Piccole lezioni di calcio

Forse non sará una di quelle foto che passará alla storia, o che i quotidiani sportivi pubblicizzeranno, ma per me vale tantissimo. Terminata la finale della Bchampion, il campionato degli oratori in onore al bicentenario di Don Bosco. La squadra del Petén ha appena perso. Come tutte le partite, prima e dopo di giocare i giocatori si riuniscono in un cerchio e pregano un semplice Padre nostro accompagnato da alcune parole del capitano, non é la scaramanzia dei giocatori che si fanno la croce come un segno magico, per invocare fortuna, é la fede che si esprime nei gesti quotidiani. Ringraziare dopo aver perso, con gli occhi ancora pieni di lacrime, perché la sconfitta brucia ancora sulla pelle. Ringraziare per essere arrivati fin lí, per essere cresciuti insieme.

Chi ha fatto sport sa cosa vuol dire fare sacrifici, dare tutto per raggiungere la vittoria e fermarsi ad un passo da essa. Gli é costato sacrifici arrivare in finale. Hanno preparato pranzi e li hanno venduti tutte le settimane per poter pagarsi il viaggio (anche se poi alla fine la parrocchia metteva quello che mancava). 

Ci hanno messo il cuore, sul serio. All’inizio neanche io ci credevo piú di tanto, ma ho visto l’entusiasmo che avevano e mi sono poco a poco lasciato trascinare. Quando sono andati a giocare la prima partita, io non li ho potuti accompagnare. Hanno perso, ma io credevo che avrebbero perso molto di piú. Non erano una squadra non avevano mai giocato insieme, e giocare nella capitale con squadre preparate che partecipano a campionati strutturati, mi sono detto dentro di me, li massacrano ed inoltre come faranno a pagarsi il viaggio tutte le volte, la parrocchia non li puó aiutare piú di tanto.

Risultato, prima partita persa per uno a zero, ma l’entusiasmo non si spegne, andiamo nella capitale per giocare la seconda e la terza partita, due pareggi striminziti, peró la passione che ci mettono finisce per contaggiarmi (don Bosco diceva “amate quello che amano i giovani e i giovani ameranno quello che voi amate”). Decido di mettermi ad allenarli. Il primo problema, non ho un campo di calcio dove poterli allenare di sera, unico orario in cui possono loro. Bene ci alleniamo per strada, nella strada della parrocchia. Corsa, palleggi, fermandoci quando passano le macchine… neanche questo spegne il loro entusiasmo. Era davvero belle vederli in tuta allenarsi la sera.

Quarta partita, iniziano finalmente a giocare. Vittoria netta per quattro a zero che ci spalanca le semifinali. Giochiamo con una delle squadre con la quale abbiamo pareggiato, ma con molta fortuna. Finisce 1 a 1 e si va ai rigori. Vinciamo!!! chi lo avrebbe creduto. Una partita maschia, giocata da entrambe le squadre con rispetto dell’avversario. Finita la partita ci diamo appuntamento per la rivincita da noi. é nata un’amicizia vera tra noi e loro…Da notare, che normalmente la squadra nel secondo tempo cala fisicamente tantissimo, non siamo abituati a giocare a 1500 metri di altura ed il fisico ne risente.

Finale: contro la squadra piú forte, le ha vinte tutte a noi solo 1 a 0 ma potevano fare una goleada. Il primo tempo finisce uno a uno, partita equilibrata. Inizia il secondo tempo espulsano un giocatore agli avversari. Sembra fatta, ma il calcio sa essere duro a volte. Si infortuna il nostro attaccante, e sulla stessa azione prendiamo un gol alla “mai dire gol” con tanto di difensore che cade da solo.

Hanno lottato, sono stati vicini a conquistare il loro sogno, gli é mancato davvero poco, ma come gli ricorderá il nostro vescovo dopo la partita: Simon Bolivar il liberatore del sud america (quello al cui nome é dedicata la coppa libertadores, l’equivalente della champions per il sud america) é stato sconfitto ben 17 volto prima di realizzare il suo di sogno… ce ne mancano solo 16 quindi…). Mai darsi per vinti.

Sono orgoglioso di averli potutit accompagnare almeno per un pezzetto di strada. L’anno prossimo il nuovo sogno é iscriversi al campionato federale. Finalmente avremmo un campo nel centro giovanile in costruzione.

Quasi dimenticavo… Citavo la frase di don Bosco. Beh! anche in quello abbiamo avuto i nostri frutti. I ragazzi che hanno partecipato al campionato da gente che non frequentavano la Chiesa, ora chi sta nel gruppo di cresima, che nel gruppo giovanile della parrocchia. Lo sport puó essere un valido strumento educativo, a patto che si abbia un educatore che li accompagni. Il calcio puó essere un grande strumento educativo, che ti insegna i valori della solidarietá, del sacrificio, del non arrendersi alle difficoltá, della lealtá e della vera amicizia al di lá delle barriere


2 thoughts on “Piccole lezioni di calcio

  1. Ben scritto. Lo sport è una eccellente base educativa. Purtroppo ci sono pochi “buoni educatori”. Coraggio ragazzi, siamo con voi.

  2. 1. GRAZIE della Testimonianza
    2. CON QUESTE IDEE, sicuramente non passeranno altre 16 sconfitte
    3. ti consiglio la “famosa” lettera sullo sport di do JUAN VECCHI,
    se fai fatica a trovarlo, nel sito http://www.pgsabruzzo.com
    sul pulsante / Formazione & Documentazione / troverai la lettera citata (“Don Juan Vecchi”)
    e altri spunti
    4. Saluti dall’Oratorio di CASTEL GANDOLFO
    5. W LO SPORT animata da ALLEDUCATORI

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