro nella foresta.

Dopo aver cenato (qui si mangia troppo), siamo ripartiti per la casa salesiana e mi sono spiegato perchè in guatemala ci sono un’infinità di negozi che vendono gomme per auto, già perchè abbiamo forato… capita visto le strade!!! Il brutto è cambiare una ruota sotto la pioggia battente. Siamo tornati con la nebbia fittissima che non permetteva di vedere ad un palmo dal naso con la paura di forare nuovamente o semplicemente di finire in un burrone… ma siamo arrivati sani e salvi.

Il giorno dopo, invece, abbiamo visto dei centri costruiti dai salesiani della missione. Il centro don Bosco che in tre opere accoglie più di 2300 ragazzi che vivono lì (dormono, studiano, mangiano giocano..etc.). Sono poveri per cui non pagano una retta se non un simbolico di 80 Euro l’anno… il resto li trova il salesiano attraverso beneficenza. Il secondo centro si chiama “Talita Kum” ed è qualcosa di meraviglioso. Questo salesiano ha messo su da zero un’associazione con 300 persone che lo aiutano (più una 50 di suore di un ordine che ha fondato lui, con gli indigeni) per la promozione dei villaggi keckhi. Un associazione che si occupa di promozione umana (istruzione, alimentazione, produzione agricola e generazione di lavoro). Inoltre ha un centro con 300 ragazze seguite dalle suore che vivono lì…Fanno scuola e preparano così i capi dei villaggi futuro facendo lentamente crescere l’intero villaggio attraverso gente locale. Questo centro sta veramente cambiando lentamente la situazione sociale dei villaggi migliorando le coltivazioni, migliorando l’alimentazione che è molto grassa e non conosce nulla oltre il pollo…

Questo salesiano (Padre Georghe), che è indiano, ed è della stessa città di Shiju è veramente un eroe, alla veneranda età di 71 anni ancora va a visitare i villaggi..

1488293_10203000952280362_5841483451778070377_nIl giorno successivo siamo stati nella parrocchia della missione dove un gruppo di suore (Divino Redentore, altra congregazione della famiglia salesiana). Il problema maggiore della popolazione è l’istruzione. I ragazzi stanno in mezzo alla strada perchè non hanno voglia di andare a scuola. Non c’è un motivo per andare a scuola, perchè dopo aver studiato comunque dovrò tornare dove ero prima, perchè non c’è futuro, non c’è un lavoro che posso andare a fare, allora tanto vale non andarci… Uno degli impegni qua sembra sia proprio quello di creare occupazione, beh del resto don Bosco lo ha fatto a Torino.

In questi giorni sto pensando al Vangelo: a Gesù che dice: “I poveri li avrete sempre con voi”(mt. 26,11). Qui si vede che la Chiesa è veramente impegnata (o come si dice in spagnolo compromisa…che suona come compromessa perchè non accetta quello che a loro capita fin anche ad eccessi come propri qui in Guatemala dove ha capeggiato la rivolta dei poveri dando vita alla gueriglia) per i poveri; ed al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù predica il Vangelo e si preoccupa contemporaneamente dei bisogni della gente… è lo stesso Gesù che non disunisce le due cose. Non si può distinguere l’impegno per la promozione umana dall’annuncio della buona novella, perchè difronte c’è lo stesso uomo affamato ed assetato della Parola di Dio che solo può colmare i suoi affanni e contemporaneamente affamato ed assetato di cibo ed in quel volto ed in quella persona si riconosce lo stesso volto di Cristo che ti dice: “ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

È stata un’esperienza veramente importante mi ha aiutato a rendermi conto di quello che succede in una missione ed ad aprirmi gli occhi su quello che si può fare. In questo momento le emozioni sono tante… Spero di poterle raccogliere e con calma metabolizzare…

un abbraccione a tutti