se hai due rupie

In questi giorni abbiamo avuto l’incontro dei religiosi del vicariato. Così ho avuto un po’ di tempo per la riflessione personale. Il vescovo, Mons. Mario Fiandri ha celebrato la messa con noi. Nella sua omelia tra le tante cose che ha detta ha citato Madre Teresa che una volta disse: “se hai un povero che bussa alla tua porta e hai solo due rupie, con una compra cibo per poterlo sfamare e con l’altra compragli un mazzo di fiori per tirargli su il morale“.

Questa frase mi ha fatto parecchio riflettere. Non basta fare il bene ai poveri, ma farli sentire come principi. Per noi cristiani la carità va fatta con amore, deve creare una relazione vera con chi hai di fronte, altrimenti è serve solo a tacitare la coscienza e mi è venuto in mente il vangelo delle beatitudini. Ad un certo punto dice “Beati voi afflitti” e nell’altra versione di Luca “Beati voi che piangete”… piangere ed essere affliti fa a cazzotti con la promessa di felicità di Dio…a meno che non ci sia qualcosaltro dietro. Sono beati coloro che sanno commuoversi davanti alla sofferenza dei propri fratelli. Sono beati perchè nel loro cuore alberga l’amore di Dio. 

Tornando in parrochia mi aspettava l’oratorio estivo.Resto davvero meravigliato dal fatto che ragazzini e bimbi dai 7 ai 14 anni si riuniscano tutti i giorni per un mese intero per studiare. In Italia le attività estive sono soprattutto ludiche. Chi ti verrebbe a studiare durante le vacanze. Qui, invece, hai un sacco di bambini che vengono per poter studiare e molti non vengono per le distanze (provvederò con il pickup…mi sto organizzando). Così, io mi rianimo e trovo le forze, che forze a volte scemano per quello che vedi intorno (in fondo quello che racconto nelle mail è solo una parte) e mi ricordo del perchè sono qui. Per loro, che hanno voglia di cambiare, che hanno voglia di avere una possibilità di vita.

Mi rimetto a sorridere con speranza perchè il mio è un Dio che sorride sempre… 

Il mio Dio sorride e non si stanca mai di farlo. 

Il mio Dio sorride divertito nel volto entusiasta dei tanti bambini

che giocano spensierati a piedi nudi incuranti di tutto quello che gli capita accanto

Il mio Dio sorride per danni la forza di fare lo stesso

anche quando non mi va anche quando tutto sembra andare storto

Mi sorride come farebbero mio padre

per darmi nuovamente coraggio dopo un’ennesima caduta .

Il mio Dio sorride anche se a volte ha il volto rigato di lacrime

per le tante ferite del mio popolo

per il dolore che soffrono tanti poveri

per chi viene ammazzato, per chi è senza cibo e per chi è violato nei suoi diritti

ma anche se piange con chi soffie, per le mille croci di chi si affida e confida a Lui… Sorride

Sorride con il sorriso di chi dona affetto e speranza

Sorride perchè se lui smettesse di farlo, le cose sarebbero ancora più tristi

Sorride perchè sa che è Lui che lotta affianco dei deboli e per questo trionferanno

Il mio Dio sorride e non può smettere di farlo,

perchè sa che senza il suo sorriso affettuoso, troppi ci scoraggeremmo 

troppi si arrenderebbero senza nessuna speranza

Il mio Dio sorride affettuosamente nelle fatiche di tanta gente

che lotta per dare vita a chi non ne ha.

Il mio Dio sorride nel sorriso di coloro che portano il suo sorriso al mondo

sorride per chi lotta ogni giorno per un mondo migliore

per chi si batte per la giustizia e per la pace

per chi senza sosta e senza aspettarsi alcun ringraziamento porta la sua porola di conforto e di speranza

Il mio Dio sorride e a me piace sorridere con lui 


Il GIARDINO

C’era una volta un potente signore che possedeva un meraviglioso giardino con ogni tipo di fiori e alberi da frutto. Questo signore concedeva a tutti i bambini del paese di giocare nel suo bel giardino e anche di gustare tutti i deliziosi frutti che in questo crescevano. Esisteva però una regola ferrea: fin che si era nel giardino si poteva mangiare a volontà, ma a nessuno era consentito raccogliere frutti da portare via. Come si entrava a mani vuote, cosi si doveva uscire. Ci si poteva nutrire, ma non riempire le tasche. Molti dei bambini interpretarono la regola nel modo più immediato: mangia a crepapelle fin che puoi e non ti preoccupare di quello che accadrà quando sei fuori dal giardino. Un bambino scoprì che non si infrangeva la regola se, una volta raccolti i frutti, con un po’ di sforzo si riusciva a lanciarli al di là della siepe. Si trattava solo di metterci un po’ di buona volontà. Uscendo li raccoglieva e li portava all’amico del cuore, infermo, immobile sul lettuccio, in una povera casa alla periferia del paese.

La vita umana è un po’ come quel giardino: non è consentito uscirne con le tasche piene. Possiamo però lanciare qualcosa oltre l’orizzonte della vita terrena amando Dio con opere di bene.

Don Alfano Alfonzo

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Causale per Giampiero Peten

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