I nostri volontari spagnoli – TESTIMONIANZE

TESTIMONIANZA DI BELEN SANTIAGO

Quando una ragazza ha 12 anni e vede per la prima volta nella sua scuola salesiana ad un avventuriero missionario, che ti racconta molte storie si potrebbe pensare, come ho pensato io, che cosa bella! Anche io voglio essere cosí! .

Poi gli anni passano e continuavo a sognare di diventare un missionario, come un bambino sogna di essere il miglior giocatore del mondo, con sempre maggiore voglia, ma con il timore di non poterlo realizzare. Tuttavia, c’è un momento in cui se lo desideri, ottieni la possibilità di andare in un posto nuovo, un altro mondo, San Benito, Peten, in Guatemala.

Per quanto mi raccontavano le persone che erano già stati qui, non riuscivo a capire tutto quello che mi hanno detto, fino a quando sono arrivata qui. Fino a quando non mangi un Tamal, finché non si conosce questo popolo che ti apre la porta del suo cuore e della sua casa, che ti offre tutto quello che sono e che hanno, fino a quando non vedi un bambino con entusiasmo e la voglia per giocare e giocare e giocare, non puoi capire cosa sia Peten.

Puoi rimanere senza acqua per la doccia, senza luce per illuminare la notte e non avere più ruote da cambiare in mezzo alla strada e anche un uragano potrebbe venire. Ma tutte queste avversità, che in Spagna alcuni chiamano “calamità” in Peten sono parte della sua vita, ed è un altro momento in cui prendono in maniera positiva e allegra

I giorni passavano e passavano e conoscevamo sempre più persone, nuove storie, altre forme di vita, nuovi costumi, diversi significati delle parole usate di solito … Abbiamo avuto attività con i bambini in diversi villaggi, workshop con le donne, aiutando la clinica, gruppi giovanili, notti distribuendo Atol in ospedale, giorni di festa … e tutte le preghiere di ciascuna di queste attività, non ho mai stanco di ringraziare Dio per l’opportunità che mi ha dato; la possibilità di venire qui e di rubare un piccolo pezzo di cuore di ogni persona e di portarlo in Spagna, dal momento che gran parte della mia è stata lì.

Non ci sono abbastanza parole per ringraziare ognuno di loro, per questo mese. Grazie per averci accolto a braccia aperte, per averci fatto sentire parte di voi, e quindi estendere la vostra famiglia salesiana. Grazie per averci fatto vedere la parte più bella di Peten e per farvi amare. E grazie per averci salutato con un “arrivederci a presto, amici”.

Cuando una niña tiene 12 años, y ve por primera vez en su colegio salesiano a un misionero, aventurero, con muchas historias que contar, puede pensar, como pensé yo, ¡qué chulada!, ¡qué guay, yo también quiero ser así!.

Luego van pasando los años y sigues soñando con ser misionera, igual que un niño sueña con ser el mejor futbolista del mundo, teniendo cada vez más y más ilusión pero sin saber muy bien si lo vas a poder lograr. Sin embargo, llega un momento en el que lo buscas, y te dan la oportunidad de ir a un nuevo lugar, que es otro mundo, a San Benito, Petén, Guatemala.

Por más que me contaban mis compañeros que ya habían estado, hasta que no llegué allí, no pude comprender todo lo que me dijeron. Hasta que no te comes un tamal, hasta que no conoces a su gente y te abren la puerta de su corazón y de su casa, te ofrecen todo lo que son y lo que tienen, hasta que no ves a un niño con ilusión y ganas de jugar y jugar y jugar, no sabes cómo es Petén.

Nos pudimos quedar sin agua para ducharnos, sin luz para iluminarnos por las noches y sin más ruedas para poder cambiar en medio de la carretera e incluso, pudo venir un huracán. Pero todas esas adversidades, que en España algunos llamaríamos “calamidades”, en Petén, forman parte de su vida, y es otro momento más en el que sacar lo positivo y lo alegre.

Los días pasaban y pasaban y conocíamos a más personas, nuevas historias, otras formas de vida, nuevas costumbres, diferentes significados de las palabras que usas normalmente… Teníamos actividades con los niños en las distintas aldeas, talleres con mujeres, mañanas en la consulta de la clínica, grupos con los jóvenes, noches danto atol en el hospital, días de celebración… y en todas las oraciones de cada una de estas actividades, no me cansaba de agradecer a Dios por la gran oportunidad que me ha dado; la oportunidad de venir aquí y poder robar un cachito de corazón de cada persona y traérmelo a España, puesto que gran parte del mío se ha quedado allí.

No hay palabras suficientes para agradecerles a todos ellos, cada uno con nombres y apellidos, por este mes. Gracias por acogernos con los brazos abiertos, por hacernos sentir parte de vosotros, y extender así esta familia salesiana. Gracias por enseñarnos lo más bonito de Petén y por haceros querer. Y gracias por despedirnos con un “hasta pronto, amigos”.

 

De todo corazón,

Belén.

TESTIMONIANZA DI MARINA TORRES

 

Tanto per cominciare, io non sono una di quelle persone che da bambina vuole essere missionaria o sente questo desiderio. Sembra che dopo anni di volontariato, sembra che ad un certo punto ti tocchi, ma nel mio caso, il punto di svolta è stata la visita che ha fatto il padre Giampiero alla nostra scuola. Quando una persona ti dice in prima persona cosa sia essere lì, è come se davvero ti faccia toccare questa realtà, dopo il suo discorso mi è sembrato che il mio posto dovesse essere li e così dopo alcuni mesi, sono atterrata in Guatemala.

Personalmente, questa esperienza mi ha dato molto, il contatto con le persone del Guatemala dai neonati agli anziani, è stato molto arricchente, tutti hanno messo la loro parte perchè questa esperienza fosse così bella.

Mi hanno insegnato che quel poco che si ha è per condividerlo, mi è stato insegnato che cosa sia l’ospitalità, la vera ospitalità, non ciò che abbiamo in Europa, e mi hanno insegnato che nelle cose semplici si incontra la vera felicità, questo grazie a piccoli “patojos peteneros” (ragazzi di petèn), qui ci ossessioniamo con fare grandi attività e in peten basta cantare una canzone o giocare insieme per vedere il miglior sorriso che abbia mai visto in vita mia.

La parrocchia di San Benito, anche se è ancora in crescita, è molto simile all’oratorio di Don Bosco, la sua gente, il suo ambiente, fa sentire quel clima di famiglia che si viveva a Torino anni fa, grazie a questo e molto di più, mi ha fatto convinvicere ancora di più che solo dando il mio tempo agli altri e offrendo il mio aiuto che sono felice

Potrei dirvi che non ho conosciuto un posto così caldo, che ho dormito una notte in una macchina sotto la pioggia o sono sopravvissuta a un uragano, ma quando torni alla tua realtà si non fai altro che pensare che quando eri nei villaggi con i bambini, e ti dimenticavi il calore che mattina un signore della parrocchia ha ricevuto una chiamata in piena notte e non ha esitato a venire ad aiutarci, e al padre che senza pensare al numero di persone sfollate dall’uragano, si è prodigato per dargli la cena.

Nella formazione alla missione ti ripetevano fino alla nausea che riceve molto di più di quello che dai, è tutto vero, quello che non ti dicono è che, probabilmente, una parte di te rimane lì, e la realtà è che un pezzo del mio cuore appartiene a tutte quelle persone che hanno fatto parte del mio lavoro di volontariato.

Infine, volevo solo dire grazie per avermi dato una casa in un luogo così lontano da casa mia e che nel profondo dentro di me, so che don Bosco è molto felice di sapere che il suo sogno continua nella piccola parrocchia di San Benito.

Para empezar, no soy de esas personas que desde niña quiere ser misionera o siente esa inquietud años antes de hacer el voluntariado, lo mío llega más tarde, es cierto que cuando estás mucho tiempo siendo animadora, pues parece que en algún momento te tiene que tocar, pero en mi caso, el punto de inflexión fue la visita que nos hizo el padre Giampiero a nuestro colegio. Cuando una persona te cuenta de primera mano que es estar allí, es como si de verdad algo te acercase a su realidad, después de su charla yo sentí que que allí tendría que estar y unos meses más tarde me encontré aterrizando en Guatemala.

Personalmente, esta experiencia me ha aportado mucho, el contacto con personas guatemaltecas desde recién nacidos hasta personas ancianas, ha sido muy enriquecedor, todos han puesto su granito de arena a esta bonita experiencia.

Me han enseñado que lo poco que tengas es para compartirlo, me han enseñado que es la hospitalidad, la verdadera hospitalidad, no la que tenemos en Europa, y me han enseñado que en lo más simple está la verdadera felicidad, esto ha sido gracias a los pequeños patojos peteneros, por aquí estamos obsesionados con hacer grandes actividades y allí con cantar una canción y jugar al pilla pilla consigues la mejor sonrisa que yo haya visto en mi vida.

La parroquia de San Benito, aunque esté todavía creciendo, se parece mucho al oratorio de Don Bosco, su gente, su ambiente, te hace sentir ese clima de familia que se vivió en Turín años atrás, gracias a eso y a muchas cosas más, han hecho que me reafirme en que sólo dando mi tiempo a los demás y tendiendo la mano al otro es cuando soy feliz.

Os podría contar que no he pasado más calor en mi vida, que dormí una noche en un coche bajo la lluvia o que he sobrevivido a un huracán, pero cuando vuelves a tu realidad sólo eres capaz de pensar en que cuando estabas en las aldeas con los niños, se te olvidaba el calor, que de madrugada un padre de la parroquia recibió una llamada y no dudo en venir a ayudarnos, o pensar en la cantidad de personas que nos juntamos para dar de cenar a las familias desalojadas por el huracán.

En la formación te repetirán hasta la saciedad que recibirás mucho más de lo que has dado, esto es totalmente cierto, lo que no te dicen es que probablemente una parte de ti se quede allí, y la realidad es que un trocito de mi corazón pertenece a todas esas personas que han formado parte de mi voluntariado.

Para terminar, sólo quería volver a decir Gracias por darme un hogar en un sitio tan lejos de mi casa y que muy dentro de mi, sé que Don Bosco está muy feliz de saber que su sueño continúa en la pequeña parroquia de San Benito.

Marina Torres Vega.

come sempre un abbraccio a tutti e la mia benedizione

Don Giampiero